Sud Africa, corruzione endemica

27

SUD AFRICA – Johannesbug. 17/07/13. Il Sud Africa mette mano al suo corpus normativo per cercare di arginare il problema della corruzione nel settore pubblico che è diventata secondo alcuni analisti endemica. Il disegno, scrive la testata bdlive, è stato presentato in Parlamento e vieta ai dipendenti statali e alle loro famiglie, direttamente o indirettamente, di possedere più del 5% delle azioni in qualsiasi società che lavora con il governo con un’unica deroga concessa dal ministro compresente. 

 

La legge non avrà effetto retroattivo e questo, dice la testata sudafricana, avrà un impatto limitato sul fenomeno corruzione attuale perché non avrà effetti sui contratti già in corso. La corruzione in Sud Africa è un serio problema per le imprese perché coinvolge molti dipendenti pubblici e può succedere che dopo un avvio delle pratiche richieste dalle imprese o di contratti in essere, il tutto si fermi e rimanga in stallo per molto tempo a meno che non si conosca il dipendente giusto nel dicastero giusto. Il Ministro per l’amministrazione pubblica, Lindiwe Sisulu ha annunciato che il disegno di legge è solo uno di una serie di misure previste per affrontare la corruzione nel governo, dilagante. 

Il memorandum del disegno di legge punta a diminuire quella fetta di corruzione che deriva dalla «grande percentuale di dipendenti pubblici e politici, principali azionisti delle società che lavorano con il governo». Secondo uno studio commissionato dal ministero della pubblica amministrazione la qualità della fornitura di servizi al pubblico è stata minata dai dipendenti pubblici che «impropriamente beneficiano di offerte di governo». 

Il memorandum del governo fa riferimento a un rapporto 2011-12 dei revisori generali dello stato che ha messo nero su bianco che il governo aveva assegnato il 50% dei suoi contratti a aziende di proprietà dei politici in carica o dei loro familiari. Si citano nel memorandum anche altri esempi in negativo, come gli appalti dei dipartimenti della salute e dell’istruzione di base, dove migliaia di dipendenti sono stati impegnati “in affari” con lo Stato. 

Il disegno di legge impone a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione (compresi i familiari, partner) di dichiarare la loro quota azionaria nelle imprese che lavorano con il governo.  L’inosservanza comporterà annullamento del bando in oggetto. In caso di mancata presentazione della certificazione, a contratto assegnato, questo verrebbe risolto e lo Stato avrebbe diritto ad un risarcimento. I dipendenti saranno obbligati a comunicare al governo qualsiasi interesse commerciale loro e dei loro familiari nelle società che lavorano con lo stato, a intervalli regolari. 

Tale obbligo entrerà in vigore entro tre mesi dalla promulgazione della legge e il mancato rispetto comporterà sanzioni disciplinari. I dipartimenti dovranno tenere una banca dati in cui si evidenziano le quote azionarie presso le società che lavorano con la pubblica amminsitrazione. Un ministro può rinunciare alla limitazione al 5% dopo aver esaminato la domanda di un dipendente. Considerazione che dovrebbe essere data dalla natura dei beni o servizi da fornire, la natura e la portata dell’interesse aziendale del dipendente, le possibili conseguenze negative per lo stato o il dipendente se la domanda dovesse essere respinta, e il Costituzione e le leggi e le politiche di approvvigionamento.