TAIWAN. Taipei detta le condizioni per parlare con Pechino

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Il presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha detto il 5 gennaio di essere aperta a colloqui con la terraferma se Pechino fosse disposta a promuovere la democrazia e a rinunciare all’uso della forza contro l’isola. Le osservazioni di Tsai sono arrivate due giorni dopo aver respinto la proposta del presidente cinese Xi Jinping di avviare colloqui sull’unificazione basata sul modello “un paese, due sistemi” applicato a Hong Kong.

«Come presidente democraticamente eletta, devo difendere la nostra democrazia, libertà e stile di vita», ha detto in conferenza stampa a Taipei per spiegare il suo rifiuto della proposta di Xi, fatta in un discorso tenuto il 2 gennaio per celebrare i 40 anni dalla fine del confronto militare attraverso lo stretto di Taiwan. Tsai ha detto che la dichiarazione di Xi ha evidenziato due pericoli fondamentali posti da Pechino alla libertà e alla democrazia a Taiwan, riporta Scmp.

«In primo luogo, enfatizzando “una Cina” e “un paese, due sistemi”, in particolare nel contesto del cosiddetto consenso del 1992, la Cina ha chiarito le sue intenzioni politiche nei confronti di Taiwan e i suoi passi verso l’unificazione. Ha dimostrato grande disprezzo per il fatto che Taiwan, esiste, ed è in piena attività come tutti gli altri paesi democratici. In secondo luogo, il piano della Cina di avviare una consultazione politica con i partiti politici invece che con il governo democraticamente eletto di Taiwan, è la continuazione della sua deliberata campagna per minare e sovvertire il nostro processo democratico e creare divisione nella nostra società». Il consenso del 1992 si riferisce all’intesa che c’è una sola Cina, anche se ogni parte può avere una propria interpretazione di ciò che costituisce la “Cina”. Nel suo discorso, Xi ha riformulato l’idea del  consenso come un’intesa che «le due parti dello Stretto di Taiwan appartengono a una sola Cina, cercando congiuntamente di raggiungere l’unificazione tra le due sponde dello Stretto».

«Come democrazia, l’interazione attraverso lo stretto deve seguire le regole e la supervisione del popolo di Taiwan, e quindi qualsiasi discussione deve essere tra governi che siano rappresentativi del popolo di entrambe le parti (…) La mancanza di democrazia e di tutela dei diritti umani, così come le minacce militari dalla Cina sono le ragioni principali per cui la gente qui non si fida di Pechino (…) Questo è il motivo per cui la maggioranza di Taiwan si è opposta all’unificazione tra le due sponde dello Stretto, poiché la gente non vuole vivere in un sistema senza democrazia e diritti umani», ha detto Tsai. 

Taiwan non si oppone ai colloqui, ma Pechino deve «muoversi verso la democrazia, proteggere i diritti umani e rinunciare all’uso della forza contro di noi (…) Solo quando le due parti intensificheranno gli sforzi per accumulare un’adeguata fiducia, lo spazio per la negoziazione sarà ampliato e le opzioni per i colloqui aumenteranno». 

Antonio Albanese