SUDAN. Azione legale contro l’Etiopia se procederà ad un secondo riempimento della GERD senza autorizzazione

150

Il ministro dell’Irrigazione sudanese Yasser Abbas ha avvertito che se Addis Abeba eseguirà il secondo riempimento della diga Gerd (Grand Ethiopian Renaissance Dam), il Sudan intenterà un’azione legale contro l’Etiopia e la società italiana che sta collaborando al progetto. L’azione legale minacciata dal Sudan – secondo quanto riferisce Al Jazeera – si concentrerà sui rischi posti dall’iniziativa, inclusa la mancanza di valutazione dell’impatto della costruzione della diga sull’ambiente e sull’attività sociale nella regione.

Abbas ha dichiarato: «Diverse squadre di esperti legali sudanesi, con l’aiuto di studi legali internazionali, stanno preparando azioni legali contro il governo etiope, e la società italiana che ha intrapreso il progetto, per ottenere un risarcimento per il danno che verrà causato al Sudan. Per l’attuazione della seconda fase sono stati sono stati sviluppati diversi scenari, ma sul riempimento e sulla gestione della diga Egitto, Sudan ed Etiopia non sono riusciti a raggiungere un accordo giuridicamente vincolante».

La Gerd è un’iniziativa su larga scala avviata sul fiume Nilo Azzurro in Etiopia dal 2011 e, una volta completata, dovrebbe diventare la più grande diga africana.

I colloqui tra Etiopia, Egitto, Sudan sul riempimento e il funzionamento dell’enorme diga hanno prodotto risultati inconcludenti per quasi un decennio.

Mentre il governo etiope ritiene che la Gerd sia fondamentale per lo sviluppo economico e la produzione di energia, Sudan ed Egitto condividono le preoccupazioni sull’approvvigionamento idrico, che potrebbe essere messo a rischio, e sull’effetto che la diga potrebbe avere sui propri flussi d’acqua.

I colloqui svoltisi a Kinshasa a inizio aprile, e supervisionati dall’Unione Africana (Ua), si sono conclusi con un nulla di fatto. Dopodiché, il Ministro sudanese Abdalla Hamdok ha invitato i leader di Etiopia ed Egitto a Khartoum, dandogli il tempo di partecipare fino a venerdì.

L’Etiopia non solo non ha accettato l’invito del primo Ministro sudanese a prendere parte al vertice trilaterale, ma ha anche dichiarato di aver pianificato di completare la seconda fase di riempimento della diga a luglio, durante la prossima stagione delle piogge, mossa poi respinta da Sudan ed Egitto che hanno imposto il raggiungimento di un accordo legale vincolante prima di procedere al secondo riempimento della diga.

In una dichiarazione Abbas ha fatto sapere che: «Dato che gli impatti ambientali e sociali e i rischi associati alla Gerd non sono stati studiati, sono al vaglio diverse opzioni, tra cui fare appello alla Corte Internazionale di Giustizia, alle Commissioni per i Diritti Umani e alla Corte Comesa (il Mercato Comune per l’Africa orientale e meridionale). Il mancato raggiungimento di un accordo aprirà la strada per la presentazione di una denuncia al Consiglio di sicurezza, considerando che la Gerd rappresenta una vera minaccia per la pace e la sicurezza regionale».

La vicenda si è conclusa con il rifiuto della proposta da parte dell’Etiopia.

Le tensioni sulla diga arrivano mentre le relazioni tra Sudan ed Egitto sono problematiche e le relazioni con l’Etiopia sono state colpite da una disputa sull’uso dei terreni agricoli di al-Fashaga, vicino al confine comune.

A marzo, il Sudan aveva dichiarato di aver accettato un’offerta degli Emirati Arabi Uniti di mediare con l’Etiopia sulla Gerd e sulla regione di confine contesa. L’iniziativa degli Emirati Arabi Uniti includeva l’opportunità di investire nella regione di al-Fashaga, «un’offerta – come sostenuto da Abbas – non ufficiale per colmare il divario di vedute riguardo la Gerd».

Coraline Gangai