In un recente documento, l’Institute of International Finance. iif, ha dichiarato che l’economia mondiale è colpita da uno shock inflazionistico e dei tassi di interesse che non accenna a diminuire: «Ci troviamo in una situazione di shock globale dei tassi di interesse e dell’inflazione. I rendimenti dei titoli di Stato a lunga scadenza sono saliti bruscamente in tutte le economie avanzate, inasprendo le condizioni finanziarie, pesando sulla crescita e aumentando l’avversione al rischio (…) Questo sta pesando anche sui flussi verso i mercati emergenti, con il nostro monitoraggio ad alta frequenza dei flussi nei principali Paesi emergenti del mondo che ha registrato deflussi di dimensioni simili a quelle della paura della svalutazione del renminbi nel 2015 e nel 2016» scrive Iif.
L’inflazione è aumentata in tutto il mondo, soprattutto nei mercati in via di sviluppo. Anche nei mercati relativamente maturi e ben gestiti dell’Europa centrale, l’inflazione sta iniziando ad andare fuori controllo, poiché i forti aumenti dei tassi di interesse in questi Paesi non sono riusciti a frenare la crescita esplosiva dell’inflazione.
La Repubblica Ceca, ad esempio, riporta BneIntellinews, ha visto l’inflazione salire a due cifre, a livelli che non si vedevano dai primi anni Novanta, nonostante gli aggressivi aumenti della banca centrale. In Moldavia l’inflazione è salita al 29% a maggio. L’inflazione della Slovacchia ha raggiunto un massimo di 22 anni e Romania, Polonia e Bulgaria, per citarne alcune, soffrono tutte di tassi di inflazione a due cifre.
L’impennata dell’inflazione è stata attribuita alle interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla pandemia di coronavirus e poi esacerbate dallo shock alimentare associato alla guerra in Ucraina. A maggio la Banca Mondiale ha abbassato le prospettive economiche globali al 2,9% per quest’anno, ma ha avvertito che il mondo sta affrontando il pericolo reale di una stagflazione.
Ma non siamo ancora a quel punto, afferma l’IIF. Le banche centrali dei mercati emergenti e in via di sviluppo hanno spinto sui rialzi dei tassi e, come riporta BneIntelliNews in un’indagine sui tassi d’interesse reali negativi – precursori della stagflazione – circa la metà dei Paesi dell’Europa emergente ha tassi negativi a una cifra, il che significa che le banche centrali hanno ancora la capacità di riportare l’inflazione sotto controllo con rialzi dei tassi più aggressivi.
Come riportano sia la Banca Mondiale che l’Iif, l’attuale shock inflazionistico è il più grave dagli anni Settanta del Novecento, ma allo stesso tempo non è così grande come l’episodio precedente e le banche centrali sono molto più attrezzate per affrontarlo, soprattutto dopo il lavoro pionieristico della banca centrale neozelandese negli anni ’70 che è stata la prima ad adottare l’inflation rate targeting.
L’aumento dei tassi d’interesse nei mercati sviluppati è una cattiva notizia per i mercati emergenti, in quanto di solito risucchia il denaro da questi mercati, in quanto i capitali cercano i rifugi più sicuri delle economie avanzate che iniziano a pagare rendimenti più interessanti.
I principali mercati emergenti si sono protetti in quanto hanno individuato rapidamente il problema dell’inflazione e hanno iniziato presto ad aumentare i tassi. La prima a muoversi è stata l’Ucraina, che ha invertito la sua politica di allentamento nel marzo 2021 con un rialzo di 50 pb, dopo una serie di forti tagli in seguito alla crescita dell’economia nel 2019.
La Banca centrale russa (CBR) ha seguito poche settimane dopo con un rialzo di 25 pb sempre a marzo, il primo dal 2018. Il governatore della CBR Elvia Nabiullina ha iniziato ad avvertire che l’inflazione era persistente ed era un problema più grande di quanto la maggior parte dei banchieri centrali credesse e ha iniziato una serie di rialzi sempre più aggressivi per arginare il problema. Prima che la guerra in Ucraina facesse crollare l’economia russa, si riteneva che Elvia Nabiullina fosse riuscita a contenere l’inflazione e ad arrestare il ciclo di inasprimento, poiché si prevedeva che l’inflazione avrebbe ricominciato a scendere. In generale, le banche centrali degli EM hanno anticipato la curva di inasprimento, mentre quelle dei DM sono in ritardo.
Antonio Albanese