SVIZZERA. Secondo la Croce Rossa Internazionale, aumenta il numero dei favorevoli alla tortura

147

di Graziella Giangiulio SVIZZERA – Ginevra 07/12/2016. Una ricerca della Croce Rossa pubblicata il 5 dicembre ha indicato che l’accettazione della tortura durante la guerra è aumentata drammaticamente negli ultimi decenni, con meno della metà delle persone che oggi la rifiutano.

La ricerca di più di 17000 persone condotta in 16 paesi ha dimostrato che la maggior parte delle persone crede che le guerre dovrebbero essere limitate da norme internazionali, vietando per esempio attacchi indiscriminati contro aree popolate o attacchi contro ospedali e operatori sanitari; ma ha anche rivelato che solo il 48 per cento degli intervistati ha detto che era sbagliato torturare i nemici per ottenere informazioni militari, mentre il 36 per cento ha detto che è consentito e il 16 per cento ha detto di non sapere cosa rispondere. In un sondaggio simile condotto nel 1999, il 66 per cento degli intervistati aveva detto che era sbagliato usare la tortura in questi casi, mentre il 28 per cento aveva detto che era accettabile e il 6 per cento non era sicuri.

Il sondaggio, il più grande del suo genere mai effettuata dal Cicr, è stato condotto tra giugno e settembre 2016 in 10 paesi che vivono conflitti, tra cui Iraq, Nigeria e Sud Sudan; nello studio sono stati inclusi i cinque membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Stati Uniti, Cina, Francia, Russia e Gran Bretagna, e i paesi P5, così come la Svizzera. Il sondaggio ha indicato che le persone nei paesi P5 erano molto più propensi ad accettare vittime civili e sofferenza come una parte inevitabile della guerra rispetto a quelli che vivono in paesi colpiti da conflitti; per esempio, il 78 per cento delle persone che vivono in paesi colpiti da conflitti ha detto che era sbagliato attaccare i combattenti nemici in zone popolate in cui molti civili rischiavano di essere uccisi, rispetto ad appena il 50 per cento degli intervistati nei paesi P5.
Il divario non era così chiaro quando si trattava di tortura: il 70 per cento degli intervistati nella Nigeria sono i più propensi a dire che la tortura di un nemico era accettabile per ottenere importanti informazioni militari, seguita da Israele al 50 per cento; gli Usa sono al 46 per cento.