
Il Sudafrica, uno dei Paesi più ricchi dell’Africa affronta la pandemia: da 1 persona infetta i primi di marzo a 17.200 persone positive, 7.960 persone ricoverate e 312 morte il 19 maggio.
Quella di Johannesburg è oggi una repubblica parlamentare con più di 58 milioni di abitanti ed è tra i paesi africani più a rischio di importare il Covid-19 a causa degli elevati scambi commerciali internazionali, in particolare con la Cina. Al contrario risulta essere uno tra i migliori paesi africani per le capacità di realizzare un’efficace individuazione e contenimento del virus, stando allo studio pubblicato da Lancet, Preparedness and vulnerability of African countries against importations of COVID-19: a modelling study.
Il Sudafrica è un paese dove la diseguaglianza sociale è molto elevata: il coefficiente di Gini (cioè il coefficiente statistico che misura la diseguaglianza) di 0,63, un tasso di disoccupazione apri al 27% che arriva oltre il 54% fra la popolazione giovane. Il 10% più ricco della cittadinanza detiene il 70% della ricchezza. Il 60% più povero della popolazione dispone del 7% del reddito nazionale.
La diseguaglianza sociale, creata in secoli di dominazione coloniale e di apartheid, non è stata cancellata. Rilevante anche l’indebitamento dello Stato: alla fine del 2019 il deficit era del 5,9% del Pil e il debito pubblico si prevedeva in forte crescita, secondo stime riferite a dati anteriori alla pandemia.
Il Covid-19 arriva in Sudafrica nei primi giorni di marzo tramite un paziente sudafricano di ritorno da un viaggio in Italia. Il 15 marzo il Presidente Cyril Rapaphosa dichiara lo stato di emergenza nazionale disponendo un severo lockdown e inizia a ricercare sia sul mercato sia tramite aiuti umanitari i dispositivi sanitari necessari alla cura e alla prevenzione.
La preoccupazione di Johannesburg è che il virus si diffonda rapidamente tra i più poveri che vivono nelle township, agglomerati periferici senza adeguate infrastrutture igieniche che si trovano non distanti dai quartieri ricchi delle città. La popolazione più povera non ha risorse economiche per curarsi ed è affetta da tubercolosi, 834 casi su 100.000 abitanti, e Hiv, 7 milioni di infetti.
Per far rispettare le misure di isolamento adottate anche negli agglomerati periferici o per far spostare i cittadini da quelle aeree a rischio di contagio il Governo impiega anche milizie e i contractor privati. Per rafforzare la rete di sicurezza sociale il Governo elargisce sussidi speciali e aumenta l’importo di quelli già previsti ma la pandemia rende la crisi economica più ampia, profonda e visibile aumentando le difficoltà dei salariati e anche delle grandi imprese.
Sia la Cina che i Paesi occidentali stanno aiutando il Sudafrica a superare la pandemia da Covid-19. La Cina, il più importante partner economico dell’Africa, ha assicurato un massiccio programma di aiuti inviando medici e materiali, pubblicizzando sui media il suo sostegno. Anche il settore privato cinese si sta adoperando per rafforzare la propria presenza e aiutare le imprese locali, nonché donare presidi medici sanitari.
La Nato, rispondendo ad un appello delle Nazioni Unite, ha fornito la disponibilità di mezzi di trasporto aereo per trasportare medici e dispositivi sanitari in Sudafrica, pubblicizzando sul proprio sito l’intervento.
In futuro, si prevede che il Sudafrica avrà bisogno di ulteriori riforme fondamentali per una crescita più robusta e inclusiva, ponendo l’accento sulla creazione di un ambiente imprenditoriale più favorevole agli investimenti privati per creare posti di lavoro, maggiore apertura ai mercati internazionali e una migliore efficienza dei servizi statali.
Redazione