TAIWAN. Taipei sotto Trump rischia molto

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Sotto Trump, Taiwan potrebbe vedere giorni “tranquilli”: la nomina da parte dell’amministrazione Trump 2.0 di falchi anticinesi come Marco Rubio, Mike Waltz ed Elbridge Colby sembrerebbe essere di buon auspicio.

Stando al Sydney Morning Herald “Trump ha inviato un messaggio anticipato a Pechino che è improbabile che Washington abbandoni Taiwan”; gli fa eco Taipei Times il team di leadership proposto da Trump “indica che gli Stati Uniti continueranno a sostenere Taiwan in modo robusto”.

Ma comunque Taiwan si aspetta già un clima più duro su due fronti: il primo è la richiesta che Taiwan aumenti la sua spesa per la difesa dall’attuale livello del 2,5% del PIL. Per Trump dovrebbe essere del 10%; a ciò si aggiunge la ripresa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che danneggerebbe indirettamente Taiwan, riporta AT.

La nuova Amministrazione Trump ha adesso più probabilità di qualsiasi governo statunitense dalla guerra di Corea di interrompere il supporto degli Stati Uniti a un’autonoma Taiwan.

In primo luogo, Trump non accetta l’approccio internazionalista bipartisan che ha dominato la politica estera degli Stati Uniti del dopoguerra. Consentire a Taiwan di scegliere il proprio destino politico internazionale è da tempo parte della grande strategia degli Stati Uniti. Taiwan autonoma aiuta anche ad ancorare l’ordine politico liberale sponsorizzato dagli Stati Uniti in Asia. Pertanto, accettare un’acquisizione ostile di Taiwan da parte di Pechino indebolirebbe la posizione di leadership strategica dell’America nella regione Asia-Pacifico. Il pensiero di Trump su Taiwan, tuttavia, non è apparentemente basato su visioni ideologiche o strategiche che rendono l’autonomia di Taiwan preziosa per gli Stati Uniti. Trump sottolinea il suo risentimento verso Taiwan per aver presumibilmente rubato la produzione di semiconduttori agli Stati Uniti e per non aver pagato la protezione militare degli Stati Uniti.

Un secondo motivo per dubitare del continuo sostegno degli Stati Uniti a un’autonoma Taiwan è che i consiglieri falchi della Cina di Trump potrebbero non guidare effettivamente la politica degli Stati Uniti. Trump ha anche dimostrato di essere disposto a scendere a compromessi con gli obiettivi strategici per raggiungere un accordo commerciale bilaterale con Pechino. Trump ha deciso di abbandonare le sanzioni statunitensi contro il gigante cinese delle telecomunicazioni ZTE come favore a Xi nel 2018. Si dice che abbia anche detto a Xi di aver approvato il duro trattamento riservato dalla Cina agli uiguri.

In terzo luogo, l’influenza di altri consiglieri senior nell’amministrazione Trump meno favorevoli a Taiwan, come il mega-miliardario Elon Musk e il quasi-miliardario Vivek Ramaswamy, potrebbe mettere in ombra l’influenza dei consiglieri pro-Taiwan.

C’è anche una possibilità non banale che Trump e Xi possano raggiungere un mega-accordo per ripristinare le relazioni tra Stati Uniti e Cina. Pechino prometterebbe di rimediare all’enorme surplus commerciale della Cina con gli Stati Uniti, la questione legata alla Cina di cui Trump ha parlato di più, acquistando decine di miliardi di dollari di prodotti statunitensi aggiuntivi. 

Maddalena Ingrao

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