SLOVENIA. Convenzione di Lubiana-L’Aia sul diritto internazionale

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La Slovenia ospita la conferenza diplomatica per l’adozione della convenzione sulla cooperazione internazionale nelle indagini e nel perseguimento di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e altri crimini internazionali (la convenzione MLA). La Conferenza diplomatica MLA a Lubiana rappresenta un passo verso la fine dell’impunità. Insieme a Paesi Bassi, Belgio, Mongolia, Argentina e Senegal, la Slovenia costituisce il nucleo centrale dei paesi che hanno avviato la convenzione, che è stata raggiunta dopo un lungo percorso. La Convenzione di Lubiana-L’Aia nel campo giuridico internazionale per i crimini più efferati, sarà il secondo documento più importante nel campo del diritto penale internazionale dopo lo Statuto di Roma.

La Slovenia partecipa a questa iniziativa da più di 12 anni. L’iniziativa per la convenzione MLA è nata dopo una riunione di esperti organizzata da Paesi Bassi, Belgio e Slovenia nel novembre 2011 all’Aia. L’iniziativa per l’adozione della Convenzione di Lubiana-L’Aia, come verrà chiamata dopo la sua adozione, è durata più di dieci anni, poiché non esiste un quadro giuridico internazionale per la cooperazione tra i paesi per i peggiori crimini. Sebbene la convenzione si occupi di crimini di guerra e coincida con la guerra in Ucraina, non è direttamente correlata ad essa, poiché l’iniziativa è più antica. Però, a causa dei crimini russi, questo si è trasformato in un banco di prova per la lotta internazionale contro l’impunità. L’adozione della convenzione è prevista per il 26 maggio e i paesi la firmeranno alla fine dell’anno nei Paesi Bassi, poiché il depositario della convenzione sarà l’Olanda. I paesi la ratificheranno poi nei loro parlamenti nazionali. Infatti, se la convenzione MLA sarà adottata alla conferenza, sarà il primo grande trattato internazionale nel campo del diritto penale internazionale adottato ai sensi dello Statuto di Roma nel 1998. L’iniziativa opera altrimenti come un processo indipendente al di fuori del quadro delle Nazioni Unite.

Alla conferenza, i delegati discutono su come colmare le scappatoie legali che consentono l’impunità e su come rafforzare la cooperazione internazionale nel campo del diritto, e per adottare il testo finale della Convenzione. Presidente della conferenza è stata eletta la giudice argentina della Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja, Silvia Fernandez de Gurmendi, che si è detta convinta dell’adozione della convenzione, ma che ci riusciranno solo attraverso un duro lavoro. «L’adozione della convenzione è importante perché non c’è cooperazione internazionale in questo tipo di reati. C’è un divario, i crimini continuano a verificarsi e le prove sono frammentate in tutto il mondo. Giudici e pubblici ministeri hanno bisogno di cooperazione per rafforzare i procedimenti giudiziari», ha affermato, ma vede il numero di crimini come un possibile problema nei negoziati.

All’apertura della conferenza diplomatica, il ministro degli Esteri Tanja Fajon e il ministro della Giustizia Dominika Švarc Pipan hanno espresso la loro fiducia nell’adozione della Convenzione sul perseguimento del genocidio e di altri crimini atroci. Hanno sottolineato che l’adozione sarebbe una pietra miliare nel diritto penale internazionale. Infatti, diversi delegati, hanno ricordato che è la seconda convenzione più importante del suo genere nel campo del diritto penale internazionale dopo l’adozione dello Statuto di Roma nel 1998, una sorta di passo avanti verso l’obiettivo di porre fine all’impunità, come ha affermato il giudice canadese della CPI Kimberly Prost, che ha indicato come sfide chiave della conferenza, le definizioni problematiche degli atti criminali e la complessità della loro inclusione nella convenzione MLA, nonché la definizione precisa delle fasi della cooperazione tra i paesi. Il ministro degli Esteri belga Hadja Lahbib ha sottolineato che la lotta all’impunità è responsabilità dei singoli Paesi: «I Paesi potranno perseguire più facilmente i criminali, in modo che non debbano affidarsi esclusivamente alla Corte penale internazionale. Non vogliamo competere con la CPI, la convenzione sarà un’aggiunta al sistema già esistente e funzionerà in parallelo».

Il ministro Fajon si è detta lieta e orgogliosa che la Slovenia stia ospitando un evento così importante, la più grande conferenza diplomatica di diritto internazionale della sua storia e che l’alto livello di partecipazione dei sostenitori della Convenzione, con 300 esperti, rappresentanti di 71 paesi e un totale di 80 Stati sostenitori e altre organizzazioni di tutto il mondo, è stato un riflesso dell’impegno condiviso per garantire la responsabilità e porre fine all’impunità per i crimini più gravi. Ha aggiunto: «spero sinceramente che la Conferenza rappresenti un decisivo passo in avanti per rafforzare la volontà politica e la capacità degli Stati di indagare e perseguire i crimini internazionali più gravi. È obbligo primario degli Stati garantire ciò», aggiungendo che l’iniziativa MLA sottolinea la responsabilità primaria degli Stati nel perseguimento dei crimini internazionali e mira ad aumentare l’efficacia delle indagini e delle azioni penali al livello nazionale, poiché l’adozione ha lo scopo di colmare finalmente le lacune giuridiche nel campo della mutua assistenza internazionale tra Stati. «Negozieremo come garantire la cooperazione internazionale tra i sistemi giudiziari, dove ci sono scappatoie nel perseguimento e nelle indagini dei reati più gravi. Si tratta di cooperazione nel campo dello scambio di prove. È un evento diplomatico straordinario, spero che i negoziatori raggiungano il miglior accordo possibile» dicendosi convinta che la conferenza avrà successo e che dopo qualche altro paese si unirà a loro. Inoltre, ha evidenziato la violenza sessuale, soprattutto durante i conflitti armati, come una delle aree prioritarie nel perseguimento dei crimini, poiché è crimine che spesso non viene indagato.

Mentre il ministro Švarc Pipan ha sottolineato che ogni scappatoia che riusciranno a colmare con la convenzione darà ai criminali meno spazio di manovra, e che i delegati potranno armonizzare le loro posizioni e trovare soluzioni comuni per migliorare le procedure penali nazionali. Ha avvertito che l’impunità per i crimini internazionali rimane una seria minaccia allo stato di diritto, aumenta il rischio di ulteriori violenze e mina seriamente gli sforzi per proteggere i diritti umani fondamentali e la dignità. «Dobbiamo anche garantire che i procedimenti penali non portino a vittimizzazione secondaria a causa di esperienze traumatiche, esposizione mediatica, mancanza di supporto psicologico e sociale o persino bullismo e minacce. È quindi essenziale adottare approcci sensibili ai minori, tenendo conto dei loro diritti, dignità e migliori interessi», ha aggiunto. Alla conferenza sono intervenuti anche Mbacké Fall, procuratore generale della Corte suprema del Senegal, e la dott.ssa Priya Pillai, capo del segretariato dell’Asia Justice Coalition, come ospiti d’onore.

Infine, un tema centrale correlato alla Convenzione è che questa conferenza si svolge in un periodo delicato, cruciale e molto importante del Paese, poiché potrebbe influenzare il sostegno alla Slovenia nella sua candidatura per l’adesione non permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che verrà decisa a giugno. Sperano che i paesi riconoscano le attività della Slovenia e che con ciò la Slovenia dimostra di essere impegnata nella ricerca di responsabilità.

Paolo Romano

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