Una bugia può fare il giro del mondo nel tempo che la verità impiega ad allacciarsi le scarpe

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ITALIA – Roma 19/09/2013. La conferenza stampa di Ban ki-Moon sull’uso di armi chimiche in Siria è stata chiara e pesante in alcuna passaggi: «Chi ha usato armi chimiche dovrà assumersene la responsabilità. Qualsiasi utilizzo di armi chimiche da parte di chiunque, ovunque, è un crimine.

Il nostro messaggio di oggi deve andare oltre: non si può massacrare il proprio popolo con il gas (messaggio che non sposta nulla, visto che potrebbe riferirsi al Presidente Assad o agli stessi oppositori, ndr) (…). Devono essere puniti anche i crimini commessi con armi convenzionali. (…) La situazione umanitaria è disperata. Ci sono persone che vivono sotto assedio. Le famiglie affrontano scelte intollerabili tra il rischio di rimanere sul posto e il rischio di dover fuggire. Comunità che vivevano in relativa armonia ora sono strappate dalle loro terre con violenza settaria. Un terzo delle persone del paese hanno lasciato le loro case. Il più grande flusso di rifugiati e sfollati registrato da molti anni, sta causando l’instabilità in tutta la regione. Il team di esperti guidato dal professor Ake Sellstrom merita elogi (tra i tre firmatari de documento degli ispettori c’e’ un italiano di Roma, Maurizio Barbeschi, rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr). Hanno affrontato circostanze pericolose tra cui un attacco da parte di cecchini. Hanno fatto il loro lavoro a tempo di record nel rispetto dei più elevati standard professionali e scientifici. Il lavoro degli esperti rappresenta il meglio dell’Onu. La missione del team del Dott. Sellström è stata in grado di determinare oggettivamente che il sarin è stato utilizzato su scala relativamente grande, come ho detto. Il lavoro del team era per stabilire “se” e in che misura le armi chimiche siano state usate, non “chi” le ha usate. Sta ad altri decidere se perseguire ulteriormente la questione per determinare la responsabilità. Possiamo tutti avere i nostri pensieri in proposito, ma vorrei semplicemente dire che si tratta di un grave crimine e che i responsabili devono essere assicurati alla giustizia al più presto possibile. (…) L’ottantacinque per cento dei campioni di sangue prelevati sono risultati positivi al sarin. La maggioranza dei campioni ambientali confermano l’uso di sarin. La maggior parte dei razzi o frammenti di razzi recuperati contenevano sarin. (…) La lettura del rapporto è agghiacciante. Quanto è accaduto costituisce un crimine di guerra oltre che una grave violazione del Protocollo del 1925 e di altre norme del diritto internazionale consuetudinarioSi tratta del più significativo utilizzo di armi chimiche contro la popolazione civile dai tempi di Saddam Hussein a Halabja nel 1988, sicuramente il peggiore del XXI secolo. La comunità internazionale ha la responsabilità di garantire che queste armi non vengano utilizzate come strumento di guerra. L’adesione della Siria alla Convenzione sulle armi chimiche e il tardivo riconoscimento di esserne in possesso è un fatto positivo che comporta in ogni caso l’ assunzione di misure rigide. Accolgo con favore l’ accordo raggiunto tra la Federazione russa e gli Stati Uniti in merito all’eliminazione di questo tipo di armi da parte della Siria. La Missione delle Nazioni Unite tornerà in Siria il più presto possibile per svolgere ulteriori indagini».

Questi passaggi salienti della conferenza stampa del 16 settembre, a New York hanno scatenato le immediate le reazioni al Consiglio di Sicurezza:

Unanime la reazione dei tre membri permanenti occidentali. Secondo Samantha Power, ambasciatrice Usa al Palazzo di Vetro, i dettagli tecnici dimostrano che solo il regime di Assad può essere responsabile. Lo stesso afferma l’ambasciatore Mark Lyall Grant, rappresentante permanente della Gran Bretagna al Palazzo di Vetro, secondo cui la qualità del sarin impiegato era superiore a quello usato nell’attacco alla metropolitana di Tokyo e all’Iraq: «Non era roba da dilettanti». Per Alexis Lamek, incaricato d’affari di Parigi, «la natura del sarin utilizzato, il tipo delle munizioni e la traiettoria mostrano che il responsabile dell’attacco è il regime. E questa non è una sorpresa per noi». Nulla di fatto invece per la Russia secondo cui non c’è la “smoking gun” la pistola fumante che incastrerebbe Assad. Secondo l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Cherkin, il lavoro degli ispettori deve essere «approfondito e allargato ai ribelli in base alle accuse formulate nei loro confronti dal governo siriano».

I commenti e gli approfondimenti sono fioriti in tutto il mondo e sono fioccati anche nel Belpaese. Questi ultimi ci danno l’estro per parlare del ruolo nell’affaire siriano di alcune ong internazionali: Federico Rampini (Repubblica) scrive che «l’atteso rapporto degli ispettori Onu arriva con settimane di ritardo su analoghe perizie compiute dai servizi americani, dai francesi, dagli inglesi, nonché (prime fra tutti) da Ong umanitarie come Medici senza Frontiere e Human Rights Watch. Tuttavia il rapporto è la prima conferma fornita da esperti di un’organizzazione internazionale che tutte le parti in causa riconoscono» Guardando però la versione ufficiale della propria indagine fornita da Medici senza Frontiere si legge: «Nei giorni scorsi sul web e sui social media sono circolate informazioni false o male interpretate sulle attività di Msf, dopo quanto dichiarato nel comunicato stampa del 24 agosto in merito ai sintomi provocati da agenti neurotossici.

Msf non è in grado di identificare la causa di tali sintomi riscontrati nei pazienti in tre cliniche supportate da Msf nel governatorato di Damasco, dove l’organizzazione non era e non è direttamente presente e non ha la possibilità né la capacità di determinare o di attribuire responsabilità per l’evento». Sui siti ufficiali di Msf si trovano le informazioni corrette sulle comunicazioni e le attività di Msf in Siria.
In quanto a “Human Rights Watch”, ong dal nome affascinante e bellissimo, citata come ente attendibile dai media nazionali e internazionali, si possono esprimere simili perplessità sulle informazioni o sui dati fatti da essa circolare; ad esempio, ritroviamo tra i contributori George Soros, che contribuisce con 100 milioni di dollari sui 128 milioni di capitale detenuti dall’organizzazione. A chi non lo ricordasse, il magnate Soros è stato al centro delle più pesanti operazioni finanziarie e speculative degli ultimi vent’anni, al meno. 

Altra fonte troppo spesso citata senza verificarne l’attendibilità è il Syrian Observatory for Human Rights, gestito a Londra da “Sua Trinità” Abdel Rahman o Rami Abdulrahman oppure Osama Ali Suleiman. Questo personaggio gestisce, in proprio, il flusso informativo relativo ai fatti del proprio paese, distribuendo a piene mani verità e fatti non confermati sul conflitto siriano, poi ripresi da tutte le agenzia di stampa, anche dall’italica Ansa. 

In tutta questa ridda di commenti italici e internazionali, le 41 pagine della relazione ufficiale dell’Onu siglata da Ake Sellstrom (capo missione), Scott Cairns (capo del Opcw) e Maurizio Barbeschi (rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità) risultano non lette o approfondite; al loro posto e al centro del dibattito politico e mediatico stanno interpretazioni del conflitto fatte da certe “organizzazioni umanitarie” universalmente riconosciute come tali, le cui opinioni non suffragate da dati certificati si vanno a sostituire a quella dell’ Onu.

Concludiamo con una bellissima frase di Mark Twain che ci sembra illustri benissimo la situazione: «Una bugia può fare il giro del mondo nel tempo che la verità impiega ad allacciarsi le scarpe»

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