Domino damascato

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La crisi siriana sta divenendo la pietra di paragone per i rapporti interstatali dell’aerea. Turchia, Iran, Russia, Azerbaijan sono coinvolti a diverso titolo in questa partita a scacchi giocata si diversi livelli: a colpi di mitra solo a quello più basso, con velate ritorsioni energetiche a quello più alto. 

L’analisi dovrebbe vertere, quindi, su una sola domanda di fondo, semplice quanto complessa: è in grado la crisi siriana di rovinare le relazioni internazionali della Turchia con la Russia e l’Iran?

Eventi sullo scontro turco-siriano

3 ottobre 2012 – Colpi di mortaio esplosi dalle forze governative siriane hanno colpiti le abitazioni civili del villaggio di Akçale nella provincia di Saliurfa uccidendo 5 persone e ferendone altre 9. In risposta a questo evento le forze armate turche hanno bombardato le postazioni militari di confine siriane tra il 3 ed il 4 ottobre (AGC Communication – La Turchia bombarda i territori siriani).

L’attacco siriano è stato subito condannato dalla NATO, che ha offerto il proprio appoggio alla Turchia (AGC Communication – La NATO difenderà la Turchia dalla Siria) e dalla comunità internazionale che ha chiesto al governo di Damasco di fermare queste azioni contro i civili turchi.

4 ottobre 2012 – Il parlamento turco ha approvato il mandato per le operazioni militari in Siria a seguito della morte dei 5 civili causata dagli attacchi siriani (AGC Communication – Il parlamento turco approva il mandato per le operazioni militari in Siria). L’approvazione è stata basata anche sull’articolo 4 della NATO che abilita un paese alle azioni militari in caso di minaccia per la propria sicurezza e per la propria sovranità nazionale; Recep Tayyip Erdogan, Primo Ministro turco, ha considerato tale approvazione non una dichiarazione di guerra da parte della Turchia nei confronti della Siria, ma soltanto un mezzo di protezione da parte di Ankara.

11 ottobre 2012 – L’aviazione militare turca costringe un aereo partito da Mosca e diretto a Damasco ad atterrare all’aeroporto di Ankara perché sospettato di trasportare armi (AGC Communication – La Turchia ha intercettato un aereo russo diretto in Siria sospettato di trasportare armi).

12 ottobre 2012 – La Turchia sembra prepararsi alla guerra indirizzando il sistema missilistico di difesa europeo verso la Siria con l’intento di monitorare le azioni delle truppe governative di Damasco e prevenire ulteriori attacchi (AGC Communication – Turchia indirizza il sistema europeo missilistico di difesa verso la Siria).

15 ottobre 2012 – Un aereo armeno diretto in Siria è costretto ad atterrare da parte dell’aviazione militare turca nella provincia orientale di Erzurum a causa di non meglio precisate violazioni (AGC Communication – Aereo armeno costretto ad atterrare in Turchia).

17 ottobre 2012 – Dopo una serie di esplosioni causate dai mortai siriani nella provincia di confine turca di Hatay le forze armate turche hanno risposto al fuoco prendendo come obiettivo le postazioni militari delle truppe governative siriane (AGC Communication – La Turchia risponde al fuoco siriano nei territori di Hatay).

 

Rapporti russo-turchi

L’intercettazione dell’aereo proveniente da Mosca e diretto a Damasco con a bordo 35 passeggeri di cui 17 russi da parte dell’aviazione militare turca e l’obbligo di atterrare nell’aeroporto di Ankara permette di inquadrare tale evento come uno dei motivi di deterioramento dei rapporti tra la Russia e la Turchia.

L’accusa di trasporto di armi dirette alle truppe governative di Bashar al-Assad è stata respinta da Mosca spiegando che il materiale trasportato includeva equipaggiamento radar utilizzato per scopi civili.
Sull’incidente si è pronunciato il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov il quale, dopo aver negato l’invio di armi a Bashar al-Assad, ha assicurato che le relazioni ed i rapporti tra la Russia e la Turchia non si sono deteriorati. Risulta ancora inspiegato a Mosca il perché le autorità turche non abbiano permesso ai diplomatici russi di entrare in contatto con i 17 cittadini russi presenti sull’aereo A-320 costretto ad atterrare all’aeroporto di Ankara.

Sulla solidità e stabilità dei rapporti turco-russi è dovuto intervenire lo stesso ufficio stampa del presidente Putin dopo il posticipo della sua visita originalmente programmata in Turchia. La comunicazione è giunta direttamente dall’addetto stampa del presidente Dmitry Peskov il quale ha riportato che la visita prevista per il 15 di ottobre da parte del presidente russo è stata rinviata per motivi interni al 3 dicembre a seguito di una telefonata tra lo stesso Putin edil Primo Ministro turco Erdogan e non deve essere collegata all’incidente dell’aereo.

In Russia comunque la comunità politica e l’opinione pubblica ritiene il comportamento turco nei confronti dell’aereo siriano partito da Mosca inaccettabile ed illegale; ad avvalorare tale ipotesi è intervenuto anche Igor Kotchenko, direttore della rivista della Difesa Nazionale Russa, che ha descritto l’atto delle autorità turche come un gesto di “pirateria aerea” perché, visto che la Siria non è ancora stata sottoposta alle sanzione del Consiglio delle Nazioni Unite, i rapporti commerciali tra Mosca e Damasco e le spedizioni intercorse tra i due paesi non possono essere soggetti ad interventi esterni.

Se si analizza lo storico delle relazioni intercorse tra la Russia e la Turchia si può vedere come i due paesi sono spesso entrati in conflitto tra di loro e hanno fatto parte di coalizioni opposte durante le guerre che hanno caratterizzato la storia moderna e contemporanea. Fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale la Turchia è stata un membro della NATO ed ha rappresentato per circa mezzo secolo l’unico membro del patto atlantico avente in comune una zona di frontiera con l’Unione Sovietica, motivo per il quale gli Stati Uniti hanno riversato enorme interesse sullo stato turco accrescendo le inimicizie tra Ankara e Mosca.

Queste tensioni erano state smorzate negli ultimi anni, specialmente dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ed il presidente turco era stato spesso in visita al Cremlino fino a quando la situazione siriana non ha cominciato a deteriorare tali rapporti dovuti alle divergenze di opinione sul regime di Bashar al-Assad: mentre Mosca supporta il governo di Assad definendo questa escalation di violenza “affari interni siriani”, la Turchia ha da sempre auspicato un intervento congiunto con la NATO e con le potenze occidentali per fermale le brutalità della guerra civile e per tutelare i propri interessi nella regione.

Allo stato attuale non si può dire se le relazioni tra la Turchia e la Russia peggioreranno oppure torneranno ad essere stabili come prima dello scoppio della guerra in Siria, è certo però che Mosca non intende patteggiare e giungere ad un punto d’incontro per quanto riguarda l’intervento delle potenze straniere all’interno del territorio siriano, specialmente dopo gli eventi libici durante la Primavera Araba, e quindi non vedrà positivamente un possibile coinvolgimento dell’esercito turco in operazioni di confine.

Il deterioramento delle relazioni tra i due paesi ovviamente va a svantaggio della Turchia, visto che la Russia provvede a fornire circa i due terzi del gas naturale di cui lo stato turco necessita e visto che Mosca controlla il corridoio per il trasporto del gas che attraversa sia la Turchia che la Bulgaria ed aveva proposto la costruzione di un sistema di condutture nelle acque turche in grado di competere con il progetto Nabucco.

Inoltre sempre la Russia ha aiutato la Turchia per la costruzione del suo primo impianto nucleare, risorsa energetica importante a fronte anche delle sanzioni imposte all’Iran che hanno fatto diminuire le importazioni di petrolio e gas all’interno dello stato turco.

 

Le relazioni turco-iraniane dopo le sanzioni internazionali

I rapporti tra Iran e Turchia sono divenuti complicati ultimamente a causa sia della crisi siriana, visto che l’Iran appoggia il regime di Assad, sia per le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea che hanno limitato ulteriormente i rapporti commerciali della repubblica iraniana influendo quindi anche su quelli intrattenuti con la Turchia.

Per quanto riguarda la crisi siriana, Ahmadinejad supporta il presidente Bashar al-Assad ed il suo governo sia pubblicamente ed a livello internazionale sia tramite l’invio di armi ed equipaggiamento militare sfruttando il corridoio iracheno impossibile da tutelare e controllare da parte delle forze di sicurezza irachene locali.

A complicare il quadro della situazione ci sarebbe sia il supporto che Iran ed Iraq forniscono al Partito dei Lavoratori Curdi (PKK), acerrimo nemico del governo turco con cui Ankara ha ingaggiato una battaglia che dura da più di 25 anni, e sia il sostegno che la Turchia ha dato all’opposizione di Assad concedendogli asilo ed a Tariq al-Hashimi, vice presidente iracheno processato e trovato colpevole di atti terroristici che, riuscito a fuggire in Turchia, non ha ricevuto l’estradizione per volere del Primo Ministro turco Erdogan.

Sul fronte economico, l’Iran ha subito ulteriori sanzioni riguardanti il settore petrolifero e del gas naturale e vincolanti i rapporti commerciali con gli stati stranieri a causa del programma nucleare nazionale che, seppur dichiarato avere fini civili, è stato accusato da parte dell’Unione Europea e degli Stati Uniti di operare con il fine di dotare la repubblica iraniana di armi atomiche. Prima di queste sanzioni la Turchia, che aveva avviato negli ultimi anni una politica di vicinato diretta a rafforzare le relazioni politiche e commerciali, importava il gas naturale ed il petrolio dall’Iran per provvedere al fabbisogno energetico non supportato dalla Russia oppure non prodotto localmente.

Le sanzioni hanno influito enormemente sui rapporti commerciali tra Turchia ed Iran: le importazioni di petrolio iraniano per il periodo agosto-settembre hanno registrato un dimezzamento, arrivando a totalizzare una quantità pari a soltanto 100 mila barili al giorno (AGC Communication – Importazione turca del petrolio iraniano dimezzata), e sono state sostituite dal petrolio saudita, secondo quanto riportato nei giorni scorsi dalla CNN Turk TV dopo la visita del Ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita Ali al-Naimi ad Ankara (AGC Communication – La Turchia rimpiazzerà il petrolio iraniano con quello saudita). Uno colpo basso della Turchia all’Iran se si pensa che i due paesi, lo stato saudita e quello iraniano, rappresentano i poli di attrazione delle confessioni “rivali” sunnita e sciita.

Si aggiungono a questi problemi economici anche i rapporti tesi tra l’Iran e l’Azerbaijan, stato “amico” della Turchia che più volte è stato appoggiato da Ankara nella lotta contro l’Armenia per la questione del Nagorno-Karabakh: il 9 ottobre 2012 si è assistito ad uno scambio di battute tra Teheran e Baku in cui l’Azerbaijan accusava l’Iran di aver concluso accordi commerciali con l’Armenia per la vendita di petrolio, gas naturale ed energia necessari per la “sopravvivenza” dello stato armeno, mentre la repubblica iraniana accusava quella azera di aver supportato Israele permettendogli di condurre azioni di intelligence contro gli ingegneri nucleari iraniani (AGC Communication – Rapporti tesi tra Azerbaijan ed Iran).

Una distensione tra l’Iran e la Turchia si è registrata però durante la cerimonia inaugurale del vertice dei paesi membri della Organizzazione per la Cooperazione Economica (ECO) che si è tenuta a Baku in Azerbaijan il 16 ottobre (AGC Communication – Baku sede del vertice ECO); durante la riunione dei capi di stato il presidente iraniano Ahmadinejad ha incontrato il Primo Ministro turco Erdogan con cui ha discusso la situazione siriana ed ha convenuto la necessità di stabilire la pace, la stabilità e la sicurezza all’interno della Siria sulla base dei diritti di libertà, giustizia e rispetto.