Gli Stati Uniti avrebbero proposto di interrompere i trasferimenti di armi agli Emirati Arabi Uniti a causa del coinvolgimento di Abu Dhabi nella guerra in Sudan. Secondo fonti britanniche, il senatore statunitense Chris Van Hollen ha inviato un’iniziativa legislativa al Senato che potrebbe interrompere le vendite di armi dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi Uniti finché gli Emirati non smetteranno di armare le milizie paramilitari Rapid Support Force (RSF) in Sudan. La senatrice democratica Sarah Jacobs ha inviato un’iniziativa simile alla Camera dei Rappresentanti.
È improbabile che gli sforzi dei legislatori abbiano successo, ritengono le agenzie britanniche, in quanto gli Emirati Arabi Uniti sono un importante partner di sicurezza regionale per gli Stati Uniti. Il senatore Van Hollen ha dichiarato che gli Stati Uniti non possono restare inerti mentre gli EAU contribuiscono al disastro umanitario in Sudan. L’influenza statunitense deve essere sfruttata per cercare di risolvere il conflitto sudanese in modo pacifico.
Nel frattempo è notizia di questi giorni che le Forze congiunte dei movimenti di lotta armata hanno intercettato e confiscato un grosso carico di rifornimenti militari e logistici nel triangolo di confine tra Sudan, Libia e Ciad destinati alla milizia Rapid Support Forces. Il carico sequestrato includeva armamenti avanzati e veicoli militari. Nello specifico, l’operazione ha portato al sequestro di sette veicoli blindati e venticinque nuovi veicoli 4×4, la confisca di munizioni e armamenti pesanti appartenenti alle forze armate degli Emirati Arabi Uniti. In particolare, è stato sequestrato anche un numero significativo di missili anticarro Kornet. Inoltre l’operazione ha portato alla luce il coinvolgimento di mercenari colombiani tramite il rinvenimento di passaporti, carte di credito e foto appartenenti ai mercenari. È stato rivelato che i loro visti d’ingresso sono stati rilasciati tramite l’aeroporto internazionale Al Maktoum negli Emirati Arabi Uniti nell’ottobre di quest’anno.
Il maggiore Ahmed Hussain Mustafa, portavoce delle Forze congiunte dei movimenti di lotta armata di Al-Fashir, ha ricordato che l’ingresso di queste armi in Sudan, in particolare nella regione del Darfur, costituisce una violazione delle risoluzioni 1591 e 2736 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che proibiscono la vendita o la fornitura di armi alla regione. Le Forze congiunte presenteranno tutti i documenti e i risultati delle loro indagini alle istituzioni statali sudanesi competenti per chiarire questa situazione.
Il Sudan continua ad essere una terra martoriata, non solo dai conflitti in corso ma anche dallo sfruttamento degli aiuti umanitari per fare cassa sulla popolazione civile sudanese. L’ambasciata degli Stati Uniti a Khartoum ha twittato sul social media X che più di settecento camion carichi di aiuti alimentari sono in viaggio verso le comunità in tutto il Sudan, comprese le aree a rischio carestia. In particolare, un convoglio carico di aiuti alimentari è diretto verso il Zamzam Refugee Camp per la prima volta dall’inizio della guerra civile del 2023.
Aiuti umanitari e rotte commerciali si, ma a caro prezzo. I costi per l’assicurazione e il passaggio di un singolo camion hanno registrato un notevole aumento, superando i 15 milioni di sterline, lungo la strada che collega la città di Al-Dabbah, nello stato settentrionale, allo stato del Darfur. Questo aumento improvviso suscita preoccupazione sia tra i commercianti che tra i cittadini. Si teme che tutto ciò porterà ad un aumento significativo dei prezzi dei beni di prima necessità nella regione del Darfur, considerando che alcuni commercianti hanno già iniziato ad aumentare i prezzi delle loro merci. Questo potrebbe incidere negativamente sul potere d’acquisto dei cittadini, aumentandone la sofferenza economica.
In base a quanto riportato dal Sudanese News, le autorità locali della città di Al-Dabba, compreso il Dipartimento di pulizia e igiene ambientale, impongono tasse superiori a un milione di sterline su ciascun camion, comprese le spese di supporto alla mobilitazione. Anche l’amministrazione della tribù Kababish impone il pagamento di 500 mila sterline per ogni camion che transita in aree come Umm Bader e Abu Zaimah.
Media sudanesi hanno riferito che i posti di blocco delle Forze di Supporto Rapido dislocati sulla strada Al-Dabbah-Darfur orientale impongono tasse pari a un milione di sterline per ogni checkpoint da oltrepassare, indicando che il mancato pagamento di queste tasse porta al raddoppio dell’importo e al sequestro dei camion.
Nella sua intervista con Darfur 24, un commerciante di prodotti alimentari all’ingrosso ha spiegato che molti altri commercianti sono stati costretti ad abbandonare il mercato a causa del notevole aumento dei costi di trasporto, oltre al ritardo nell’arrivo dei camion a causa della guerra e delle strade dissestate. Queste condizioni hanno esacerbato la situazione economica e umanitaria nella regione. Il commerciante ha ribadito la necessità di adottare misure per ridurre i prezzi, sottolineando l’importanza di adeguarli affinché non incidano negativamente sulle esigue risorse dei cittadini, alla luce del conflitto in corso tra le Forze Armate Sudanesi e le Forze di Supporto Rapido.
Beatrice Domenica Penali
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