
Utenti molto attivi su tutte le piattaforme social utilizzate da Isis; una tale crescita a livello comunicativo era già stata annunciata dalle due infografiche presenti nei numeri 320 e 321 del settimanale dello Stato Islamico al Naba intitolate “Continua a incitare”, in cui Daesh spiegava i motivi del perché l’attività di propaganda sui social sia da considerarsi un obbligo per i credenti ed esponeva i suoi numerosi vantaggi. Siamo dunque di fronte all’ennesima conferma di come al Naba rimanga “l’alpha e l’omega” della propaganda dello Stato Islamico, la fonte dalla quale partono e si chiudono le campagne mediatiche del gruppo.
Si può dire che, nel complesso, la social sfera di Daesh abbia aderito con particolare entusiasmo a questa chiamata, pubblicando vecchio e nuovo materiale di propaganda su Facebook, Twitter, Rocket Chat, Whatsapp e Hoop Messenger sotto l’Hashtag Continua ad incitare, che solo su Twitter ha registrato migliaia di condivisioni, e causando anche la chiusura di diversi account. Una campagna mediatica che ha visto anche la fioritura di vecchi e nuovi format proposti dalle singole case di produzione, come i visual report di Hadm al Aswar Media e gli audio report di al Battar Media Foundation relativi alle attività sul campo nelle differenti Wilayat. In un simile contesto è stato condiviso un nuovo video di particolare interesse intitolato “The Mirage”, relativo alla storia dello Stato islamico e ai rapporti con Al Qaeda in riferimento alla situazione afgana. Nel video viene approfondita anche la figura di Osama Bin Laden, cui viene riconosciuto il ruolo di Mujahid, a differenza dei talebani, traditori della Ummah, soprattutto dopo l’accordo di Doha.
Il video di un’ora include clip principalmente da fonti media “tradizionali”. Particolare menzione va poi all’Imu (Islamic Movement of Uzbekistan), che viene mostrato come un movimento jihadista che ha aiutato l’istituzione/rafforzamento del movimento talebano pakistano, il Ttp. Viene inoltre evidenziato il giuramento di fedeltà dell’Imu allo Stato Islamico. Tale questione assume particolare rilevanza a fronte di quanto avviene ai confini dell’Afghanistan, laddove i talebani Afghani si troverebbero al momento impegnati a nord in scontri con i talebani uzbeki, una parte dei quali sarebbe passata all’Imu, e a sud con un Ttp sempre più schierato a favore di Daesh.
Grande star della nuova campagna mediatica del Califfato è il video pubblicato dalla Wilayat West Africa intitolato The empowerment generation. Il video di 27 minuti mostra un giorno della vita dei bambini nei campi di addestramento allestiti da Iswap nei territori sotto il loro controllo. Le occupazioni dei giovani “leoni del Califfato” comprendono: addestramento religioso e ideologico, addestramento fisico e di tiro, nonché pratica di manovre tattiche. Inoltre, il video mostra l’esecuzione di diversi prigionieri, compresi i militari che sono stati catturati all’inizio dello scorso anno. Le esecuzioni sono eseguite dagli studenti del campo.
Vale la pena notare l’utilizzo di droni per produrre il video, il primo dalla Nigeria girato con questa tecnica. Molto probabilmente, gli Uav esistenti sono già ampiamente utilizzati dai mujahiddin per ricognizioni e attacchi ai militari nello stato di Borno, ma questa è stata la prima dimostrazione dell’uso dei droni a fini “cinematografici”. A conferma della circolarità comunicativa di Daesh, la campagna mediatica è culminata da un editoriale del numero 322 di al Naba dedicato proprio ai giovani leoni del Califfato africani, recante l’omonimo titolo The empowerment generation.
Andrea Barlassina