STATI UNITI. Elevato rischio di propaganda di Stato, come in Ungheria

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Da quando ha assunto il comando di Agency for Global Media, Usagm, il conservatore Michael Pack ha licenziato i vertici di ciascuna delle agenzie di stampa collegate all’ala mediatica dell’Amministrazione, si è mosso per rivalutare lo status dei visti dei giornalisti stranieri che vi lavorano e ha chiesto una maggiore enfasi sulle posizioni politiche dell’amministrazione Trump.

Il troppo zelo ideologico dell’Amministrazione Trump nel riformare VoA e le testate collegate sta facendo salire la preoccupazione per la guerra mediatica, e tecnologica, che si combatte tra Washington e Pechino. L’ultimo avvertimento è arrivato dal Comitato degli Stanziamenti della Camera dei Rappresentanti, che il 6 luglio hanno emanato un giudizio pesante su Pack e la sua gestione: «La recente azione dell’amministratore delegato della Usagm … solleva seri dubbi sull’impegno dell’agenzia a mantenere il firewall e a sostenere i più alti standard del giornalismo professionale»; per “firewall” si intende la separazione, prevista dalla legge, tra le notizie di Usagm e le opinioni del governo degli Stati Uniti. È questa separazione, dicono gli analisti, che permette una copertura giornalistica onesta e critica da parte dell’agenzia, differenziandola dalla propaganda, che rinfacciano alla Cina e alla Russia, ad esempio.

La Camera dovrebbe votare il bilancio Usagm questa settimana; e una proposta legislativa separata per limitare il potere di Pack sull’agenzia e dare maggiore autorità al suo consiglio bipartitico è stata approvata dalla Camera dei Rappresentanti come parte del disegno di legge sulla spesa per la difesa nazionale, riporta Scmp.

L’eccessiva commistione di giudizi politici e di notizie affligge altre democrazie occidentali che vivono momenti di difficoltà, come accade in Ungheria, dove il più grande sito di informazione ha registrato il licenziamento del suo direttore, e le conseguenti dimissioni di oltre 70 giornalisti.

Decine di giornalisti, infatti, si sono dimessi dal principale sito di notizie indipendenti dell’Ungheria per protestare contro la rimozione del direttore, per una percepita interferenza del governo, riporta Al Jazeera.

Index.hu è il portale di notizie più letto d’Ungheria e una voce indipendente in un panorama mediatico sempre più controllato dagli alleati del primo Ministro Viktor Orban.

Il 22 luglio, il suo direttore Szabolcs Dull è stato licenziato, perché avrebbe passato documenti interni ad altri media. Questo ha spinto tre editori senior a dare le dimissioni il 24 luglio, seguiti da più di 70 giornalisti, la stragrande maggioranza della redazione. In una dichiarazione, hanno condannato il licenziamento di Dull come «un palese tentativo di fare pressione su Index.hu».

Lo stesso Dull ha avvertito il mese scorso che il sito era in “grave pericolo” a causa di una proposta di revisione organizzativa, seguita all’acquisto del 50 per cento dell’agenzia pubblicitaria di Index da parte dell’uomo d’affari vicino a Orban Miklos Vaszily. Negli ultimi anni, la maggior parte dei media indipendenti sono falliti o sono stati acquistati da alleati del governo ricevendo così flussi di pubblicità statale.

Antonio Albanese