SVEZIA. Volano scintille tra Stoccolma e Pechino

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La Cina ha minacciato la Svezia di “brutte conseguenze” il 16 novembre, dopo che il ministro della Cultura scandinavo ha fatto una nuova dimostrazione di sostegno per un editore di libri nato in Cina e attualmente imprigionato da Pechino. In una dichiarazione rilasciata il 16 novembre, l’ambasciatore cinese Gui Congyou ha definito la partecipazione del ministro della Cultura a una cerimonia per onorare l’editore un “grave errore” e ha avvertito che «le azioni sbagliate avranno solo conseguenze negative».

«Dare un premio a un tale criminale è una vera e propria farsa politica (…) Costituisce anche una grave ingerenza nella sovranità giudiziaria cinese», si legge nella dichiarazione dell’ambasciatore, ripresa da Dw.

Il 15 novembre, il ministro svedese della Cultura e della democrazia Amanda Lind aveva consegnato il premio Tucholsky dall’organizzazione per la libertà di parola Pen International all’editore di libri Gui Minhai. Gui è attualmente imprigionato in un luogo segreto in Cina. L’ambasciatore cinese aveva precedentemente minacciato di bandire Lind dal paese se vi avesse partecipato. La dichiarazione di sabato non menzionava un divieto.

Nonostante le minacce siano state definite “serie”, la Svezia ha continuato a sfidare la Cina fino alla cerimonia e durante la cerimonia. Alla televisione svedese prima dell’evento, il primo ministro Stefan Lofven ha dichiarato: «Non ci arrenderemo a questo tipo di minaccia. Mai. Abbiamo la libertà di espressione in Svezia ed è così, punto».

Lind ha anche difeso la sua presenza programmata, dicendo ai giornalisti che il suo paese continua ad insistere sulla liberazione di Gui e che la libertà di espressione deve essere rispettata in Svezia. «Questo significa che la svedese Pen deve, ovviamente, poter assegnare questo premio a chi vuole, senza alcuna influenza», ha detto. «E come ministro della Cultura e della democrazia è naturale per me partecipare alla cerimonia di premiazione».

Presentando il premio a Stoccolma, ha poi aggiunto: «Chi è al potere non dovrebbe mai prendere la libertà di attaccare la libera espressione artistica o la libertà di parola».

Lavorando da Hong Kong, Gui ha pubblicato libri critici nei confronti dei leader cinesi prima del suo arresto in vacanza in Thailandia nel 2015. È stato brevemente rilasciato nel 2017 prima di essere nuovamente detenuto tre mesi dopo.

L’ambasciatore cinese ha detto che Gui è sospettato di rivelare segreti di stato e informazioni sulla Cina; ha poi sostenuto che Gui non è un autore ed è invece un criminale che ha «commesso gravi reati sia in Cina che in Svezia, ed è stato un fabbricatore di menzogne che ha aggredito ferocemente il governo cinese».

La dichiarazione di sabato allude a “contromisure” contro la Svezia e mette in guardia: «Alcune persone in Svezia non dovrebbero aspettarsi di sentirsi a proprio agio dopo aver ferito i sentimenti del popolo cinese».

Antonio Albanese