SIRIA. La Russia di Bashar al Assad

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La guerra in Ucraina ha sicuramente distolto l’attenzione dal teatro siriano e ha anche imposto alla Russia una rivalutazione delle sue priorità. Il ruolo della Russia in Siria non è stato messo in discussione neanche dall’impegno dell’operazione in Ucraina, sebbene il suo apparato militare sia necessariamente concentrato nel suolo europeo. La Russia rimane in Siria e sta agendo sostanzialmente su tre livelli: sostiene militarmente (e politicamente) il governo siriano di Bashar al Assad, si occupa diplomaticamente della mediazione tra Turchia e governo siriano e tenta di aver presa sul corpo sociale. In più, per la Russia la presenza delle sue basi in Siria, come quella navale a Tartus e quella aerea di Hmeimim, con uno sguardo sul Mediterraneo, le consente di avere un ruolo geostrategico nelle acque del Mare nostrum.

Nonostante qualcuno avesse vociferato di un progressivo ritiro russo dalla loro postazione nelle zone di Tall Rifaat in Siria, sul campo le forze russe sono ancora presenti in quelle zone. Alcuni gruppi filo-governativi, che appoggiamo il governo Assad, confermano la presenza russa al loro fianco. Il 26 maggio le forze russe avevano bombardato i territori siriani del Jabal al Zawiyah, a sud di Idlib, lungo le zone del fronte che oppone le forze governative, sostenute dalla Russia e i ribelli della sala operativa al Fatah al Mubin, che comprende l’opposizione di Hayat Tahrir al Sham (HTS).

Pochi giorni dopo, alcune notizie confermavano la morte di un noto ufficiale russo. Secondo le prime informazioni l’ufficiale era morto per mano dei ribelli di HTS a nord di Latakia. Successivamente, però, è emersa una nuova teoria. Alcune indiscrezioni alludevano al fatto che l’ufficiale fosse morto, insieme ad altri membri delle forze russe, nel deserto siriano in seguito ad un agguato delle cellule di Daesh. Le fonti non ufficiali, di origine russa, negavano che la morte dei soldati russi fosse avvenuta lungo il fronte a nord di Latakia, mentre quelle legate ad HTS ritenevano che l’uccisione dell’ufficiale sia stata opera di HTS. La Russia ha anche proceduto nei giorni successivi a nuovi bombardamenti contro i ribelli legati ad HTS, facendo salire a due gli interventi, tra l’altro molto riavvicinati, dopo quasi sei mesi di non azione. La cosa interessante è che, recentemente, il Centro di riconciliazione russo in Siria ha informato di aver portato avanti un’intensa operazione di antiterrorismo in Siria, nel deserto di Homs, grazie alla cooperazione tra forze russe e forze del governo siriano, che ha portato all’uccisione di venti uomini armati, all’arresto di altre nove persone e allo smantellamento di nove depositi di armi e munizioni. Questi episodi rendono quindi evidente che l’impegno russo, a sostegno del governo siriano, c’è ancora e segue due direttrici: sostegno contro i ribelli e operazioni anti-Daesh.

Nel frattempo, le forze russe continuano pattugliamenti congiunti con le forze turche, specialmente nelle zone di Kobane. Ad ogni modo, è interessante notare che secondo fonti statunitensi la Russia e l’Iran starebbero sostenendo alcuni gruppi presenti in Siria, filo- Assad, per sferrare attacchi diretti unicamente contro i soldati statunitensi in territorio siriano. Ciò sarebbe ulteriormente esacerbato dalle recenti accuse degli Stati Uniti, secondo cui i russi avrebbero violato gli accordi tra Russia e Stati Uniti sullo spazio aereo siriano. A loro volta i russi hanno rivolto simili accuse ai piloti statunitensi.

La Russia gioca un ruolo fondamentale per la riabilitazione della Siria di Bashar al Assad nella comunità internazionale. L’impegno russo è principalmente esplicitato nelle riunioni quadripartite tra Siria, Turchia, Iran e Russia, che vengono ospitate a Mosca senza una cadenza stabilita. Il prossimo incontro, secondo le prime indiscrezioni, si terrà verso la penultima settimana di giugno a livello di viceministri degli Affari esteri dei quattro paesi. Il processo di avvicinamento tra Siria e Turchia ha compiuto passi lodevoli e gli incontri favoriti dalla Russia hanno svolto un ruolo centrale, permettendo, parallelamente al riavvicinamento del governo siriano ai paesi arabi, una nuova visione della Siria nell’attuale contesto geopolitico. Non a caso la Russia ha salutato favorevolmente il rientro della Siria nella Lega Araba e ha affermato di volersi occupare anche del reintegro della Siria anche nell’Organizzazione della Cooperazione Islamica.

La Russia lavora attivamente anche a livello sociale, facendo leva sulla popolazione siriana. Sebbene non si tratti dell’impegno pervasivo tipicamente iraniano, è innegabile un importante contributo russo anche in campo sociale. La Russia, attraverso il Centro di riconciliazione russo in Siria, sta procedendo alla distribuzione di cesti con prodotti alimentari e di prima necessità per i residenti di diversi villaggi presso il corso dell’Eufrate nel governatorato di Deir Ez Zor. Degna di nota è anche la notizia dell’imminente avvio del restauro dell’Arco Monumentale di Palmira ad opera di un gruppo russo, con il supporto di finanziamenti principalmente russi e anche siriani.

La Russia è ancora presente in Siria, forse in maniera meno evidente rispetto agli anni passati, ma questa latenza, per lo più militare e mai politica, non è solo imputabile alla guerra in Ucraina, quanto anche alle diverse necessità militari richieste in Siria, rispetto ai tempi della grande escalation. Il presidente siriano, Bashar al Assad, rimane, fatalmente, alleato del presidente russo, Vladimir Putin, e la stessa squadra del governo siriano, nelle sue dichiarazioni, sta prendendo importanti posizioni anti-ucraine, confermando il saldo legame che intercorre tra Russia e Siria. La Russia difficilmente abbandonerà questo alleato, sia per questioni di politica internazionale, dati i nuovi riequilibri di alleanza sullo scenario mondiale, sia per le ricchezze di cui la Siria dispone e per la quali la Russia potrebbe svolgere un ruolo non indifferente.

Marta Felici

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