SIRIA. Si gioca sullo scenario siriano il conflitto tra Turchia ed Egitto

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Il governo di Damasco ha approvato l’inserimento nella lista dei gruppi terroristici movimenti come il tunisino Ennhada e il LIFG libico. A prima vista privo di collegamenti, questo atto mostra come vi sia forse un avvicinamento alle posizioni egiziane, e quindi saudite ed emiratine, a conferma degli eventi delle ultime settimane, come la riapertura dell’ambasciata emiratina a Damasco. 

Questa decisione del governo Assad confermerebbe l’opera anti turca al di fuori dei confini siriani. In effetti, non è mistero il fatto che vi sia una lotta sotto traccia tra Turchia e Egitto, quindi Arabia Saudita e Emirati, in particolare per il sostegno turco a tutti i movimenti che fanno riferimento ai Fratelli Musulmani. Tra questi vi sono anche, appunto, Ennhada in Tunisia e il LIFG in Libia.

Restando in termini diplomatici, secondo la stampa libanese, l’Italia riaprirà a breve la propria ambasciata a Damasco. Account social siriani hanno sottolineato ironicamente come o molti leader stanno accettando lo status quo in Siria o molti vogliono evitare la “maledizione di Assad”. In effetti, alcuni hanno fatto riferimento al fatto che nel corso degli ultimi anni chiunque abbia detto che Assad sarebbe morto o sarebbe uscito dalla scena siriana e mondiale, essenzialmente o è morto o ha perso rovinosamente la propria posizione, mentre Assad è rimasto al proprio posto. 

Politicamente le acque si muovono intorno a Damasco: il Capo del comitato di negoziazione siriana, Nasr Hariri, ha salutato positivamente la creazione del comitato costituzione che dovrebbe rimanere sotto controllo delle Nazioni Unite e ha invitato gli USA a rivedere il ritiro prendendosi le loro responsabilità. Ovviamente i gruppi ribelli meno oltranzisti hanno paura di perdere quel poco di supporto americano di cui godevano fino ad ora, come ad esempio avviene nella Badiyah siriana. 

Il Consigliere per la sicurezza Nazionale americano, John Bolton, ha poi fissato le condizioni del ritiro delle truppe americane dalla Siria e lo ha fatto nel corso di una discussione con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo Bolton, il ritiro avverrà quando saranno soddisfatte le condizioni di sicurezza per gli alleati nella regione.

Redazione