Lo Stato Islamico punta al Mediterraneo

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TUNISIA – Tunisi 20/08/2014. Le autorità tunisine hanno seguito l’esempio di quelle algerine, lanciando l’allarme sul «rischio DI penetrazione di combattenti che intendono organizzare lo “Stato islamico” nel territorio della Tunisia passando attraverso il confine di sud-est con la Libia.

Ad oggi è stato scoperto il rientro in Tunisia di circa 1.950 combattenti provenienti dalla Siria e membri di gruppi che combattono per espandere il Califfato, che è stato già proclamato, e in cui rientrano 13 stati, tra cui il quelli del “mandato del Maghreb islamico”».
Una fonte militare tunisina di alto livello, riporta Middleeastonline, ha detto che le operazioni di monitoraggio e la sorveglianza già effettuate da unità dell’esercito tunisino e dell’esercito algerino al confine libico hanno portato a ricevere informazioni affidabili e confermate sulla presenza di “cellule” dello “Stato islamico” attive che cercheranno di entrare in territorio tunisino attraverso la città di Tozeur sfruttando i legami tribali.
Il quotidiano riporta che il «Comando Centrale delle forze armate riceve tutti i giorni dalle unità militari di stanza al confine meridionale con la Libia rapporti che confermano i tentativi di elementi dello “Stato islamico” di entrare in territorio tunisino».
Sarebbero stati arrestati più di 70 combattenti armati che hanno confessato di aver combattuto in Siria per lo Stato islamico, e di essere tornati nel quadro di un piano elaborato dai leader del gruppo per estendere lo Stato islamico nei paesi del Maghreb (…) Alcuni di essi erano stati inviati dall’organizzazione per effettuare operazioni terroristiche contro le installazioni vitali, caserme militari, centri di sicurezza e sedi di partiti politici, al fine di annullare le elezioni presidenziali e parlamentari previste per l’ottobre prossimo».
Che la Tunisia sia effettivamente nel mirino di Isis è ormai un dato assodato, basti pensare semplicemente alla presenza di questo Stato e della sua leadership nella lista di obiettivi da colpire presente in numerosi viso ormai virilizzati nella rete.
A conferma di questa preoccupazione delle autorità tunisine sta l’invio di rinforzi militari e di sicurezza, per reprimere i gruppi ribelli al confine libico. La Tunisia ha ricevuto, da Washington, 12 elicotteri militari, più le apparecchiature e attrezzature relative,perché, afferma il giornale, il governo Usa ritiene che «in generale, la Tunisia sia minacciata gravemente da organizzazioni islamiche armate basate in Libia, e, in particolare, corra il rischio di uno “sfondamento” dello Stato islamico nel proprio territorio (…) La Tunisia è diventata un bersaglio per lo Stato islamico, soprattutto dopo il ritorno di centinaia di suoi sostenitori, tutti tunisini che sono entrati in Tunisia, in Libia come parte di un piano per creare un “mandato aperto del Marocco”, annesso al Califfato.
Lo “Stato islamico” sarebbe così diviso in 13 Stati, tra cui ci sarebbe il “mandato del Marocco”, di cui farebbero parte Tunisia, Libia, Marocco, Sahara marocchino, Mauritania, Senegal, Guinea, Costa d’Avorio, Nigeria, Niger e Mali». 

A questi dati si aggiunge un’altra fonte di preoccupazione per le autorità tunisine, le cali hanno saputo che il leader di Ansar al-Sharia, Saifullah bin Hussein, noto anche come Abu Ayaz (foto a destra), ha incontrato a Derna, in Libia, i combattenti dello Stato islamico di ritorno dai campi di battaglia in Iraq e Siria per costruire una leadership unificata dei gruppi islamici in qualsiasi Stato del Maghreb sotto l’autorità centrale dello Stato islamico. Secondo le forze di sicurezza tunisine sarebbero state intessute con i capi dei gruppi islamici libici delle relazioni per l’affiliazione allo Stato islamico, una sorta di “succursale” del Maghreb, dopo che Ansar al-Sharia aveva espresso la sua fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi e allo Stato islamico.
Abu Ayaz sovrintende ai campi di addestramento a Derna e ha più di 1.000 jihadisti di ritorno dalla Siria, dall’Iraq, per lo più tunisini, così come di altre nazionalità (Algeria, Mauritania Libia).
Seppure siano stati arrestati oltre 1900 combattenti tunisini provenienti da Siria e Iraq, le forze di sicurezza dicono che il numero dei rimpatriati possa arrivare a 2.400 persone. Questi combattenti «costituiscono le cellule dormienti dell’organizzazione centrale con legami con i suoi leader, rappresentano il retroterra dei gruppi terroristici che hanno operato recentemente in Tunisia. Le indagini svolte dai servizi di sicurezza di Tunisi sull’attacco effettuato nelle montagne di Alhaanbe a luglio e che costò la vita a 15 soldati, è stata la prima manifestazione dello Stato islamico, ma le autorità ne avrebbero taciuto la natura per motivi sicurezza, afferma il giornale. Le indagini e l’intelligence raccolta dagli apparati tunisino dimostra che è elevato il numero di tunisini che occupano posizioni di leadership nello Stato Islamico e che giocano un ruolo significativo nel processo decisionale per la vicinanza a Abu Bakr al-Baghdadi.
Tunisia e Algeria stanno facendo di tutto per coordinare gli sforzi tesi ad affrontare la minaccia dello Stato islamico proveniente dalla Libia e i loro esperti militari non escludono che le operazioni terroristiche islamiche in entrambi i paesi nel prossimo periodo possano servire come pubblicità per il “mandato aperto del Maghreb islamico” vista la presenza di cellule dormienti e il giuramento di fedeltà allo Stato Islamico stesso.