
Secondo l’economista di Harvard Jason Furman, la crescita del PIL statunitense nella prima metà del 2025 è stata trainata quasi interamente dagli investimenti in data center e tecnologie di elaborazione delle informazioni. Senza queste categorie tecnologiche, i calcoli di Furman, pubblicati il 27 settembre su X, suggeriscono che la crescita del PIL sarebbe stata solo dello 0,1% su base annua, evidenziando il ruolo sempre più importante delle infrastrutture high-tech nel plasmare gli indicatori macroeconomici.
I risultati di Furman, pubblicati online e supportati da analisti finanziari tra cui Robert Armstrong di Unhedged del Financial Times (lo stesso autore che ha coniato il termine “TACO trade”), riecheggiano mesi di osservazioni sull’impressionante crescita delle infrastrutture dei data center. Ad agosto, Renaissance Macro Research ha stimato che entro il 2025 il contributo in dollari alla crescita del PIL, trainato dalla costruzione di data center basati sull’intelligenza artificiale, avrebbe superato per la prima volta la spesa dei consumatori statunitensi. Un dato notevole, considerando che la spesa dei consumatori rappresenta due terzi del PIL.
Tecnicamente, come osserva Furman, gli investimenti in hardware e software per l’elaborazione dati hanno rappresentato solo il 4% del PIL statunitense nella prima metà del 2025, ma hanno contribuito a ben il 92% della crescita del PIL nello stesso periodo. Furman ha aggiunto che l’economia statunitense probabilmente non avrebbe registrato praticamente alcuna crescita senza questa iniziativa, sostenendo: “Senza il boom dell’intelligenza artificiale, avremmo probabilmente avuto tassi di interesse più bassi [e] prezzi dell’energia più bassi, e quindi una crescita aggiuntiva in altri settori”. “Per dirla in parole povere, questo potrebbe rappresentare circa la metà di quanto abbiamo ottenuto dal boom dell’intelligenza artificiale”. Tuttavia, è un dato significativo.
Giganti della tecnologia come Microsoft, Google, Amazon, Meta e Nvidia hanno investito decine di miliardi di dollari nella costruzione e nell’ammodernamento dei data center, rispondendo alla domanda esplosiva di intelligenza artificiale e modelli linguistici di grandi dimensioni che richiedono enormi risorse di elaborazione.
Lisa Schalle, Chief Investment Officer di Morgan Stanley Wealth Management, ha osservato il 29 settembre che la spesa dei cosiddetti “hyperscaler”, alla ricerca di un’enorme potenza di calcolo, sistemi di storage e risorse di rete, è davvero enorme.
“Negli ultimi anni, le spese in conto capitale degli hyperscaler per data center e componenti correlati sono quadruplicate, raggiungendo quasi i 400 miliardi di dollari all’anno”, ha scritto. “Il ritmo di crescita e il volume degli investimenti distorcono il loro impatto economico complessivo, con i primi 10 investitori che rappresentano quasi un terzo della spesa complessiva… A titolo di confronto, si stima che la spesa relativa ai data center contribuisca a circa 100 punti base alla crescita del PIL reale negli Stati Uniti.”
Lucia Giannini
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