
Il 14 maggio, durante il suo viaggio a Riyadh, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivelato la sua intenzione di revocare le sanzioni alla Siria, regolate dal famoso Ceasar Act, con l’obiettivo di dare la possibilità al popolo siriano di prosperare. Le parole di Trump sono state accolte con un applauso entusiasta, che si è trasformato in una standing ovation da parte dei presenti, segno di un sostegno unanime e di una speranza condivisa per il futuro della Siria.
Prima di questa ufficializzazione Trump ha confermato in un’intervista che il presidente Erdogan gliel’ha chiesto, e molti altri leader, perché le sanzioni che “subiscono attualmente non danno loro la possibilità di rialzarsi, quindi vogliamo vedere se possiamo aiutarli e prenderemo una decisione in merito”. Infatti, secondo quanto riferito dalla Reuters, citando una fonte diplomatica turca, ha riferito che il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha discusso telefonicamente della situazione in Siria con la sua controparte statunitense e ha sottolineato l’importanza di revocare le sanzioni. Ma non solo, anche Arabia Saudita e Qatar hanno svolto un ruolo da mediatori che si è rivelato fruttuoso. Già, nel mese di aprile, fonti avevano rivelato che il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman stava organizzando un incontro ufficiale tra i due Presidenti durante la visita di Trump in Arabia Saudita, come infatti è avvenuto. Potremo affermare, dunque, che dietro questo successo hanno giocato un ruolo di rilievo i Paesi del Golfo insieme alla Turchia.
“Dovremmo tutti sperare che il nuovo governo siriano riesca a portare stabilità al Paese. Daremo alla Siria una grande opportunità e le auguro buona fortuna. Rubio incontrerà il nuovo ministro degli Esteri siriano in Turchia. La mia amministrazione ha compiuto il primo passo verso la normalizzazione delle relazioni con la Siria. La Siria ha sofferto una miseria e ha avuto un numero elevato di morti e speriamo che l’attuale governo riesca a portare pace e stabilità. Speriamo nella stabilità dello Stato e nel portare la pace in Siria. Le sanzioni alla Siria erano uno strumento per combattere il regime di Assad”, ha commentato il presidente Trump alla stampa.
Il Ministro degli Esteri siriano Asaad al Shaibani ha accolto con favore la decisione di Trump sulle sanzioni, considerata una svolta fondamentale per il popolo siriano: “Trump ha dato al nostro popolo più dei suoi predecessori, che hanno permesso ai criminali di guerra di oltrepassare i limiti. Il presidente Trump può raggiungere uno storico accordo di pace e una vera vittoria per gli interessi americani in Siria”.
Le sanzioni sono iniziate quando gli Stati Uniti hanno designato la Siria come “Stato sponsor del terrorismo” nel dicembre 1979. Dopo lo scoppio della guerra civile, nel 2011, le sanzioni sono diventate significativamente più ampie e restrittive su diversi settori economici-finanziari. Nel dicembre 2019 il presidente Trump firmò la legge del Caesar Syria Civilian Protection Act, noto anche come Ceaser Act, che prende il nome da un disertore della polizia militare che ha fatto trapelare le foto di 11.000 detenuti torturati e uccisi nelle prigioni del regime di Assad. In vigore dal 17 giugno 2020, quest’atto di legge mirava ad aumentare la pressione sul regime di Assad e ad isolarlo dal sistema globale. Tra le restrizioni economiche più estese al mondo, le sanzioni statunitensi alla Siria includono: restrizioni economiche, congelamento dei beni, divieti sulle esportazioni e sulle vendite di prodotti per la difesa, divieto di viaggio, sanzioni nei settori dell’edilizia e dell’energia, restrizioni al settore finanziario, sanzioni alla Banca Centrale siriana e divieto per le aziende statunitensi di fare affari con Damasco.
Storico incontro tra Trump e al-Sharaa dopo la revoca delle sanzioni: presenti anche bin Salman ed Erdogan
Dopo il gioioso annuncio della revoca delle sanzioni, nella mattina di mercoledì 14, si è tenuto un altro evento storico e significativo: l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente del governo di transizione siriano, Ahmad al-Sharaa, alla presenza del principe ereditario saudita, Mohamed bin Salman, e – in videoconferenza – del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan.
Nelle trattative precedenti tra Washington e Damasco, il dossier della revoca delle sanzioni e il riconoscimento del governo siriano erano subordinati a strette condizioni: 1. Autorizzazione per le operazioni antiterrorismo degli Stati Uniti sul territorio siriano. 2. Cooperazione con l’OPCW sulle armi chimiche. 3. Garantire la sicurezza dell’uranio altamente arricchito. 4. Condanna pubblica dei gruppi jihadisti. 5. Supportare l’operazione Inherent Resolve nel quadro della lotta con l’ISIS. 6. Divieto delle attività dei movimenti palestinesi ed espulsione dei loro membri dal territorio siriano. 7. Aiutare a ritrovare i 14 americani scomparsi in Siria (è stato infatti ritrovato il corpo del giornalista americano Austin Tice, scomparso 15 anni fa, ad Aleppo). Se la Siria avesse accettato queste richieste, gli Stati Uniti sarebbero stati pronti a dichiarare pubblicamente il loro impegno a tutelarne l’integrità territoriale e avrebbero valutato anche la possibilità di ripristinare le relazioni diplomatiche e di rimuovere lo status di terrorista ai membri del nuovo governo.
Nel corso dell’incontro, durato circa mezz’ora, i due Presidenti si sono confrontati su diverse e centrali questioni mettendo sul tavolo delle trattive una serie di richieste reciproche. La Casa Bianca le ha rese note:
- Trump ha chiesto ad al-Sharaa di aderire agli Accordi di Abramo per normalizzare le relazioni con Israele.
- Trump ha esortato al-Sharaa a collaborare con Washington per prevenire la rinascita dell’ISIS.
- Al-Sharaa ha sottolineato a Trump che è nell’interesse della Siria cooperare con gli Stati Uniti sulle questioni relative a lotta al terrorismo e smaltimento di armi chimiche.
- Al-Sharaa ha accolto con favore gli investimenti statunitensi nei settori petrolifero e del gas siriano. (Su questo dossier media internazionali hanno riferito che si tratterebbe di un accordo minerario in stile ucraino)
- Al-Sharaa ha sottolineato il suo impegno per l’accordo di disimpegno con Israele firmato nel 1974.
Nella settimana precedente all’incontro, il Presidente siriano ha avviato una campagna silenziosa per ottenere il sostegno statunitense alla ricostruzione della Siria, ha riferito il quotidiano americano The Wall Street Journal. Al Sharaa si è adoperato per assicurarsi il sostegno degli Stati Uniti arrestando militanti stranieri, comunicando tramite intermediari con Israele e manifestando la sua disponibilità a concludere accordi che avrebbero consentito alle compagnie petrolifere e del gas americane di condurre affari in Siria. Il Presidente siriano ha chiesto un incontro con Trump per condividere la sua visione di una ricostruzione in stile Piano Marshall: la visione di Al-Sharaa per la ricostruzione favorisce le aziende americane e occidentali rispetto a quelle cinesi. La nuova Siria cerca una solida relazione strategica con gli Stati Uniti basata su interessi reciproci e partnership. Damasco spera di diventare un alleato importante e influente di Washington nella prossima fase. Il comportamento del governo ad interim siriano determinerà il futuro del sostegno di Washington alla nuova Siria. D’altra parte, nel quadro di un’alleanza strategica con la nuova Siria, l’incontro tra al Sharaa e Trump ha aperto le porte ad accordi energetici, alla cooperazione contro l’Iran e all’impegno con Israele, riflettendo la tradizione di Trump di infrangere i tabù della politica estera. Al contempo, gli Stati Uniti mantengono rigide condizioni per Damasco, enfatizzando l’antiterrorismo e imponendo alla Siria di tenere i combattenti stranieri fuori dalle sue forze armate. In conclusione, per sugellare l’inizio di questa nuova alleanza, Trump ha invitato al Sharaa a visitare gli Stati Uniti.
Vertice Siria, USA e Turchia: verso il consolidamento degli accordi
All’incontro storico tra al Sharaa e Trump ne ha fatto seguito un altro tra il Ministro degli Esteri siriano, Asaad al Shaibani, e il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, nella città turca Antalya, alla presenza del Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, con l’obiettivo di dare seguito al coordinamento bilaterale e rafforzare le intese raggiunte.
Durante una conferenza stampa ad Antalya, il Segretario di Stato USA Marco Rubio ha annunciato che il presidente Trump emetterà le prime esenzioni dalle sanzioni per la Siria, definendola un’opportunità storica. Gli Stati Uniti intendono promuovere la pace e la stabilità in Siria, auspicando che i progressi del paese portino alla revoca definitiva delle sanzioni da parte del Congresso. Rubio ha comunicato che il presidente siriano Ahmed al-Sharaa ha chiesto aiuto agli Stati Uniti per espellere i combattenti stranieri e i terroristi e per raggiungere la pace con Israele. Dopo questo incontro, i media israeliani hanno riferito che sono attualmente in corso trattative preliminari per la creazione di un’infrastruttura commerciale israelo-siriana per dare seguito alla decisione di Trump di revocare le sanzioni a Damasco, nonché per promuovere la normalizzazione delle relazioni tra Israele e il mondo arabo nel quadro degli Accordi di Abramo. Con tale proposito, anche l’Arabia Saudita si è mossa già da tempo per facilitare un accordo di pace tra Siria e Israele; tuttavia, Gerusalemme nutre ancora dubbi sulla capacità del Presidente siriano di diventare un vicino pacifico. Non dimentichiamo che anche gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e l’Azerbaigian stanno mediando per avvicinare Damasco e Tel Aviv.
Implicazioni geopolitiche
Con la revoca delle sanzioni alla Siria, l’amministrazione Trump ha impresso una svolta storica alla politica americana in Medio Oriente. Il gesto, sostenuto dalla mediazione di Turchia, Arabia Saudita e Qatar, ha inaugurato un nuovo corso nei rapporti tra Washington e Damasco. Al centro di questo processo vi è l’incontro tra il presidente Trump e Ahmad al-Sharaa, durante il quale sono stati discussi temi strategici, tra cui l’adesione siriana agli Accordi di Abramo e la cooperazione contro l’ISIS, nonché la condanna del jihadismo e l’interruzione del sostegno a gruppi palestinesi armati. In cambio, gli Stati Uniti riconosceranno il nuovo governo siriano e ne garantiranno l’unità territoriale. Inoltre, le aziende statunitensi potranno fare investimenti nei settori del gas e del petrolio della Siria. La nuova leadership siriana ha manifestato l’intenzione di costruire una relazione solida con Washington, a stabilire relazioni trasparenti con Israele e a favorire un piano di ricostruzione orientato verso l’Occidente. In questo contesto, si intensificano i contatti tra Siria e Israele, con il coinvolgimento attivo di attori regionali come Arabia Saudita, Emirati, Qatar e Azerbaigian. Il presidente Trump sta perseguendo una politica globale volta a raggiungere la stabilità in Medio Oriente e a espandere gli Accordi di Abramo. Il comportamento del governo siriano nei prossimi mesi sarà decisivo per definire la traiettoria di questa nuova alleanza e per comprendere se la Siria potrà davvero rientrare come attore legittimo e stabile nello scenario regionale.
Cristina Uccello
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