TAIWAN. Distruggere TSMC se Pechino invade

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In caso di invasione cinese, Taipei dovrebbe distruggere gli impianti Tsmc. Due studiosi statunitensi hanno proposto una strategia da “terra bruciata” per i semiconduttori, basata sull’idea che non avrebbe senso logico per la Cina prendere Taiwan con la forza. Una raccomandazione nell’articolo, pubblicato dall’US Army War College, è che gli Stati Uniti e Taiwan minaccino di distruggere le strutture della Taiwan Semiconductor Manufacturing Co, se Pechino invadesse l’isola.

L’articolo in questione, Broken Nest: Deterring China from Invading Taiwan, è apparso su Parameters, una rivista pubblicata dal college militare: «Contenere un’invasione cinese di Taiwan senza minacciare incautamente una guerra tra grandi potenze è possibile e necessario attraverso un pacchetto di deterrenza su misura che va oltre la lotta per Taiwan o il suo abbandono», dicono Jared M McKinney e Peter Harris, studioso di relazioni internazionali alla Missouri State University, in primo; professore associato di scienze politiche alla Colorado State University il secondo.

«La Cina deve assolutamente credere che l’industria dei semiconduttori di Taiwan verrebbe distrutta in caso di invasione (…) Si potrebbe progettare un meccanismo automatico che scatterebbe una volta confermata un’invasione. Inoltre, i leader di Taiwan potrebbero far sapere ora che non permetteranno che queste industrie cadano nelle mani di un avversario», scrivono i due, ripresi da AF; «gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero sostenere questo sforzo annunciando piani per dare rifugio ai taiwanesi altamente qualificati che lavorano in questo settore».

Gli Usa dovrebbero creare piani di emergenza con Taipei per la «rapida evacuazione e l’elaborazione» delle persone che operano nelle fabbriche di semiconduttori, dicono gli autori: «Una campagna di sanzioni pre-pianificata contro qualsiasi esportazione di chip verso la Cina, guidata dagli Stati Uniti ma sostenuta dalla Corea del Sud e da altri alleati, migliorerebbe questo approccio (…) Le prospettive di implementare le tattiche di terra bruciata e di guerriglia saranno ugualmente poco attraenti (…) Paradossalmente, tuttavia, è solo rendendo credibili queste minacce che non dovranno mai essere eseguite», aggiungono gli autori.

Taiwan, per loro, dovrebbe minacciare la Cina con una «campagna di resistenza pre-pianificata» per convincerla che sottomettere i taiwanesi non sarebbe «economico, veloce o facile».

Altri attori regionali come il Giappone e l’Australia dovrebbero minacciare Pechino con massicci aumenti militari in caso di uso della forza contro Taiwan. McKinney e Rich hanno detto poi che queste misure «possono essere tessute in un pacchetto completo di minacce credibili, per (…) convincere i leader di Pechino che nulla di buono può venire dal lancio di un attacco armato non provocato».

Antonio Albanese