
La questione della presenza militare russa in Siria è diventata centrale alla luce degli ultimi sviluppi nel paese. L’ex primo Ministro siriano Muhammad al-Jalali ha dichiarato che il futuro di tale presenza sarà deciso dalle “nuove autorità”, in un momento in cui Mosca ritiene fondamentali gli insediamenti nel paese.
La Russia ha consolidato la sua presenza in Siria a partire dall’agosto 2015, quando Mosca e Damasco hanno siglato un accordo per l’istituzione della base aerea di Hmeymim, situata nella campagna di Latakia. Tuttavia, il Cremlino ha reso pubblico l’accordo solo circa un anno dopo.
La base Hmeymim è stata progettata per diversi scopi militari, con l’impiego di migliaia di soldati, caccia, elicotteri da combattimento e avanzati sistemi di difesa antiaerea. L’accordo garantisce alle forze russe in Siria l’esenzione da tasse e dazi doganali e offre immunità diplomatica al personale militare. In aggiunta a Hmeymim, la Russia dispone di una base navale nel porto di Tartus e mantiene 21 installazioni militari e 93 punti di controllo in diverse aree della Siria, oltre a schierare consiglieri militari e forze di polizia. Queste strutture rappresentano pilastri strategici per Mosca, non solo per il controllo regionale, ma anche per garantire la presenza navale russa nel Mediterraneo e come punto di sosta per il rifornimento di carburante agli aerei russi carichi di attrezzature pesanti diretti alle basi russe in Africa.
Tuttavia, il panorama politico siriano è cambiato radicalmente con la caduta del governo di Bashar al Assad. Le forze dell’opposizione armata hanno preso il controllo della capitale Damasco il 10 dicembre, dopo un’offensiva lanciata il 27 novembre che ha coinvolto i governatorati di Idlib, Aleppo, Hama e Homs. In questo contesto, l’agenzia russa Tass ha riportato le dichiarazioni dell’ex primo Ministro al-Jalali, il quale ha sottolineato che la questione della presenza russa non rientra più nella sua giurisdizione.
La Russia sta reagendo agli sviluppi con prudenza. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha ribadito l’importanza di mantenere relazioni positive con la Siria, sottolineando la necessità di tutelare gli interessi comuni. Parallelamente, Mosca ha affermato di seguire con grande attenzione la situazione, mantenendo i contatti con tutti i gruppi dell’opposizione siriana.
Negli ultimi giorni si sono registrati movimenti significativi delle forze russe in Siria. Il 6 dicembre, i sistemi di difesa aerea S-300 sono stati trasferiti dalla base di Homs alla base aerea di Hmeymim. Tuttavia, le immagini satellitari del 9 dicembre non hanno rilevato segni di un ritiro dalle principali installazioni militari russe, come la base navale di Tartus e la stessa Hmeymim. Nonostante ciò, l’esercito russo ha iniziato a ridistribuire alcune attrezzature militari. Le forze russe si stanno concentrando presso l’aeroporto di Qamishli, nel nord-est del Paese, in vista di un possibile ritiro verso Hmeymim. Secondo quanto riportato da Al Arabiya, sono in corso preparativi che potrebbero preludere a un ulteriore ridispiegamento strategico delle truppe russe nella regione.
L’aeroporto di Hmeymim, un tempo operante come terminal civile e militare, versa ora in rovina. Testimonianze video mostrano uniformi abbandonate dai soldati siriani, che si sono mescolati ai civili nel caos successivo alla caduta del governo di Assad. Saccheggi e devastazioni hanno trasformato il terminal civile in un luogo desolato, mentre la sezione militare della base resta sotto controllo russo.
La presenza militare russa in Siria, che per anni è stata un pilastro della strategia di Mosca in Medio Oriente, si trova ora a un bivio. Le incertezze politiche e militari potrebbero alterare in modo significativo il ruolo della Russia nella regione, con potenziali ripercussioni sul Mediterraneo e oltre.
Maria Elisabetta Papa
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