STATI UNITI. Il Soft Power di Washington si sta sgretolando

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Le implicazioni del graduale smantellamento delle capacità di soft power degli Stati Uniti stanno suscitando crescente preoccupazione a Washington, anche al di là dell’opposizione democratica. 

Rick Crawford, presidente repubblicano della Commissione Intelligence della Camera, ha recentemente espresso preoccupazione per l’escalation delle “interferenze ostili” in America Latina e nei Caraibi, dopo una visita nella regione. Pechino sta intensificando gli sforzi per espandere la propria influenza nel contesto della guerra commerciale lanciata dal presidente Donald Trump.

La prospettiva che Pechino e Mosca espandano la “sofisticatezza” e la portata delle loro operazioni di influenza è stata chiaramente menzionata anche nella valutazione annuale delle minacce pubblicata a marzo dal direttore dell’intelligence nazionale (DNI) Tulsi Gabbard. 

Negli ultimi anni la questione è stata oggetto di numerosi studi da parte della comunità dell’intelligence Usa. Data la situazione, Crawford ha chiesto “stretta vigilanza”. Il deputato repubblicano dell’Arkansas ritiene che Washington e i suoi partner regionali debbano collaborare in modo attivo, per combattere la criminalità organizzata sudamericana. Ha invitato l’amministrazione Trump ad approfondire le relazioni con i paesi della regione.

Anche altri legislatori repubblicani hanno espresso silenziosamente la loro preoccupazione per la crescente influenza di Pechino e Mosca nell’area. Ma nessuno di questi sostenitori dell’amministrazione Trump si è spinto fino al punto di mettere in discussione la decisione del presidente di smantellare le agenzie incaricate di combattere la disinformazione e di sciogliere l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, USAID

Un gruppo di legislatori democratici di entrambe le Camere, tra cui Mark Warner, attuale vicepresidente della Commissione Intelligence del Senato, ha invitato a settembre l’esecutivo a rafforzare la propria capacità di contrastare la disinformazione in America Latina. In quest’ottica, hanno chiesto al Dipartimento di Stato, tramite il suo Global Engagement Center (GEC), di divulgare maggiori informazioni sulle attività di interferenza informativa portate avanti da Cina, Russia e Iran. 

Hanno inoltre chiesto un migliore coordinamento tra il Dipartimento di Stato e ciò che resta di USAID, nonché un dialogo più attivo con i governi della regione sulle questioni relative alla disinformazione.

Il 16 aprile il Segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato la chiusura del Counter FIMI Hub. Il centro è stato costruito sulle rovine del GEC, l’agenzia responsabile del coordinamento degli sforzi del governo per combattere la disinformazione all’estero, sciolta alla fine del 2024. Il Centro di controinformazione FIMI aveva mantenuto circa 40 dipendenti del GEC, tra cui specialisti in propaganda russa e cinese. Rubio ha presentato la sua decisione come una vittoria della libertà di parola. Su X, ha accolto con favore la fine delle organizzazioni che “mettevano a tacere e censuravano attivamente le voci degli americani che avrebbero dovuto servire”.

Questa mossa rispecchia le recenti dichiarazioni di alti funzionari dell’Amministrazione statunitense, dal vicepresidente J.D. Vance al direttore dell’intelligence nazionale Gabbard, che hanno paragonato la lotta alla disinformazione online praticata in Europa a una violazione della libertà di parola.

Luigi Medici 

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