Si è concluso il 23 giugno a Bangkok il vertice dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico, Asean, segnalando alcuni progressi in materia di ambiente e sicurezza nel bel mezzo della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Rappresentanti di Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore e Vietnam hanno partecipato al 34° summit nella capitale della Thailandia. «Siamo rimasti preoccupati per l’incessante ondata di protezionismo e sentimenti antiglobalizzazione che continuano ad affliggere l’economia globale e mettono in pericolo il sistema commerciale multilaterale», si legge nella dichiarazione congiunta.
Il primo ministro tailandese Prayut Chan-Ocha, che ha presieduto la riunione, ha sottolineato l’urgenza di concludere, entro la fine dell’anno, il Regional Comprehensive Economic Partnership, Rcep, trattato di libero scambio con altri sei partner che creerebbe la più grande alleanza economica del mondo: «Il vertice ha contribuito a ribadire l’importanza di rafforzare l’economia della regione (…) in tempi di incertezza e tensioni commerciali tra i più importanti partner ASEAN», ha detto il premier tailandese nel suo discorso di chiusura, riporta Efe.
Il Rcep – che cerca di riunire quasi il 40 per cento del Pil mondiale – ha iniziato ad essere negoziato nel 2012, promosso dalla Cina come alternativa agli accordi multilaterali favoriti dagli Stati Uniti, prima dell’arrivo del presidente Donald Trump alla Casa Bianca con la sua politica protezionista. Oltre alla Cina e ai membri dell’Asean, Australia, India, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda partecipano ai negoziati Rcep, che mira a creare un mercato comune per 3,4 miliardi di persone.
«Gli Stati Uniti e la Cina devono risolvere le loro divergenze prima che la situazione sfugga di mano. E noi dell’Asean dobbiamo rafforzare il nostro sostegno a un sistema commerciale multilaterale aperto e basato su regole», ha detto il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte. Uno dei progressi del vertice è stata la “Dichiarazione di Bangkok”, che mira a combattere lo scarico di rifiuti nei mari, anche se non sono descritti i meccanismi per raggiungere questo obiettivo. Quattro membri Asean, Indonesia, Filippine, Vietnam e Thailandia, sono considerati, insieme alla Cina, responsabili della metà dell’inquinamento da plastica negli oceani del mondo.
I leader hanno anche discusso della crisi dei rohingya, iniziata nel 2017 con un’operazione dell’esercito del Myanmar nella parte occidentale del paese, che ha portato circa 728.000 membri della minoranza etnica a fuggire dalle loro case nel vicino Bangladesh. La dichiarazione finale ha esortato le autorità del Myanmar a «facilitare il ritorno volontario degli sfollati in modo sicuro, sicuro e dignitoso», ma senza nominare i Rohingya.
Graziella Giangiulio