SIRIA. L’impatto del conflitto a Gaza sugli attori del teatro siriano

109

Le tensioni in corso a Gaza hanno un’importante eco anche in Siria, che direttamente e indirettamente rimane legata alle dinamiche regionali e ai rapporti geopolitici tra gli attori presenti nei suoi territori.

L’esplosione della conflittualità, che ha visto coinvolti in primis Israele e Hamas, ha portato con sé risvolti importanti in Siria, data la prossimità territoriale tra Siria e Israele, la presenza di milizie filo-iraniane nei territori siriani controllati dal governo del presidente siriano, Bashar al Assad, e il ruolo statunitense ancora rilevante nei territori sotto amministrazione curda in Siria. 

Sicuramente il confine tra Siria e Israele, tra i governatorati siriani di Daraa e al Qunaytrah e i territori tanto contesi delle Alture del Golan, controllati da Israele, rimane altamente insidioso non solo perché a nord coinvolge anche il confine con il Libano, ma anche perché nei territori siriani nel limite del confine c’è un’importante presenza di milizie supportate dall’Iran compresa Hezbollah. 

Lo scambio reciproco di bombardamenti tra terrori siriani e territori israeliani sancisce un’importante ruolo svolto dal governo di Bashar al Assad, non tanto attivo, dato che prova a scongiurare che le sue forze attacchino le Alture del Golan, quanto passivo, lasciando agire liberamente le milizie filo-iraniane. I vecchi contrasti tra Hamas e Bashar al Assad impongono sicuramente una posizione più cauta per il presidente siriano. Oltre agli scontri a fuoco diretti è importante soprattutto rilevare la presenza di miliziani e di armamenti delle milizie filo-iraniane e di Hezbollah che nell’ultimo periodo sono fluiti con una certa costanza attraverso i territori siriani. A ciò andrebbe aggiunto anche il sospetto del ruolo della Siria non solo di paese di transito, ma anche di paese di produzione di attrezzature per le forze affiliate all’Iran.

Contestualmente nelle zone dell’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria (AANES), le forze statunitensi subiscono attacchi da parte della Resistenza Islamica irachena, che colpisce costantemente le basi militari della Coalizione internazionale in Siria e Iraq. In Siria gli Stati Uniti rispondono prendendo di mira depositi e quartier generali delle milizie affiliate all’Iran, tra Deir ez Zor, al Mayadin e Albu Kamal. L’Iran si toglie ogni responsabilità degli attacchi subiti dagli Stati Uniti in Siria e Iraq, ma, di fatto, le milizie affiliate all’Iran e presenti in Siria creano un non poco disordine nelle aree dell’AANES. Le forze armate dell’AANES, le Syrian Democratic Forces (SDF) a guida curda e sostenute dagli Stati Uniti, subiscono attualmente attacchi ai loro punti militari lungo il corso dell’Eufrate. Questi attacchi provengono dalle aree in cui sono presenti le forze filo-iraniane nella riva destra dell’Eufrate, ma non mancano assalti originati dagli stessi territori controllati dalle SDF, nella riva sinistra dell’Eufrate. Questa configurazione delle tensioni si collega bene all’incrocio di alleanze di cui godono le milizie filo-iraniane e che può rintracciarsi almeno sino alle dispute esplose tra SDF e clan arabi dello scorso agosto. 

L’opposizione tra SDF, a leadership curda, e i clan arabi presenti nell’AANES non poteva, neanche nei primi giorni, essere confinata ad una questione puramente etnica e ciò è venuto ancor più alla ribalta nei recenti giorni, quando alcune indiscrezioni riferivano che parte dei clan arabi, che avevano rifiutato di riconciliarsi con le SDF e che trovavano nello sceicco della tribù al Uqaydat, Ibrahim al Hafel, una guida alla loro resistenza, si erano riunite sotto il comando dei Guardiani della Rivoluzione. Il governo siriano di Bashar al Assad rimane più in disparte in queste dinamiche, sebbene alcuni attacchi da parte delle sue forze contro punti militari delle SDF sono stati monitorati in questi giorni.

Il governo siriano, infatti, è maggiormente impegnato negli scontri militari con la sala operativa ribelle al Fatah al Mubin nella zona di Idlib. Grazie al sostegno russo, le forze governative hanno potuto portare avanti massicci bombardamenti nell’ultimo mese in quelle aree. D’altra parte gli attacchi israeliani hanno spinto la difesa anti-aerea dell’esercito siriano a fronteggiare i missili israeliani, che hanno tuttavia centrato il più delle volte gli obiettivi, quali strutture governative di difesa e complessi di milizie filo-iraniane e di Hezbollah. Oltre alle zone di Daraa e al Qunaytrah, anche quelle delle campagne di Damasco, dell’aeroporto di Damasco e di quello di Aleppo sono state e sono suscettibili di azioni militari israeliane.

Più tenue è stata negli ultimi giorni l’azione militare turca nel nord della Siria. Attacchi meno pressanti sono stati diretti contro punti militari delle SDF. Dopo l’ampia operazione militare turca contro elementi curdi, a seguito dell’attentato a Istanbul del 1° ottobre 2023, la Turchia rimane in secondo piano a livello militare nell’ultimo periodo. E tuttavia le sue azioni rimangono rilevanti per la neutralizzazione di leader curdi presenti in Siria.

Similmente non si può dire per Daesh, che sta portando avanti importanti operazioni in Siria, non solo contro elementi delle SDF, come consueto, ma anche contro le forze governative. Infatti negli ultimi giorni forti scontri si sono registrati in diverse zone del deserto siriano, che hanno provocato la morte di diversi elementi delle forze governative, filo-governative e filo-iraniane. All’escalation delle tensioni a Gaza è corrisposto, parallelamente, un crescendo delle conflittualità legate alla presenza di cellule di Daesh attive nei territori siriani sotto controllo governativo. Daesh ha ufficialmente rivendicato solo un attacco nel deserto siriano, per cui ci si può chiedere se gli altri attacchi monitorati siano stati frutto di un’offensiva delle cellule di Daesh che rimangono più caute nel rivendicarli oppure siano stati la risposta di Daesh a operazioni del governo siriano e milizie affiliate, finalizzate a riprendere il controllo di alcune aree. Ma, a parte ciò, rimane rilevante considerare che il deserto siriano tiene abbondantemente occupate le forze governative e affiliate.

Gli sviluppi regionali hanno un impatto importante sulla Siria. Il paese rimane geograficamente impantanato nei tumulti dei paesi circostanti e politicamente, ma soprattutto militarmente, si assume la responsabilità delle alleanze esterne che ciascun attore presente nel suo territorio decide di portare avanti. Infatti, l’esplosione delle tensioni a Gaza ha imposto alle diverse amministrazioni siriane e agli attori terzi presenti in Siria di svolgere un ruolo più o meno attivo nel caos in corso nel quadrante. Ciò, quindi, spingerà i diversi attori a difendere i propri interessi e, probabilmente, a sfruttare la situazione per vedersi garantiti nuovi benefici, grazie a nuovi equilibri di potere. La già difficile situazione del paese, però, peggiorerà e l’urto maggiore graverà sulla popolazione.

Marta Felici

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/