TURCHIA. Economia verso la stagflazione

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La Turchia sembra avviarsi verso la stagflazione, alta inflazione abbinata ad un’economia in contrazione. L’inflazione del paese, misurata dall’indice dei prezzi al consumo, Ipc, è salita di 2,05 punti in agosto a quasi il 18%, il livello più alto dal 2003, secondo i dati della banca centrale pubblicati il 3 settembre. Il deprezzamento della lira turca è alla base della tendenza all’aumento dell’inflazione.

L’economia turca è fortemente dipendente dalle merci importate e persino dai prodotti agricoli importati, il che si riflette nelle fluttuazioni dei prodotti alimentari, riporta Asia Times.

Dal gennaio 2018, la lira ha perso il 76% del suo valore nei confronti del dollaro, spingendo verso l’alto il costo di una grande varietà di beni. Dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione, la banca centrale turca ha segnalato che potrebbe adottare «azioni necessarie contro i rischi significativi per la stabilità dei prezzi». La breve dichiarazione della banca centrale prosegue: «La posizione monetaria sarà adeguata in occasione della riunione di settembre del Comitato di politica monetaria alla luce degli ultimi sviluppi. La Banca centrale continuerà a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per perseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi».

Gli osservatori e i mercati ritengono che questa dichiarazione significhi che la banca centrale aumenterà il tasso di interesse alla prossima riunione del 13 settembre. La vera preoccupazione deriva dalla differenza tra l’indice dei prezzi alla produzione (Ipp) e l’indice dei prezzi al consumo. A causa della debole domanda interna, i produttori non sono in grado di trasferire integralmente i costi crescenti ai loro consumatori.

Di conseguenza, mentre in agosto l’Ipp ha raggiunto il 32,3%, il divario tra Ipp e Ipc è pari a 14 punti percentuali per cui l’inflazione potrebbe raggiungere il 20% a settembre. Inoltre, il governo turco ha infine aumentato i prezzi del gas naturale e dell’elettricità rispettivamente del 14% e del 9%. Il governo dell’Akp ha preferito non trasferire il costo del deprezzamento della lira agli elettori fino a dopo le elezioni di giugno.

La banca centrale ha lasciato i tassi in sospeso nella sua ultima riunione di luglio, il che ha ulteriormente indebolito la lira. L’ultima volta la banca ha alzato i tassi a giugno e aumentato il suo tasso PcT a una settimana di 1,25 punti percentuali, al 17,75%.

L’ultima misura implicita della banca a sostegno della lira turca è stata la riduzione dell’aliquota fiscale sui depositi in lire dal 15% al 5% e l’aumento dell’aliquota fiscale sui depositi in valuta estera dal 18% al 20%, in vigore da tre mesi. Questa misura aumenterà il deficit di bilancio e peggiorerà le disuguaglianze di reddito. Con un’inflazione al 17,9% e la fascia più alta del tasso di riferimento della banca al 19,75%, la banca dovrebbe aumentare il tasso di interesse di almeno 2 punti percentuali per sostenere la lira e mantenere la promessa di stabilità dei prezzi.

Graziella Giangiulio