SVIZZERA. Regole dure per UBS dopo il crollo Credit Suisse

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Si prevede che questa settimana il governo svizzero proporrà nuove e severe regole sul capitale per UBS, aprendo una nuova finestra dopo il crollo del 2023 della rivale Credit Suisse, dando il via a una lunga battaglia in Parlamento sulle normative attentamente monitorate.

UBS ha acquisito Credit Suisse a un prezzo stracciato nel marzo 2023, e lo shock per il crollo della seconda banca svizzera dopo una serie di scandali ha scatenato un coro di richieste di inasprimento delle normative per evitare un nuovo crollo, riporta Reuters. 

Al centro di questi cosiddetti piani “too big to fail”, delineati dal governo lo scorso anno, c’è la misura in cui UBS dovrebbe capitalizzare le sue filiali estere per mitigare il rischio.

Venerdì prossimo, il governo presenterà le sue proposte. Analisti, legislatori e la banca stessa prevedono che le norme imporranno a UBS di capitalizzare completamente le unità, nonostante l’opposizione della banca.

Secondo i calcoli della banca stessa, la piena capitalizzazione delle filiali estere richiederebbe a UBS di reperire oltre 20 miliardi di dollari di capitale aggiuntivo.

UBS sostiene che un tale onere metterebbe l’istituto di credito di Zurigo in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti e minerebbe la competitività della Svizzera come centro finanziario globale.

Tuttavia, la Banca Nazionale Svizzera e l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari FINMA, entrambe oggetto di critiche per la loro risposta al crollo di Credit Suisse, hanno sostenuto la piena capitalizzazione delle unità.

UBS ha proposto delle concessioni per evitare tale esito e ha esaminato una serie di scenari, tra cui il trasferimento della sede centrale all’estero. Tuttavia, i dirigenti affermano che non è in programma.

Molti legislatori, riporta Reuters, ritengono che le normative saranno probabilmente indebolite durante il processo legislativo. La legislazione definitiva per le nuove regole è prevista non prima del 2027.

Le nuove normative svizzere potrebbero innescare un riallineamento del modello di business di UBS, attualmente orientato alla crescita negli Stati Uniti e in Asia, affermano gli investitori.

Se UBS dovesse capitalizzare completamente le sue unità estere, avrebbe un coefficiente CET1 obbligatorio compreso tra il 17 e il 19%, secondo i calcoli della banca stessa. Questo dato si confronta con i requisiti per il 2024 imposti ai concorrenti Deutsche Bank, pari all’11,2%, e Morgan Stanley, pari al 13,5%.

Un’inchiesta parlamentare ha rilevato che, dall’acquisizione di Credit Suisse, UBS ha un bilancio più ampio dell’economia svizzera e ha esortato il governo a tenere in debita considerazione le unità estere di banche di rilevanza globale.

Una volta stabilite le nuove regole, la banca avrà probabilmente un periodo di adeguamento graduale e la piena conformità non dovrebbe essere richiesta prima del 2030, affermano gli esperti bancari.

Tommaso Dal Passo

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