THAILANDIA. Hunger Games scende in piazza a Bangkok

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Dopo che la settimana scorsa il governo, sostenuto dai militari, ha usato i cannoni ad acqua per spruzzare di urticante i giovani che protestavano per le strade della capitale della Thailandia, le proteste si sono diffuse nell’intero paese. «Non sfidate la morte (…) Chiediamo solo alla gente di non sbagliare e di non distruggere proprietà del governo e delle persone (…) Quello che il governo deve fare è proteggere la monarchia» ha avvertito il primo ministro Prayut Chan-ocha il 19 ottobre.

Il regime ha ripetutamente chiusole vie di Bangkok durante le proteste, bloccando migliaia di pendolari. Ma la chiusura dei trasporti pubblici non ha fermato il crescente dissenso a favore di maggiore democrazia. E allora, il primo Ministro Prayut ha dichiarato illegale andare online e pubblicare selfie scattati sui siti di protesta, riporta Asia Times. Le proteste pacifiche, a livello nazionale, a favore della democrazia, guidate da decine di migliaia di studenti universitari e scolari, si svolgono da parecchi giorni.

I manifestanti hanno moltiplicato i luoghi di protesta a Bangkok che si è allargata in altre città del Paese: i raduni sono stati annunciati alle 15:00 di ogni giorno su Twitter, Facebook e Telegram.

Slogan come: ”Morte alla dittatura, lunga vita alla democrazia”, hanno riempito le pizze della capitale thailandese. La folla di giovani ha bloccato il traffico, ha pronunciato slogan contro la preghiera e contro la monarchia; tanto che, riporta Khaosod, il governo ha ordinato ai fornitori di servizi Internet in Thailandia di bloccare l’accesso a Telegram.

L’ordine “Top Secret” citava il decreto di emergenza che ha concesso agli agenti di sicurezza il potere di bloccare e controllare qualsiasi informazione su Internet che si ritenga possa causare disordini nel Paese: «La lettera è stata indirizzata alla Commissione Nazionale per le Trasmissioni e le Telecomunicazioni, dicendo all’agenzia di trasmettere le sue istruzioni a tutti i fornitori di servizi», riporta Khaosod.

Free Youth, uno dei gruppi a capo delle proteste, ha invitato le migliaia di membri online a unirsi al loro canale Telegram dì per “informazioni illimitate”. Gli aggiornamenti di Free Youth Group includono traduzioni in tailandese dei manuali di protesta in lingua cinese di Hong Kong, che consigliano di “essere come l’acqua” la mobilità invece di occupare i siti, oltre a cosa indossare e dove radunarsi.

Nella speranza di fermare le proteste sempre più popolari, domenica scorsa le autorità hanno reso illegale per chiunque fotografare se stesso a un raduno e pubblicare online il selfie. Le violazioni sono punibili con due anni di reclusione e una multa di 1.330 dollari, la polizia ha arrestato più di 10 persone per questo reato. Nei giorni di protesta, il governo ha cancellato tutti i servizi pubblici della metropolitana di Bangkok mentre negozi, ristoranti e altre strutture sono rimasti aperti nei luoghi della protesta. Le tattiche dei “flash mob” hanno scosso Prayut, ex capo dell’esercito.

L’esercito thailandese, politicamente preparato e addestrato dagli Stati Uniti, lo ha portato al potere con un colpo di stato nel 2014, ha appoggiato la sua elezione nel 2019 e lo ha sostenuto fino ad ora. I manifestanti chiedono le dimissioni di Prayut, una nuova costituzione senza le restrizioni politiche e sui diritti umani che ha inserito in una carta riscritta del 2017, e nuove elezioni per il Parlamento, compreso il Senato da 250 posti, monopolizzato dai nominati del governo.

La loro richiesta più difficile e pericolosa è quella di limitare i poteri e le ricchezze del re Maha Vajiralongkorn, 68 anni, uno dei monarchi più ricchi del mondo.

Prayut ha risposto alle crescenti proteste del 15 ottobre mettendo Bangkok in “grave stato di emergenza”, estendendo lo stato di emergenza esistente dichiarato a marzo per combattere la pandemia di Covid-19. Il nuovo editto vieta di riunire in pubblico più di cinque persone, di distribuire o pubblicare dati che il governo percepisce come fonte di paura o di distorsione dell’informazione, e di utilizzare i trasporti pubblici o strutture per manifestare il dissenso.

Tommaso Dal Passo