SIRIA. Verso il colpo di Stato. Attesa per le decisioni di Doha

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I ministri degli Esteri di Turchia, Iran e Russia terranno un incontro oggi a Doha come parte del processo di Astana per la Siria. Se Homs cade, il territorio del paese controllato da Assad verrà diviso in diverse parti non collegate tra loro, apparentemente con la creazione della “Siria russa” a Latakia, la parte meridionale del paese che cade sotto i ribelli guidati da HTS, e forse un’enclave a Damasco. Regione senza accesso diretto al mare, solo attraverso il Libano. Guardando l’Iran. In caso di perdita del corridoio nella Siria centrale, anche la rotta aerea verso Khmeimim attraverso l’Iraq e l’Iran diventerà più complicata, se non addirittura interrotta, poiché nel “collo” i militanti possono installare una difesa aerea sufficiente per intercettare gli aerei da trasporto.

Di estremo interesse che le dichiarazioni di Mohammed al Jawlani (Ahmed al-Shara), leader di HTS alla CNN siano del tutto corrispondenti a quanto detto dal Dipartimento di Stato americano: “È tempo di tornare al processo politico in Siria sotto l’egida delle Nazioni Unite. La caduta di Hama rafforza la necessità di raggiungere una soluzione politica globale in Siria basata sulla risoluzione 2254 delle Nazioni Unite”. Erdogan è uscito allo scoperto sostenendo apertamente HTS e SNA affermando di aver teso la mano ad Assad per molto tempo. Sostiene apertamente la ribellione e destituzione di Assad.

Il Pentagono sostiene che tre soldati americani sono rimasti feriti dopo che razzi hanno colpito una base militare a est del fiume Eufrate.

L’ambasciata russa in Siria ha invitato i russi a lasciare il Paese così come quella cinese. Fonti siriane riferiscono dell’arrivo di ulteriori unità delle Forze Operative Speciali delle Forze Armate russe in Siria. 

La rivista Al-Mursad (vicina all’intelligence talebana) ha elogiato i recenti progressi in Siria e ha annunciato il suo sostegno a HTS.

Secondo alcune fonti siriane, il ministro della Sanità siriano Ahmed Damirieh sarebbe fuggito ed sarebbe arrivato in Giordania.

In un comunicato l’Alto Comando dell’Esercito e delle Forze Armate siriane ha scritto inuma comunicato ufficiale: “Negli ultimi giorni le nostre forze armate hanno combattuto feroci battaglie per respingere e prevenire gli attacchi brutali e consistenti di organizzazioni terroristiche contro la città di Hama da diverse direzioni e con forze ingenti, utilizzando tutti i mezzi e le attrezzature militari, nonché con la aiuto delle cellule dormienti”. “Nelle ultime ore, a causa dell’escalation degli scontri tra i nostri soldati e gruppi terroristici e del crescente numero di martiri tra le nostre forze, questi gruppi sono riusciti a sfondare diverse direzioni nella città ed entrarvi, nonostante le pesanti perdite nelle loro fila. Per preservare la vita dei civili ad Hama e non coinvolgerli nei combattimenti all’interno delle città, le unità militari di stanza lì sono state ridistribuite e trasferite fuori città”. Il Ministro della Difesa siriano, Ali Abbas: “Oggi stiamo combattendo una feroce battaglia in corso con le più brutali organizzazioni terroristiche che usano tattiche di gang. Quello che è successo oggi ad Hama è stata una misura tattica e le nostre forze sono ancora in città. Queste organizzazioni takfiri sono sostenute da noti paesi regionali e internazionali che le supportano militarmente e logisticamente. Siamo in una buona situazione sul campo e le nostre forze armate hanno lavorato per ridistribuirsi per preservare vite. Consigliamo al nostro popolo in Siria di essere paziente e risoluto e non esiteremo a ripristinare la sicurezza nelle aree occupate dai terroristi”. 

In Iraq si sono incontrati ministri per gli esteri di Iraq, Siria e Iran. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha affermato che “i gruppi terroristici takfiri, con il sostegno del regime sionista e degli Stati Uniti, hanno ordito un piano a lungo termine per fomentare caos e violenza nella regione”. Araqchi da Baghdad ha aggiunto: “L’Iran è pienamente pronto a sostenere il governo, il popolo e l’esercito siriani nella misura necessaria”. 

Secondo un funzionario iraniano: “L’Iran può schierare due brigate dell’esercito in Siria entro due settimane, ma temiamo che le truppe siriane non resisteranno fino ad allora. La leadership siriana non ci ha informato della gravità della situazione e ce ne siamo accorti solo pochi giorni fa. Abbiamo inviato consiglieri militari in prima linea per motivare e controllare le unità siriane, e loro hanno combattuto fino alla fine. Riteniamo che la situazione a Homs, nella campagna occidentale di Hama, Tartus e Latakia sia stabile.”

Il consigliere del ministro degli Esteri iraniano chiede all’Ucraina di smettere di sostenere i terroristi in Siria poiché ciò mina l’impegno nella lotta al terrorismo.

In Israele, fa sapere Channel 13: “Per tutta la notte si sono svolte discussioni all’interno dell’esercito israeliano e del sistema di sicurezza sulla caduta della città di Hama in Siria da parte dei militanti e sullo sviluppo degli eventi lì, mentre l’esercito israeliano si prepara alla possibilità di un rapido collasso dell’esercito di Assad. E le ripercussioni di questi eventi sulla situazione in Siria nel frattempo le forze si preparano ai possibili sviluppi nel Golan, lanciando un messaggio ai militanti: “Non avvicinatevi al confine con Israele”. Parte delle forze israeliane sono state trasferite sulle alture di Golan in seguito ai nuovi eventi in Siria. L’IDF ha bombardato il checkpoint di Al-Arida al confine tra Siria e Libano. Secondo Israele il collasso dell’esercito di Assad sarà a breve. 

Centinaia di combattenti d’élite di Hezbollah, insieme ai loro leader, sono arrivati ​​in Siria la notte del 5 novembre, avviando sforzi di riorganizzazione e lanciando un rapido contrattacco. Hezbollah “sosterrà la Siria nella lotta ai terroristi”, ha detto il leader del movimento.

Ed ora uno sguardo all’avanzata di HTS, forze turche SNA e alleati e curdi aggiornato alle ore 16:00 del 6 dicembre.

Direzione Latakia: L’esercito siriano ha respinto un attacco di militanti del Partito del Turkestan, uzbeki e tagiki nelle campagne di Latakia. Si registra un enorme spostamento dalla campagna di Hama verso Latakia, Tartous e la campagna occidentale di Homs. 

La Siria si trova in una situazione di crescente tensione e caos, con un significativo accerchiamento del territorio lungo l’asse della strada M4. L’avanzata HTS ha portato i ribelli alle porte di Homs dopo una rapida presa parziale di Hama. Il governo di Assad, in difficoltà, si è ritirato in poche ore verso Homs per cercare di contenere l’offensiva. L’avanzata lungo la M4, che collega Hama a Homs, è stata fulminea, lasciando poche possibilità di riorganizzazione per le forze del governo.

Contemporaneamente, nel sud del Paese, le regioni di Daraa e al-Suwayda sono in fermento. I gruppi ribelli locali stanno intensificando gli attacchi contro le forze governative, contribuendo ad una pressione crescente su Assad. Se la situazione dovesse precipitare ulteriormente, il governo rischia di trovarsi accerchiato da nord e da sud, con solo Homs e Damasco.

L’attuale contesto fa presagire la possibilità sempre più tangibile di un colpo di stato. Se i ribelli locali di Damasco dovessero allearsi con HTS, la caduta del governo di Assad potrebbe avvenire in tempi brevissimi. 

A supporto di tale previsione, una fonte militare del Ministero dell’Informazione del governo di Assad parla di “sventare un tentativo di tradimento e di colpo di stato che coinvolge alcuni ufficiali che hanno rapporti con l’estero”, secondo quanto riportato dal canale satellitare filogovernativo Sama. La fonte ha detto: “I servizi di sicurezza sono stati in grado di scoprire il piano e contrastarlo prima che fosse attuato all’interno dell’edificio dello Stato Maggiore Generale a Damasco”, secondo le sue parole.

Ex ribelli in Siria meridionale riuniti sotto la Southern Operation Room. L’ottava brigata, combattenti ribelli riconciliati sostenuti dalla Russia, è tra loro. Dichiarano la loro offensiva per Damasco e invitano le forze di Assad a disertare.

Questa rapida avanzata delle ribellioni sembra essere strategicamente mirata in vista dell’incontro di Astana previsto per il oggi: più territorio sarà sotto il controllo di HTS, maggiore sarà la loro influenza nei colloqui.

Nel frattempo, Israele ha intensificato le proprie operazioni militari. Dal 4 dicembre, i raid israeliani hanno colpito diverse aree, inclusa al-Qusayr nella campagna meridionale di Homs, e si registra un avanzamento delle truppe israeliane sulle alture del Golan. All’interno dell’esercito e del sistema di sicurezza israeliano, si sono svolte discussioni sull’impatto della caduta di Hama e sulla possibilità di un rapido collasso dell’esercito di Assad. Israele sta ora prendendo misure per proteggere il confine con il Golan, inviando un chiaro messaggio ai militanti: “Non avvicinatevi al confine con Israele”. La situazione si evolve rapidamente e tutti gli sviluppi indicano un progressivo crollo del governo di Assad.

I fronti di scontro sono ora confinati nella campagna settentrionale di Homs, nella campagna occidentale di Hama e nella campagna nordorientale di Latakia.

Direzione Eufrate – Manbij. Per quanto riguarda le linee di contatto tra forze del governo e milizie filo iraniane e le SDF, si segnala che alle ore 22:56 del 5 dicembre le SDF sono avanzate nella provincia meridionale di Raqqah, sotto controllo del governo siriano, liberando Rasafa e le regioni dell’Eufrate attorno a Maadan. A partire dalle ore 13:49 del 6 dicembre rapporti documentati con video rilasciati da canali locali riferiscono che dopo un accordo con Assad le SDF hanno preso il controllo della città di Deir ez Zor, dell’aeroporto militare della città ubicato a sud della sacca di Khasham e, conseguentemente, dei Sette Villaggi precedentemente occupati dalle milizie sostenute dall’Iran. Inoltre, riguardo le milizie filo iraniane rapporti locali documentati con video rilasciati da canali locali indicano che a partire dalle ore 13:18 le milizie sostenute dall’Iran si sono ritirate anche dalla città strategica di Albu Kamal, al confine siriano-iracheno, e si sono dirette verso l’Iraq. Mentre scriviamo apprendiamo da fonti locali che le province di Deir ez Zor, al Mayadin e Albu Kamal (in sostanza tutta la zona occidentale del fiume Eufrate) è sotto controllo delle SDF. Con tutta probabilità le milizie iraniane andranno in supporto alle forze siriane di Assad. 

Passando al fronte di Manbij con l’esercito turco e le fazioni del SNA, alle ore 01:03 del 6 dicembre l’artiglieria turca ha effettuato bombardamenti sui villaggi di Hamra e Jat nella campagna occidentale di Manbij. Gli scontri sono ripresi circa alle ore 14 del pomeriggio del 6 dicembre nella campagna occidentale di Manbij. Secondo quanto riferito da fonti locali, l’SNA ha cercato di avanzare verso un villaggio e l’SDF ha risposto prendendoli di mira.

Graziella Giangiulio, Maria Elisabetta Papa, Cristina Uccello

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