Il presidente dello Sri Lanka, Maithripala Sirisena, ha ripristinato la pena di morte; per l’opposizione lo ha fatto per aumentare le sue possibilità di successo nelle prossime elezioni. Un giorno dopo la reintroduzione della pena di morte in Sri Lanka, sono state confermate due esecuzioni che le autorità carcerarie hanno confermato, riporta Telesur.
Il governo aveva assunto in precedenza due boia. I due sono stati scelti tra 100 candidati, di età compresa tra i 18 e i 45 anni, che attendevano con impazienza l’esecuzione di quattro prigionieri condannati per reati di droga. «Il processo di reclutamento è concluso e due sono stati selezionati. I due poi devono passare attraverso una formazione finale che durerà circa due settimane», ha detto il portavoce delle carceri Thushara Upuldeniya.
Sono passati più di 40 anni da quando è stata eseguita l’ultima esecuzione autorizzata dallo stato. La scorsa settimana, il presidente Maithripala Sirisena aveva annunciato la fine di una moratoria sulla pena di morte in vigore dal 1976, una mossa che, secondo gli analisti politici, avrebbe dovuto aumentare le sue possibilità di rielezione se si presentasse di nuovo alla fine dell’anno. «Ho firmato il documento per giustiziare i narcotrafficanti non con odio e crudeltà verso nessuno, ma per salvare la nazione e la generazione futura dalla minaccia della droga, che è la nostra peggiore catastrofe sociale», ha detto Sirisena.
Un portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, Unodc, ha detto che le convenzioni internazionali sul controllo della droga non possono essere usate per giustificare l’uso della pena di morte solo per i reati legati alla droga.
«L’applicazione della pena di morte può anche ostacolare la cooperazione internazionale nella lotta contro il traffico di droga, poiché ci sono leggi nazionali che impediscono lo scambio di informazioni e l’estradizione con paesi che possono imporre la pena capitale per i reati in questione», ha detto l’ufficio del portavoce dell’Unodc.
Luigi Medici