STATO ISLAMICO. DAESH indica gli obiettivi per il Ramadan

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Dalla nomina del nuovo Califfo dello Stato Islamico Abu al-Hussein al-Husseini al Qurashi, proclamato a fine novembre 2022 a seguito dell’annuncio della morte del suo predecessore Abu Ibrahim al-Quraishi, ci si aspettava un significativo aumento degli attacchi nelle zone in cui si registra la presenza di Daesh. Tale aumento si è verificato esclusivamente in concomitanza con i giuramenti di fedeltà al nuovo leader provenienti dalle wilayat di IS.

Tuttavia, finito questo periodo si è registrato un calo repentino nelle rivendicazioni all’interno dei canali mediatici dello Stato Islamico. Le motivazioni dietro questo dato possono essere numerose, e sicuramente si deve riconoscere una minore capacità militare del gruppo e, parallelamente, un maggiore sforzo internazionale nel combatterlo. Ma, l’attività mediatica di Daesh è rimasta estremamente intensa e la capacità del gruppo di sfruttare gli episodi quotidiani per tentare di ottenere un maggiore visibilità mediatica al fine di aumentare i flussi di denaro e di miliziani è estremamente alta.

Nell’ultimo periodo sembrano essere due gli eventi che più di altri hanno quasi monopolizzato la comunicazione dello Stato Islamico: i recenti roghi del Corano avvenuti in Svezia e Olanda, e gli attacchi terroristici che si sono verificati a Israele.

Il 21 gennaio 2023 Rasmus Paludan, politico danese, brucia il Corano davanti all’ambasciata della Turchia a Stoccolma e, qualche giorno dopo, lo stesso episodio si ripete per mano di Edwin Wagensveld, leader di Pegida, in Olanda. La risposta mediatica di Daesh non si è fatta attendere.

Da settimane vengono pubblicati dalle fondazioni mediatiche legate allo Stato Islamico numerose grafiche ed artwork in cui si denunciano questi avvenimenti e si esortano tutti i musulmani a compiere azioni di rappresaglia. Inoltre il jihad mediatico ha lanciato quella che sembra essere una vera e propria campagna mediatica (vedremo se militare) con l’hashtag “una guerra di religione globale, non azioni individuali”. A questa campagna mediatica si sono uniti anche i singoli utenti, scrivendo all’interno delle chat consigli utili per compiere l’Egira nei Paesi europei evitando i controlli di sicurezza e per fabbricare ordigni artigianali.

In generale le campagne mediatiche dello Stato Islamico hanno l’obiettivo di aumentare la visibilità del gruppo all’interno della sfera social, cercando di ottenere maggiori finanziamenti e di aumentare l’afflusso di miliziani all’interno delle proprie fila. Tuttavia, in questo caso non può sfuggire la minaccia reale a cui sono sottoposti funzionari delle ambasciate e dei consolati, ma anche i civili, che operano in Paesi in cui la presenza dell’Islam radicale è maggiormente diffusa e in cui, storicamente, il monitoraggio dei movimenti di questi gruppi è meno accurato. A dimostrazione di ciò è la notizia, uscita proprio in questi giorni, che la Turchia, con l’appoggio dei servizi di intelligence occidentali, ha eseguito l’arresto di 15 membri dello Stato Islamico che stavano preparando attentati contro i consolati della Svezia e dell’Olanda ad Istanbul: dichiarazione che non ha tardato a comparire sui canali mediatici di Daesh.

Un secondo elemento che ha permeato la comunicazione di Daesh è relativo ad Israele e agli ebrei. Infatti, sfruttando i recenti attentati avvenuti a Gerusalemme, i canali mediatici dello Stato Islamico hanno riesumato l’antica contrapposizione tra musulmani ed ebrei. Infatti, sebbene gli attentati avvenuti a fine gennaio a Gerusalemme non siano stati rivendicati dal gruppo, proprio nell’ultima settimana è stato diffuso numeroso materiale a riguardo.

La fondazione mediatica “War and Media”, non ufficiale ma affiliata a Daesh, ha pubblicato un docufilm sull’evoluzione dei gruppi jihadisti attivi in Egitto fino alla creazione della wilayat dello Stato Islamico in Sinai. Centrale in questo film è il tema della guerra contro Israele e contro l’Egitto in quanto primo Paese arabo ad aver riconosciuto lo Stato di Israele. A questo documentario si aggiunge l’editoriale dell’ultimo numero di al-Naba, la rivista ufficiale dello Stato Islamico, intitolato “Uccidi gli ebrei”. Questo articolo è dedicato ad Asram Farouk, un miliziano dello Stato Islamico che ha compiuto un attacco a Gerusalemme il 23 novembre 2022 e che è stato successivamente arrestato. Questo elemento dimostra la centralità della questione all’interno della componente mediatica dello Stato Islamico in quanto è la prima volta che si riserva una simile celebrazione per un miliziano di Daesh che non è stato proclamato martire (in quanto è stato arrestato e non è stato ucciso).

Questi avvenimenti dimostrano ancora una volta la capacità e la strategia adottata dallo Stato Islamico di inserirsi all’interno di fratture storiche, quali la contrapposizione tra musulmani e Occidente (e/o cristiani) o tra musulmani ed ebrei, per accentuarle e per proporsi come unico vero portavoce a tutela degli interessi e dei diritti dell’intera comunità islamica.

Tale obiettivo risulta oggi ancora più centrale nella strategia di Daesh in quanto da una parte sembra che la struttura organizzativa e militare del gruppo stia vivendo una fase di crisi, mentre dall’altra potrebbe essere un modo per indicare alcuni obiettivi in vista dell’arrivo del mese del Ramadan, un periodo in cui lo Stato Islamico ha sempre dimostrato un’attività fervente.

Pietro Zucchelli

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