Ghannouchi: la Tunisia non è l’Egitto

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TUNISIA – Tunisi 16/08/2013. Il leader di “Ennahdha” al potere in Tunisia, Rached Ghannouchi, ha detto che non si dimetterà come chiesto dall’opposizione e della società civile il 15 agosto e che non c’è spazio per un gabinetto tecnico che guidi il paese fuori dall’impasse in cui si trova.

La posizione di Ennahdha è stata annunciata in una conferenza stampa tenuta da Ghannouchi. In risposta, il segretario generale del Partito Watad (all’opposizione), Zied Lakhdhar, ha detto che il presidente di Ennahdha ha fatto una «dichiarazione di guerra contro l’opposizione», ritenendolo responsabile per l’escalation di violenza nel Paese. «Siamo convinti che un governo non di parte non può essere in grado di gestire la situazione difficile del Paese», ha detto il capo di Ennahda. Ghannouchi è stato, tuttavia, favorevole alla formazione di un governo di unità nazionale che coinvolga tutte le parti.

La Tunisia è in una grave crisi dopo l’omicidio, il 25 luglio, del leader dell’opposizione Mohamed Brahmi, la seconda sei mesi dopo quella di Chokri Belaid. Le uccisioni hanno portato sessanta parlamentari a boicottare l’Assemblea Nazionale Costituente (Nca), i cui lavori sono stati sospesi dal suo presidente, Mustapha Ben Jaafar, un alleato degli islamisti. La crisi è aggravata da un netto peggioramento della situazione economica e da una ondata di violenza estremista isclamica, che ha ucciso 13 persone. Il presidente di Ennahdha ha raccomandato all’opposizione di non speculare su un “colpo di stato” sul modello egiziano. Secondo lui, i fatti di sangue in corso in Egitto, che ha definito un fallimento della democrazia in questo paese, dovrebbero invece incoraggiare gli attori politici in Tunisia ad optare per il dialogo. Pur riconoscendo le carenze del governo in carica, Ghannouchi ha detto che «questi errori non giustificano un colpo di stato». Visitando la Tunisia, il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle aveva invitato al dialogo gli avversari politici tunisini mostrando «lungimiranza e responsabilità». «La Tunisia non è l’Egitto», ha detto Westerwelle il 15 agosto alla stampa al termine di un colloquio con il premier tunisino, Ali larayedh. Secondo il capo della diplomazia tedesca, «la Tunisia è sulla via del cambiamento e ciò che sta accadendo in Egitto non deve avvenire in Tunisia».