Assad ha vinto le elezioni, le ultime a cui parteciperà, a detta sua, elezioni che ha vinto ripetutamente con maggioranze bulgare compresi gli anni del conflitto.
La Siria purtroppo continua a versare in condizioni molto difficili con scontri armati che si succedono regolarmente nella provincia di Idlib dove Mohammed al Joulani, che cambia idea come un bambino capriccioso, dopo aver fatto alleanze con Daesh, Al Qaeda e averle ripudiate ha fatto la spia facendo uccidere i suoi ex alleati e ora molto amico dei turchi cerca un posto nel futuro parlamento siriano-turco.
Tra i problemi che la Siria, tra i più grandi detentori di riserve di gas e petrolio, si trova ad affrontare la questione elettrica. I partiti vicini al governo del regime hanno ammesso che i problemi delle infrastrutture elettriche, l’abbandono e la corruzione in questo settore sono radicati anche prima degli anni della guerra, in riferimento agli anni precedenti il movimento rivoluzionario.
Un rapporto del sito web Lira Today ha criticato l’assenza di quelli che ha descritto come “piani e strategie efficaci, in particolare piani di emergenza per le crisi previste che possono verificarsi e verificarsi”, e ha ritenuto che il risultato fosse che il settore elettrico ha dovuto affrontare grandi sfide che nessuno era pronto ad affrontare.
Secondo una fonte citata dal partito pro-Ba’ath, la situazione della centrale di Baniyas, ad esempio, è catastrofica e, se la decisione fosse stata nelle sue mani, non avrebbe speso un dollaro in operazioni di manutenzione, poiché l’infrastruttura ha più di 44 anni. Per quanto riguarda la centrale termica di Tishreen, che funziona a combustibile, “nel tempo la centrale è stata sfruttata e molti hanno mangiato e bevuto su di essa”. La stessa fonte ha sottolineato che i tentativi di mantenerla in vita non sono redditizi, rispetto ai grandi costi spesi per essa, stimati in 50 milioni di dollari.
Queste centrali hanno bisogno «di una revisione completa ogni cinque anni (cioè ogni 60.000 ore di lavoro), mentre la manutenzione si aggira intorno ai due mesi all’anno. Secondo i rapporti ufficiali, il settore elettrico ha bisogno di 15 miliardi di dollari (generazione, trasmissione e distribuzione) fino al 2030, per poter garantire la domanda di energia elettrica, e questi 15 miliardi di dollari sono costi fondamentali, esclusi i costi operativi».
Nel rapporto di Al-Lira si legge che se il governo del regime vuole generare 3.000 megawatt, da turbine a vapore che funzionano a carburante e non a gas, avrà bisogno di 3 miliardi di dollari come costo di installazione, un costo superiore alla fattibilità. Un disastro il caso energetico siriano che il nuovo governo non sembra voler risolvere.
Maddalena Ingrao