Il partito tunisino al governo Nidaa Tounes ha detto che il 14 settembre ha congelato l’adesione del primo Ministro nell’ultima escalation dello scontro politico tra il primo Ministro e il figlio del presidente. Il primo ministro Youssef Chahed (in apertura) aveva detto in maggio che il figlio del presidente, Hafedh Caid Essebsi (nel riquadro), ha distrutto il partito al potere, Nidaa Tounes appunto, e che la crisi del partito ha colpito le istituzioni statali. «Il partito ha deciso di congelare l’adesione di Chahed», ha detto Nidaa Tounes in una dichiarazione, ripresa da Reuters.
Il figlio del presidente, che è il leader di Nidaa Tounes, aveva chiesto l’allontanamento del primo Ministro a causa dell’incapacità del suo governo di rilanciare l’economia. Il suo appello è stato sostenuto dal potente sindacato Ugtt, che ha respinto le riforme economiche proposte dal primo ministro. Ma il partito islamico moderato Ennahda ha respinto le richieste di allontanare Chahed e ha detto che l’uscita del primo Ministro avrebbe colpito la stabilità in un momento in cui il paese aveva bisogno di riforme economiche. «Nonostante la mancanza di sostegno politico al governo, l’anno prossimo procederemo con le riforme economiche, compresa la riforma dei sussidi e dei fondi sociali», ha detto Chahed propio il 14 settembre.
Nel mese di luglio, il presidente Beji Caid Essebsi aveva chiesto a Chahed di dimettersi o cercare un voto di fiducia nell’aula se la crisi politica ed economica del paese fosse continuata, ritirando il suo sostegno al premier. Il paese nordafricano è considerato l’unico successo democratico della Primavera araba perché le proteste hanno sì rovesciato Zine El Abidine Ben Ali nel 2011 senza però innescare il tipo di sconvolgimenti violenti registrati in Siria e Libia.
Ma dal 2011, nove gabinetti non sono riusciti a risolvere i problemi economici della Tunisia, che includono alta inflazione e disoccupazione, e l’impazienza è in aumento tra gli istituti di credito, come il Fondo Monetario Internazionale, che hanno tenuto a galla il paese.
Maddalena Ingrao