SLOVENIA. A chi appartiene il Golfo di Pirano? Pescatori alla corte Europea dei Diritti Umani

375

Una controversia pluridecennale fra due Paesi membri dell’UE confinanti si riaccende. Si segnala una diatriba fra la Slovenia e la Croazia a causa del Golfo di Pirano e la situazione dei pescatori sloveni, in quelle acque contese in merito ai confini, che sono vessati continuamente da multe da parte della guardia costiera croata e che hanno deciso, dopo aver perso in tutti i gradi di giudizio nei tribunali croati, di appellarsi alla Corte Europea dei Diritti Umani, la CEDU. Il vallone di Pirano, anche detto baia o golfo di Pirano, è una baia del Golfo di Trieste che prende il nome dalla città slovena di Pirano. Misura circa 19 chilometri quadrati e si trova a cavallo del confine tra la Croazia e la Slovenia. Il Pirano è al centro di una disputa tra questi due Paesi, in quanto l’esatto confine marittimo fra i due Stati è oggetto di una controversia. Per capire il motivo per cui si è arrivati a questa decisione occorre brevemente ripercorrere le vicissitudini principali e significative di questa controversia.

La Slovenia è stato il primo Paese dei Balcani ad entrare nell’Unione Europea nel 2004. Per quanto riguarda la Croazia, invece, già nel 2001 aveva siglato l’Accordo di stabilizzazione e associazione con l’UE, entrato poi in vigore nel 2005, e nel frattempo nel 2003 aveva fatto richiesta formale di adesione all’organizzazione. I rapporti fra questi due Paesi, entrambi rivieraschi dell’Adriatico e confinanti, erano già particolarmente tesi sin dalla fine della guerra nell’ex Jugoslavia proprio a causa delle rivendicazione da parte slovena su una parte di “territorio” marittimo al largo del Golfo di Pirano. La Croazia ritiene, in accordo con i suoi confini stabiliti, che la Slovenia non avrebbe un collegamento fra le sue acque e quelle internazionali, ovvero non avrebbe libero acceso poiché dovrebbe attraversare prima lo spazio marittimo croato. Da Stato membro UE Lubiana, in seguito a questi dissidi, ha posto il veto o cercato di ostacolare una possibile adesione croata, poiché temeva un congelamento definitivo della questione dei confini marittimi.

Una svolta vi è stata nel 2009 poiché prima le relazioni bilaterali hanno influenzato le trattative d’ingresso della Croazia nell’UE. I due primi Ministri sloveno e croato, Pahor e Kodor, hanno raggiunto un accordo, accettando di giungere ad un compromesso. Per mezzo di un referendum popolare, la Slovenia ha accettato di rivolgersi ad un tribunale internazionale portandovi la questione. Nel 2017, dopo molti anni, finalmente è arrivata la sentenza della Corte Permanente di Arbitrato dell’Aia, che ha decretato che la Slovenia abbia l’accesso “ininterrotto” al mare aperto, ovvero concedendo al Paese l’accesso diretto alle acque internazionali del mare Adriatico, e non costringendo più così tutte le sue imbarcazioni o comunque quelle dirette in Slovenia a dover passare dalle acque territoriali croate. Zagabria, seppur aveva accettato di sottoporre la controversia ad un tribunale arbitrale internazionale, ha rigettato la decisione della Corte che istituisce un corridoio lungo 2,5 miglia nautiche dalle 10 miglia nautiche dalle acque slovene attraverso i mari croati verso le acque internazionali.

Il recente ingresso della Croazia nell’area Schengen, il 1° gennaio 2023, non ha portato cambiamenti per i pescatori. In ballo sempre le multe comminate loro da Zagabria per aver violato il confine marittimo, ovvero per l’attraversamento illegale delle frontiere e attività economica illegale. Il ministero degli Affari Esteri sloveno, che segue la vicenda con particolare attenzione, sottolinea che la Croazia, seppur pubblicamente afferma la necessità di risolvere i problemi pratici del popolo, continua ad esercitare costantemente giurisdizione su metà del conteso Golfo di Pirano. Inoltre, un accordo nel quadro dell’accordo sui trasporti e la cooperazione di piccole dimensioni (SOPS) sarebbe accettabile per la parte slovena, ma la Croazia non è d’accordo: almeno questo è quanto riferiscono i media sloveni e fonti del Ministero sulla vicenda.

In questi ultimi giorni la contesa è tornata sotto l’attenzione dei media per una scelta effettuata dai pescatori sloveni del Golfo di Pirano che chiedono tutela alla Corte europea dei diritti dell’uomo, la CEDU. I pescatori sloveni si sono rivolti alla CEDU poiché, dopo le continue multe che ricevono dalla Croazia per aver pescato nel Golfo di Pirano, si sono rivolti ai tribunali croati, ma senza successo. Allora, dopo aver esaurito tutte le opzioni legali di ricorso in Croazia, compresa la Corte costituzionale, l’ultima speranza rimasta per loro è la CEDU di Strasburgo. Le autorità croate stanno addebitando multe ai pescatori sloveni per la pesca nella zona del Golfo di Pirano, seppur appartiene alla Slovenia secondo il lodo arbitrale, ma la Croazia, non riconoscendo il verdetto, insiste sul confine nel golfo lungo la linea centrale. La situazione per i pescatori, però, non è delle più rosee anzi le “punizioni” che ricevono praticamente su base giornaliera pesano molto, anche psicologicamente.

I pescatori, almeno dal punto di vista finanziario per l’assistenza legale, possono contare sul sostegno del governo sloveno, poiché in conformità con la legge sull’esecuzione dei lodi arbitrali, lo Stato sloveno finanzia il gratuito patrocinio per i pescatori, ma dal ministero degli Esteri fanno sapere che non parteciperanno al procedimento dinanzi alla CEDU, spiegando che la Slovenia, in quanto Paese, non può nemmeno partecipare ad azioni legali presso la suddetta Corte.

In conclusione, la situazione è ancora in divenire poiché non si è tuttora ricevuta alcuna notifica dalla CEDU se le cause dei pescatori saranno prese in considerazione presso il tribunale di Strasburgo. Inoltre, lo stesso ministero degli Affari esteri ha affermato che, se il caso verrà affrontato dalla CEDU, la questione principale sarà probabilmente dove il pescatore ha pescato, ma aggiungendo anche un passo fondamentale, ovvero che se i giudici accogliessero i ricorsi dei pescatori, il tribunale di Strasburgo in qualche modo legittimerebbe il lodo arbitrale. Infine, i pescatori auspicano, sempre se il tribunale di Strasburgo accoglierà le cause a titolo oneroso, che a causa dell’abbondanza dovuta alle molte azioni legali da parte dei pescatori, perché sono in corso procedimenti separati per ogni sanzione ricevuta da essi, la Corte potrebbe riunire le cause e poi adottare una sentenza pilota. Nonostante il disaccordo tra Slovenia e Croazia in merito all’esecuzione del lodo arbitrale e tutti i precedenti tentativi di risolvere la questione della pesca nel Golfo di Pirano non hanno avuto successo, si spera che i problemi dei pescatori vegano risolti dalla CEDU.

Paolo Romano

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/