La Banca centrale della Turchia ha cambiato i criteri di identificazione del debito estero a breve termine, riducendo così l’importo sui suoi libri contabili di 25 miliardi di dollari, ha annunciato in un comunicato. Il debito estero a breve termine, cioè passività estere con una scadenza fino a 12 mesi, è sceso a 164 miliardi di dollari da 189 miliardi di dollari in un mese, riporta Cyprus Mail.
Queste revisioni, poi, hanno migliorato la posizione netta degli investimenti internazionali della Turchia, che mostra il divario tra le attività totali del paese e le passività totali, e hanno ridotto il deficit in valuta estera del settore reale, secondo Al Monitor.
L’azione ha alimentato domande sulla credibilità dei dati della banca centrale, proprio come hanno fatto in passato simili revisioni dei dati da parte dell’Istituto statistico turco, e ha scosso ulteriormente la già calante fiducia degli investitori nella gestione economica di Ankara: «Alcuni critici vedono le revisioni come un “rifacimento cosmetico” per migliorare le prospettive del debito della Turchia in mezzo allo stato precario delle riserve internazionali della banca centrale. Tuttavia, essi sostengono che è improbabile che le revisioni migliorino il rapporto tra debito a breve termine e riserve tanto quanto Ankara potrebbe sperare».
La Banca ha giustificato la revisione sulla base di incongruenze identificate nei dati sui crediti commerciali, dicendo che le statistiche riviste, rilasciate il 19 agosto, erano il risultato degli sforzi per migliorare la qualità dei dati e la conformità agli standard internazionali.
Tuttavia, la credibilità della banca centrale turca rimane un problema per i mercati finanziari e sarà probabilmente messa alla prova prima della fine dell’anno, prosegue il giornale cipriota. Per molti analisti finanziari internazionali, però: «La banca centrale della Turchia ha zero credibilità», prosegue il giornale cipriota.
Separatamente, il ministero delle Finanze della Turchia ha detto che ha ricevuto 6,3 miliardi di dollari come previsto come parte dell’assegnazione del Fondo Monetario Internazionale di diritti speciali di prelievo, Dsp, per tutti i suoi membri. Ci sono state una serie di interrogazioni nel parlamento turco per il presidente Recep Tayyip Erdogan su questo argomento, poiché inizialmente non avrebbe riconosciuto l’aiuto del Fmi.
Graziella Giangiulio