Siria. Gli Usa hanno Parigi nel cuore?

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ITALIA – Roma 26/09/2013. Dopo la bocciatura parlamentare della politica interventista di David Cameron, molti commentatori hanno affermato che il caso siriano ha segnato un cambiamento significativo nei rapporti di sicurezza occidentali: in conseguenza del voto britannico, Parigi starebbe gradualmente sostituendo Londra come partner preferenziale in tema di sicurezza europea, per Washington.

Si tratta, avverte Anand Menon, professore di politica europea al King’s College di Londra, di affermazioni fuorvianti, perché in tema di sicurezza, il Regno Unito resterà il paese primus inter pares, afferma il professore dalle colonne del World Politics Review. Il vero significato della crisi è un altro: la dipendenza paralizzante di entrambi i maggiori Stati europei dal loro alleato americano e la tendenza di Washington ad ignorare la loro sensibilità nel perseguire i propri interessi. I governi di Francia e Gran Bretagna sono stati i primi a chiedere un’azione pesante e decisa contro il regime siriano: fin dai primi giorni della rivolta, la Francia ha sostenuto con forza i ribelli e ha chiesto la cacciata di Bashar al-Assad; poi Londra e Parigi insieme hanno convinto i partner dell’Ue a revocare l’embargo sulle vendite di armi alla Siria; insieme chiedevano una rappresaglia militare contro il regime per l’uso di armi chimiche. All’improvviso, tutto è cambiato. Il Regno Unito, grazie al voto della Camera dei Comuni, è stato escluso da tutto e Parigi e Washington hanno continuato le loro discussioni sull’intervento. La successiva decisione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di consultare il Congresso prima di ordinare l’intervento militare ha lasciato la Francia, a sua volta, isolata nella sua continua insistenza sulla necessità di colpire il regime di Assad. Indubbiamente, gli avvenimenti siriani sommo stati un’umiliazione per Francia e Regno Unito, ma, ed è qui la questione,  nulla è cambiato nei dispositivi di sicurezza occidentali: nonostante l’incapacità del Regno Unito di sostenere gli Stati Uniti in un attacco militare e nonostante la persistente volontà della Francia di farlo, Parigi non sta sostituendo Londra come alleato più stretto alleato degli Usa in Europa. Per prima cosa, gli americani stanno lavorando bene con i loro omologhi britannici; inoltre, in Francia c’è un certo diffuso disagio politico nell’essere percepiti come il più stretto alleato di Washington. L’Ump si è subito detto ostile all’intervento, criticando Francois Hollande per la sua cieca volontà di seguire la politica statunitense. E c’è di più:  in Gran Bretagna, il voto alla Camera dei Comuni ha rappresentato una umiliazione per Cameron e ha creato profonda irritazione a Washington  ma classe politica britannica non ha voltato le spalle all’uso della forza. Dei quasi 500 membri del Parlamento, solo 52 hanno votato contro il governo. Il voto è stato til sintomo di un disagio legato alla cronica cattiva gestione parlamentare del primo ministro: in questo caso, la decisione di richiamare i parlamentari dalle loro vacanze senza alcun preallarme e l’insistenza sulla votazione prima che gli ispettori Onu consegnassero la loro relazione. Una profonda lezione da analizzare deve riguardare il rapporto più ampio tra gli europei e gli Stati Uniti. Se l’Europa non può dipendere dal partner del Nord Atlantico come una volta, l’attuale inquilino della Casa Bianca può essere definito un interventista riluttante: i suoi tentennamenti hanno frustrato e irritato molte cancellerie europee perché il continente europeo non è più al centro degli interessi statunitensi. Certamente gli Stati Uniti hanno bisogno di partner quando devono procedere con interventi militari, ma al di là del fornire una parvenza di legittimità gli Usa non hanno bisogno di loro sul campo. Al contrario, gli europei non possono agire senza gli Usa: Hollande, alla fine, ha ammesso che un attacco non ci poteva essere senza la partecipazione politicas e militare statunitense. Il caso siriano fa il paio con quello libico o maliano: mentre gli stati europei parlano di interventi armati in tema di sicurezza internazionale, non possono fare molto senza il sostegno di Washington. Pur non mettendo a rischio la sicurezza transatlantica, gli Usa sono importanti per Francia e Gran Bretagna molto più di quanto sono loro non lo siano per Washington.