TAGIKISTAN. Porti la barba? Allora niente passaporto

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Le autorità del Tagikistan sono sotto accusa: da oltre un anno hanno dato vita ad  una campagna contro le barbe, negando i passaporti agli uomini che si presentano con dei documenti in cui portavano la barba. Il presidente Emomali Rahmon ha pubblicamente scoraggiato le barbe, che sono considerate da molti funzionari di questo stato dell’Asia centrale come un’intrusione straniera nella cultura locale o un segno rivelatore di estremismo religioso o di altro tipo.

Stando a Rferl, gli uffici passaporti chiedono alle persone di tornare senza barba per ottenere il passaporto. Il dipartimento visti e registrazione del ministero dell’Interno tagiko, ha detto però che non c’era un divieto ufficiale di rilasciare passaporti a chi portasse barba, purché sia pulita, ben tenuta e ben curata.

Circa il 97% dei tagiki sono musulmani, ma le attività religiose sono state strettamente limitate durante la dominazione sovietica.

Oltre al più recente chiaro scoraggiamento delle lunghe barbe per gli uomini, i funzionari tagiki hanno imposto rigorosi codici di abbigliamento contro gli stili “importati”, tra cui l’hijab, per le donne. Rahmon è uno dei principali sostenitori di una vita culturale laica per gli 8,5 milioni di persone del Tagikistan, che negli anni passati hanno contribuito con un numero sproporzionatamente alto di militanti allo Stato islamico e ad altri gruppi radicali in Siria e Iraq.

Rahmon ha dato un indirizzo televisivo nel 2017 in cui ha esortato i tagiki a non farsi crescere la barba e a non indossare l’hijab. «Amate Dio con i vostri cuori, non attraverso attributi esterni» come le barbe, ha detto il presidente.

L’obbligo di rasatura ha ottenuto il sostegno pubblico dal consiglio islamico di Stato del Tagikistan, l’azione è giustificata dalla necessità di sicurezza e dalla possibilità di avere una fototessera simile al volto reale della persona per identificare così meglio i cittadini tagiki] essendo presenti in Tagikistan membri di diversi gruppi etnici originari dell’Afghanistan.

Negli ultimi anni, migliaia di tagiki sono stati fermati dalla polizia o dalle forze di sicurezza per le strade o nei mercati e sono stati rasati con la forza: nel 2015, quasi 13.000 uomini sono stati identificati prima di essere rasati a forza.

Anna Lotti