SIRIA. L’automotive di Damasco è occupato da cinesi e iraniani

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A causa delle sanzioni degli Stati Uniti, l’ultima spedizione di auto moderne che sono arrivate a Damasco è stata alla fine del 2011. Gli showroom che un tempo erano ad Harasta, alla periferia di Damasco, sono stati oggi bruciati o distrutti nel fuoco incrociato dei combattimenti. Le truppe governative hanno riacquistato il controllo della zona all’inizio di quest’anno, ma non è stato riaperto un solo showroom perché le case automobilistiche internazionali hanno smesso di fare affari con la Siria. Non ci sono auto nuove di zecca in Siria e certamente non ci sono auto americane. 

Le uniche auto americane nuove sono quelle di contrabbando dai territori dove sono gli americani, cioè a est del fiume Eufrate. In città come Hassakah e Qamishli, attualmente nelle mani delle milizie curde sostenute dagli Stati Uniti, i modelli del 2018 sono ovunque, soprattutto Chevrolet, Range Rover, Ford, sia SUV che automobili. 

Come riporta Asia Times, in assenza di auto made in Usa, le case automobilistiche asiatiche sono entrate nella mischia, soprattutto quelle dell’Iran e della Cina. Prima dello scoppio della guerra civile siriana nel 2011, una nuova auto sperimentale di fabbricazione iraniana aveva suscitato scarso interesse tra la popolazione siriana. La “Sham”, una joint venture tra il governo siriano e quello iraniano, veniva venduta per 725.000-875.000 sterline siriane, un prezzo competitivo all’epoca, ma la maggior parte dei siriani preferiva i marchi occidentali, e così la Sham non andò bene a Damasco. I siriani erano altrettanto poco entusiasti delle Peugeot, assemblate localmente da Iran Khodro, la stessa azienda iraniana della Sham.

Negli ultimi anni, tuttavia, i siriani che vogliono acquistare un nuovo veicolo si sono ritrovati senza altre scelte. A causa della forte svalutazione della sterlina siriana, la Sham ora si vende per 8-9 milioni di sterline, un prezzo che la rende inaccessibile a molti. Anche una Peugeot 206 di fabbricazione iraniana ha prezzi inavvicinabili.

Le auto di fabbricazione iraniana sono accessibili solo alla classe media, troppo costose per i poveri e troppo economiche per l’élite, che preferisce guidare una vecchia Audi piuttosto che una nuova Peugeot iraniana. Un’Audi A4 o una Nissan Murano usata costa tra gli 8-11 milioni, un prezzo quasi uguale alle auto nuove iraniane. 

Se i modelli iraniani dovessero aumentare di popolarità, probabilmente lo faranno solo perché sono di fattibili unici sul mercato. Più a lungo si trascinano le sanzioni, più difficile diventa, infatti, la manutenzione di un’auto europea.

Nonostante la presenza di migliaia di soldati russi sul territorio siriano, sono i produttori cinesi che hanno avuto il maggior successo nel colmare il vuoto lasciato dai marchi occidentali. L’unico modello di auto russa popolare è la Lada, guidata principalmente da tassisti. Il loro prezzo di vendita è di 3-4 milioni, ma deve affrontare la concorrenza della cinese Geely, che, seppur vendute al doppio del prezzo, stanno occupando l’industria dei taxi in città come Damasco e Aleppo. Anche le piccole auto russe Oka, un tempo orgoglio dell’ex Unione Sovietica, si trovano ad affrontare la forte concorrenza di modelli cinesi come Brilliance e Byd. 

Le Oka vengono vendute per 2,5 milioni; la berlina cinese Brilliance, simile alla Bmw, è il prodotto di fascia alta, cui corrisponde solo il Suv Byd Tang. Le Byd cinesi, entrate sul mercato due anni fa, sono molto popolari, perché assomigliano esattamente all’Audi Q5; il prezzo di vendita è di 19 milioni. 

Antonio Albanese