TURCHIA. Dopo gli S400 arrivano i jet Sukhoi?

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Il secondo esercito più grande della Nato aveva una forza aerea deterrente sia durante che dopo la guerra fredda. Nel 2020, la Turkish Air Force, TuAF, era la 21a potenza aerea più grande del mondo. Il momento più drammatico nella storia della forza aerea turca è stato il fallito golpe del 15 luglio 2016.

Il tentativo di colpo di stato ha portato a decine di migliaia di epurazioni dagli uffici governativi, tra cui migliaia di militari. Il numero di generali nella TuAF è sceso da 72 a 44. La forza ha rapidamente perso metà della sua riserva di piloti, da 1.350 a 680. Le dimissioni e le richieste di pensionamento dei piloti della TuAF seguirono l’epurazione, portando il numero di piloti a meno di 400 e indebolendo ulteriormente il comando e le capacità operative della forza. La TuAF ha dovuto reclutare piloti pakistani per pilotare gli F-16. Due anni dopo il tentativo di colpo di stato, la situazione era migliore, e la forza aerea intendeva ripristinare la sua capacità con la prevista acquisizione dell’F-35 Lightning II.

La Turchia era ancora un membro del consorzio multinazionale Joint Strike Fighter guidato dagli Stati Uniti, che sta costruendo l’F-35. Ankara ha così ottenuto un accesso alle tecnologie aerospaziali, e poiché il programma F-35 richiedeva la fornitura di quasi mille parti, l’industria aerospaziale locale della Turchia stava fiorendo. Ankara si era impegnata a comprare almeno 100 F-35 a un costo stimato di 16 miliardi di dollari, riporta Middle East Forum.

Erdoğan, flirtando con Putin, ha esposto la Turchia a una serie di rischi collegati all’acquisizione del sistema di difesa aerea e antimissile a lungo raggio russo S-400.

La successiva sospensione del paese, nel 2019, dal programma Jsf costerà ai produttori aerospaziali turchi quasi 10 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Oltre cha a scoprire completamente le linee.

La TuAF opera squadroni di F-16 Fighting Falcons di quarta generazione costruiti negli Stati Uniti e vecchi F-4 Phantom II nelle sue operazioni contro i curdi separatisti nel sud-est della Turchia, nel nord dell’Iraq e della Siria. Ankara ha iniziato ad acquisire gli F-16 dagli Stati Uniti alla fine degli anni ’80 e ha prodotto su licenza il jet da combattimento: oggi la TuAF ha un totale di 270 F-16C/D.

La maggior parte di questi aerei dovrà essere gradualmente eliminata nei prossimi 10-15 anni, a seconda dei loro aggiornamenti.

Il 14 dicembre 2020, gli Stati Uniti hanno annunciato che imporranno sanzioni alla Turchia attraverso il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, Caatsa, per il suo acquisto del sistema S-400. Tra di queste anche il blocco per aggiornamenti e ricambi degli F-16 della Turchia.

Turkish Aerospace Industries può fornire agli F-16 aggiornamenti strutturali, Turkish Engine Industries può offrire soluzioni per la manutenzione e le riparazioni dei motori, e lo specialista di elettronica militare Aselsan può modernizzare l’avionica quando necessario. Se necessario, le parti degli F-16 possono anche essere fornite discretamente dal Pakistan, alleato della Turchia.

Ma alla lunga la TuAF resterà senza aerei. Quali le soluzioni? Una svedese, il Gripen di Saab, non è più una possibilità; e nemmeno la Cina, dato che Ankara ha rigettato un contratto da 3,4 miliardi di dollari inizialmente assegnato a una società cinese nel 2013 per il programma di difesa aerea, optando per il russo S-400.

Unica soluzione è la Russia: dopo gli S-400, ci potrebbe essere l’acquisto di Su-35 russi di 4,5 generazione o anche di Su-57 di quinta generazione. Sarebbe il primo stato membro della Nato con una flotta russa di jet da combattimento: politicamente e logisticamente complesso.

Anna Lotti