Teheran vuole ricucire i curdi e ISIS non blocca le operazioni a Mosul

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Prosegue lo sviluppo dei canali tematici monolinguistici: stavolta tocca al canale in sudanese. Terra fertile e promettente per la campagna dello Stato Islamico, viste le sue debolezze le tensioni, vecchie e nuove, che lo stanno percorrendo. Oltre a questo canale africano, è stato lanciato, un nuovo canale di diffusione in lingua tedesca, quello della Al Burhan Foundation. Come recita  il post si tratta di una struttura mediatica in lingua tedesca fedele al Califfato, ennesima testimonianza dell’effervescenza e dell’interesse verso quest’area linguistica, luogo dove vivono numerose comunità islamiche. Lanciato anche il nuovo canale delle ultime notizie dal Califfato in lingua inglese, oramai giunto alla sua ottantunesima resurrezione.

Nei giorni scorsi è arrivato il nuovo ambasciatore iraniano a Baghdad: si tratta di Iraj Masjedi, 60 anni. Masjedi sostituisce Hasan Danayifar che ha guidato l’ambasciata iraniana dall’inizio del 2011; sia Danayifar che Masjedi sono stati i membri della Qods Force, le forze speciali delle Guardie Rivoluzionarie iraniane responsabili per le operazioni extraterritoriali. L’ambasciatore Masjedi è apprezzato anche dalle forze curde del KDP e del PUK per il suo ruolo di mediatore nel 1990; con la sua nomina Teheran, probabilmente, spera di ricucire un rapporto sfilacciato e di sedare gli scontri in atto tra diverse fazioni curde.

In teatro, continuano i bombardamenti sul lato destro di Mosul. Ancora forti scontri a Badush, dove ISIS resiste e dove le operazioni del Califfato non si sono fermate. Rimanendo sull’area di Mosul, un comunicato ufficiale del ministero degli Esteri francese annuncia il numero dei bombardamenti effettuati Mosul dall’8 al 14 marzo: 16 raid su Mosul e 60 colpi di artiglieria.

A Raqqa, nonostante i bombardamenti sulla città, non si segnalano progressi sostanziali sul campo. Qualcosa si muove a livello politico, visto il cambiamento di atteggiamento della Turchia. Ankara, ora, vuole partecipare alla battaglia di Raqqa e Deir Ez Zor e quindi ha schierato 1800 caccia che si uniscono alle altre forze al confine con la Siria. Certamente, un certo vantaggio politico è stato promesso Erdogan per far repentinamente la sua politica verso le operazioni nella città. Altro dato politico è l’esposizione del ministro della Difesa turco, Fikri Isik, su Manbij. Isik ha detto che la Difesa turca cerca una soluzione diplomatica per Manbij.

L’atmosfera sembra però comunque tesa, l’opposizione siriana afferma, infatti, di non aver nulla a che fare con la Turchia e non cambierà idea su questo punto cosa che non ha fatto finora nonostante gli attacchi di Assad. Il terzo round dei colloqui di Astana, oramai, sembra destinato a concludersi con un nulla di fatto, sembra che una terza parte dietro l’opposizione siriana stia boicottando i colloqui di Astana per farli fallire, nonostante fossero iniziati nel migliore dei modi.

Redazione

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