Ci sono rivoluzioni e rivoluzioni e la Siria è l’esempio emblematico di queste diversità. Se nel 2011 a insorgere erano stati i cittadini, sostenuti anche dall’estero, per chiedere nuove elezioni e lo stop alla corruzione, nel novembre – dicembre 2024 la rivoluzione prende la forma di una ennesima guerra per procura che sposta la battaglia in Siria, ma gli interessi sono altrove. E nessuno in Siria stava chiedendo una nuova rivoluzione, visto che ancora non c’era stata l’opportunità di dimenticare il dolore causato dalla prima.
Bashar al Assad in forte difficoltà inizialmente si è rifugiato inizialmente a Mosca ma è stato cordialmente accompagnato a Damasco insieme ai nuovi vertici militari russi per la Siria che ora sono guidati dal generale Aleksandr Yuryevich Chaikov, lo stesso che ha portato alla liberazione di Aleppo da ISIS nel 2017, DAESH tradito all’epoca proprio dal leader di HTS Mohammed al Jawlani. Per inciso AQMI, al Qaeda nel Maghreb islamico ha invitato i suoi uomini ad arruolarsi con HTS.
Il ciclo rivoluzionario siriano può essere così cinicamente riassunto: 2011, Inizia la rivoluzione siriana e l’invasione con infiltrazione di Daesh in Siria; Assad chiede aiuto a Hezbollah-Iran, e alla Russia e rifiuta quella di Erdogan; Hezbollah entra in Siria con le milizie iraniane e i russi bombardano dall’alto, la rivoluzione siriana viene bloccata, anche la coalizione bombarda, ma ISIS a volte per errore le milizie iraniane. Erdogan decide di approfittare e attaccare e prendere la zona curda siriana confinante con la Turchia.
E questo ampliamento delle alleanze: Hezbollah – Iran; esercito regolare SAA – Siria; IV divisione di Maher al Assad – Russia, fa si che contemporaneamente all’ingresso in Siria di Hezbollah si registrino importanti infiltrazioni di “uomini di Israele” ai vertici di Hezbollah. Arriviamo al 2023, scoppia il 7 ottobre, l’Asse della resistenza vede sotto lo stesso tetto Hamas e le sue 48 milizie, Hezbollah e le sue milizie irachene, afghane e pakistane; AnsarAllah contro Tel Aviv e alleati. Israele decapita in 14 mesi Hamas e poi Hezbollah; vengono siglati gli accordi di cessate il fuoco in Libano sulla base della risoluzione 1701 e annunciati in televisione da parte di Israele e Stati Uniti e all’alba del giorno dopo i fronti siriani si riaprono.
Ricordiamo che il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel suo annuncio di cessate il fuoco aveva minacciato Assad: “stai giocando con il fuoco”. E il fuoco non ha smesso di essere udito a Idlib, Aleppo e Hama. Riaccesi anche i fronti di Daraa e ora anche Damasco e l’area curda. Homs si prepara al peggio. Ma, rispetto alla rivoluzione del 2011, lo scenario ora è diverso e gli interessi pure. Le operazioni in atto in Siria in questo momento sono almeno quattro: HTS e alleati, compreso al Qaeda con l’operazione “prevenire l’aggressore” partita a ovest di Aleppo per la conquista della città, e l’altro asse HTS è verso Idlib nelle aree limitrofe al loro controllo; da qui verso nord di Hama e mentre scriviamo gli uomini dell’alleanza HTS sono entrati a nord della città, e hanno accerchiato la città da est; SNA – leggasi Turchia, con l’operazione “Alba della Libertà” sta colpendo i curdi ad al Bab, nord di Aleppo ed a est di Aleppo, ma negano di essere alleati con HTS parola di Hakan Fidan, ministro per gli esteri turco; stanno anche colpendo verso Manbij; i Drusi si preparano ad attaccare a al Suwayda e stanno aspettando i successi di HTS per dare vita alla battaglia in città, fazioni locali a Daraa stanno aspettando i successi di HTS per dare battaglia e nel frattempo hanno disintegrato i posti di blocco di Assad, intensificando così le loro attività già presenti sul territorio. Il governo di Assad per ora ancora in maniera molto confusa ha dato vita alla operazione di controffensiva “l’attacco verde” con supporto russo, iraniano e milizie irachene legate ad Hezbollah.
Infine non si può trascurare l’operazione curda, iniziata alle ore 05:30 del 3 dicembre nell’area est di Deir Ez Zor con supporto statunitense contro Assad e le milizie iraniane con l’obiettivo di conquistare la sacca di Khasham. Il 4 dicembre l’offensiva provata per ben due volte non ha portato al successo voluto. E questo nonostante l’attacco della Coalizione contro le milizie irachene in arrivo in Siria e contro i sette villaggi della sacca di Khasham, volto proprio a dare ai curdi l’opportunità di infiltrarsi e, naturalmente, anche gli USA hanno detto di non essere alleati con HTS.
Israele non ha mai negato in passato di aver finanziato al Qaeda in Siria e HTS in funzione anti Iran. Non solo qualche settimana fa in Siria nella zona di Idlib ad addestrare HTS all’uso dei droni sono arrivati i consiglieri militari ucraini e, secondo i russi, quelli inglesi. Si può dunque affermare che la nuova rivoluzione siriana non ha nulla a che vedere con la prima, nasce invece dal desiderio di indebolire l’Iran dal lato israeliano per impedire la costruzione della strada che da Teheran arriva a Beirut che secondo Israele è in realtà una via delle armi e degli illeciti e dall’altro, per volontà Occidentale, stancare la Russia e siccome in questo caso Iran e Russia sono alleati anche i loro nemici possiamo dire hanno, se non altro, una tacita alleanza.
E se ancora qualcuno avesse dubbi sulla partecipazione dell’Ucraina in questo conflitto in funzione anti russa, diciamo due parole sull’Ucraina e HTS, gruppo che per la cronaca sta già sgozzando i civili ad Aleppo. On line gli operatori UAV dell’opposizione siriana hanno parlato della cooperazione con l’Ucraina. Abu Bakr, il leader del gruppo droni dell’opposizione siriana, si è rivolto all’intelligence militare ucraina per chiedere consiglio. Gli ucraini hanno fornito file per la stampa 3D di componenti chiave come portabombe, code e testate. Ciò ha consentito all’opposizione di produrre, assemblare e adattare autonomamente i propri droni.
“Ci hanno insegnato la meccanica dei droni, dei portabombe e della stampa 3D”.
Un altro operatore di droni, Abu Mazen, ha confermato l’importante ruolo dell’addestramento ucraino nel migliorare la trasmissione del segnale e i sistemi di guida dei droni. Hanno aumentato la portata dei droni e l’efficienza operativa risolvendo problemi energetici e di segnalazione. Sono stati creati laboratori per droni ad ala fissa più grandi e per l’uso di stampanti 3D per parti di precisione. A metà novembre, i gruppi di droni dell’opposizione siriana hanno dichiarato di essere pienamente pronti. Abu Mazen ha affermato con sicurezza: “Tutto è pronto”, indicando maturità operativa e indipendenza. Tuttavia, sia Abu Bakr che Abu Mazen (nomi di battaglia) hanno spiegato che il sostegno ucraino era limitato alla formazione e all’orientamento, senza la partecipazione diretta alle operazioni sul campo.
Nel frattempo il numero degli sfollati nel nord-est della Siria ha superato le 100mila persone. Ad Aleppo è stato attaccato anche il consolato iraniano. Teheran si è detta pronta a inviare forze in Siria in caso di richiesta ufficiale da parte di Damasco, fonte Ministero degli Esteri iraniano.
Il 7 e 8 dicembre a Doha ci saranno gli incontri per la Siria, prima quelli nell’ambito degli accordi di Astana e a seguire riunione di urgenza indetta dalla Lega Araba. Putin ed Erdogan hanno sottolineato l’importanza fondamentale di uno stretto coordinamento tra Russia, Turchia e Iran per normalizzare la situazione in Siria, ha riferito il Cremlino. I leader hanno inoltre discusso dello sviluppo della cooperazione ponendo l’accento sulle componenti commerciali, economiche ed energetiche.
Il Rappresentante turco all’ONU, Nassir Al-Nasser, alla riunione del Consiglio di Sicurezza sulla Siria ha detto: “Esiste il pericolo reale di ulteriori divisioni in Siria. Gli eventi in Siria mineranno la stabilità regionale. La soluzione in Siria riguarda un consenso nazionale che porrà fine alla guerra civile. È essenziale un processo politico in Siria con il sostegno internazionale. Abbiamo provato ad avviare un dialogo con Damasco, ma abbiamo fallito. Abbiamo il diritto di adottare tutte le misure per proteggere la nostra sicurezza nazionale”.
A Nassir Al-Nasser ha risposto l’Iran per voce di Ali Akbar, consigliere della Guida suprema dell’Iran: “Non ci aspettavamo che la Turchia cadesse nella trappola tesa da Stati Uniti e Israele. Commettere tali atti in Siria in nome del popolo turco è sorprendente. Continueremo a sostenere la Siria”. Il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Iraniane, Maggiore Generale Mohammad Bagheri ha aggiunto: “L’attacco dei gruppi Takfiri in Siria è il primo passo di uno scenario pericoloso nella regione. La coincidenza dell’aggressione alla Siria con il fragile cessate il fuoco in Libano indica una cospirazione americano-sionista per indebolire la Siria, i suoi alleati e l’Asse della Resistenza. Chiediamo ai leader militari di Russia, Iraq e Siria di adottare misure per impedire il sostegno al terrorismo”.
Il quotidiano israeliano Haaretz proprio il 4 dicembre scriveva: “Se in Siria venissero catturate armi sensibili, Israele potrebbe adottare misure preventive”. Il ministro degli Esteri Abbas Araqchi si recherà in Iraq venerdì per tenere colloqui sugli sviluppi in Siria.
Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornato alle ore 16:00.
Il 3 dicembre sera HTS si spinge un po’ più in là nel governatorato di Hama, raggiungendo le porte della città da nord-est. HTS ha anche consolidato ulteriormente la propria presenza nel nord-ovest di Hama e nel sud-est di Idlib/sud-ovest di Aleppo. Nel frattempo, l’SNA (Turchia) si è ridistribuito da Tall Rifaat al fronte di Manbij: è prevista un’operazione militare mentre l’artiglieria del TSK e dell’SNA intensifica i bombardamenti nella zona, per ora i combattimenti di terra sono fermi mentre i turchi bombardano dall’alto. Il 4 dicembre all’ottavo giorno di combattimenti, sembra che l’esercito siriano abbia consolidato e stabilizzato le sue linee di difesa nel nord di Hama, fermando l’avanzata dei militanti su questo asse.
Tahrir al-Sham (HTS) e i militanti della cosiddetta sala operativa di Fatah al-Mubin hanno concentrato i loro attacchi sul fronte di Jabal Zayn al-Abidin. Attualmente, gli scontri più intensi sono in corso a Maar Shahur e nei dintorni di Kafraa. I resoconti secondo cui i militanti hanno il pieno controllo di Maar Shahur sono imprecisi al momento. Data la superiorità dell’esercito siriano da Jabal Kafraa alle aree circostanti, il villaggio di Kafraa e i suoi dintorni non sono sotto il controllo dei militanti e, nel peggiore dei casi, sono abbandonati da entrambe le parti. In generale, finché le importanti alture di Zayn al-Abidin e Kafraa rimarranno sotto il controllo dell’esercito siriano, i militanti non saranno in grado di avanzare direttamente verso la città di Hama o di catturare Qomhanah.
I combattimenti continuano su altri fronti, tra cui il fronte di Khattab e a nord di Mahrada nelle aree di Tal Malah e al-Jalmah. Una breve panoramica delle linee di conflitto nel nord di Hama mostra che le aree sotto il controllo delle parti sono tornate a una situazione simile alle linee del 2016 e del 2017.
Si apprende da fonti siriane che il numero di militanti uccisi questa settimana supera i 1.600 tra Jabhat al-Nusra e altre organizzazioni. L’esercito siriano avanza su più fronti, taglia le linee di rifornimento dei militanti e mette in sicurezza le aree da cui si sono ritirati.
Scontri verificati lungo il fiume Eufrate orientale vicino al saliente di Khasham tra milizie pro-SAA e SDF (curdi) con supporto aereo e di artiglieria statunitense per queste ultime. Fallite le due offensive curde nonostante il supporto ero statunitense. I militanti delle SDF si sono radunati nell’area di Al-Ma’amal a nord di Deir ez-Zor dopo che l’esercito siriano ha sventato il loro attacco alle sue posizioni nei sette villaggi. Per ora l’offensiva è ferma.
La recente offensiva in Siria da come si stanno svolgendo le tre operazioni HTS, SNA (Turchia) SDF (curdi) è stata pianificata strategicamente, con l’obiettivo di modificare significativamente le dinamiche di controllo nelle regioni critiche del paese. L’attacco fa parte di una strategia in più fasi: mettere in sicurezza Aleppo: l’obiettivo iniziale era probabilmente la cattura di Aleppo, la città più grande della Siria e un centro economico vitale; Avanzare verso Hama: dopo Aleppo, il piano prevedeva di spostarsi a sud verso Hama, un punto chiave per il controllo della Siria centrale.
Prendere di mira Homs e Al-Qusayr: la strategia probabilmente include l’avanzata più a sud verso Homs e poi Al-Qusayr, un’area strategicamente critica vicino al confine libanese. La regione di Al-Qusayr ha un’importanza strategica a causa del suo ruolo di roccaforte per Hezbollah in Siria. Mettere in sicurezza per gli attaccanti quest’area significherebbe: Interrompere le rotte di rifornimento critiche per Hezbollah. Ridurre la loro influenza e capacità operativa nella regione. Creare un percorso verso il Libano, in particolare l’area di Hermel, che potrebbe quindi diventare un nuovo punto focale per l’attività militare contro Hezbollah. Fonti social riportano che le SAA si stanno preparando per la difesa della città, trasformato le scuole in caserme. Aumentai gli stipendi dei militari.
In caso di successo, questa offensiva potrebbe: Spostare l’equilibrio di potere nel conflitto in corso. Indebolire la presenza e l’influenza di Hezbollah sia in Siria che oltre il confine libanese. Spianare la strada per ulteriori guadagni strategici nella Siria centrale e occidentale.
Graziella Giangiulio, Maria Elisabetta Papa, Cristina Uccello
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