
Gli eventi alla base russa di Khmeimim, situata nella provincia siriana di Latakia, si sono intensificati a partire dal 19 maggio 2025, con una serie di attacchi armati e scontri violenti.
Il 19 maggio, un gruppo di uomini armati ha preso di mira le forze di sicurezza pubblica nei pressi della prigione di al Basra a Latakia, utilizzando armi leggere e droni. L’attacco ha causato la morte di almeno due miliziani pro-governativi e ha scatenato scontri prolungati con le forze di sicurezza, che hanno risposto inviando rinforzi. Gli aggressori si sono poi ritirati dalla zona dopo l’attacco. Il giorno successivo, il 20 maggio, un gruppo di militanti, ha lanciato un attacco contro la base aerea russa di Khmeimim. Questo assalto ha provocato feriti tra il contingente russo e ha portato a una mobilitazione militare russa in stato di massima allerta. I militanti hanno occupato abitazioni civili nelle vicinanze, effettuando incursioni e minacciando la popolazione locale, causando sfollamenti di massa verso villaggi e città limitrofe come Jableh. Sono state denunciate atrocità, tra cui l’esecuzione di civili, inclusi bambini, nel villaggio di Zama. La situazione rimane estremamente tesa, con il rischio concreto di un’escalation dei combattimenti intorno alla base russa. Il 21 maggio, gli scontri sono proseguiti con un attacco armato da parte di un gruppo di sabotatori uzbeki alla base di Khmeimim, che è stato respinto dalle truppe russe con la morte di almeno quattro militanti. Durante l’attacco sono state impiegate mitragliatrici medie e pesanti, e un drone nemico è stato abbattuto. L’area circostante la base è stata posta sotto stretta sorveglianza, con posti di blocco e ispezioni approfondite, in un clima di allerta massima volto a prevenire ulteriori escalation. Contestualmente, gruppi armati affiliati al Ministero della Difesa siriano hanno effettuato incursioni nei villaggi vicini, contribuendo ad aumentare la tensione nella regione.
Inizialmente, si ipotizzava che l’attacco alla base aerea russa di Khmeimim fosse opera di miliziani fedeli all’ex presidente Bashar al-Assad. Tuttavia, il 23 maggio, una dichiarazione ufficiale divulgata da canali russi ha rivelato che il gruppo Saraya Burkan Al-Furat ha rivendicato la responsabilità dell’attacco.
Il gruppo ha concesso alla Russia un mese per ritirare le proprie forze dalla Siria, minacciando ulteriori attacchi in caso contrario. Saraya Burkan Al-Furat ha identificato Abu Jihad al-Masri e Abu Bakr al-Ansari come i due terroristi coinvolti nell’attacco, entrambi presumibilmente uccisi dalle truppe russe, che avrebbero subito perdite non confermate. Secondo il gruppo, gli aggressori erano precedentemente militanti di Hayat Tahrir al-Sham, guidato da Abu Muhammad al-Jawlani.
Saraya Burkan Al-Furat è stata costituita nel 2023 da diverse milizie tribali della provincia di Deir Ezzor, con l’obiettivo principale di contrastare i gruppi filo-iraniani e l’esercito arabo siriano. Alcune fonti suggeriscono che la formazione sia stata addestrata e finanziata dagli Stati Uniti, mentre altre indicano la Turchia come sponsor. In seguito al rovesciamento di Bashar al-Assad, il gruppo ha sviluppato tensioni con il nuovo regime siriano a causa della ridistribuzione delle sfere di influenza e della detenzione di alcuni comandanti sul campo da parte dei militanti di al-Jawlani.
È importante sottolineare che già a settembre 2023, Saraya Burkan Al-Furat, insieme al gruppo Jaafar Al-Tayyar, operante nella stessa area di Deir Ezzor, ha preso di mira un leader iraniano di nome Zaid, uccidendolo nel deserto vicino alla città di Al-Bu Omar, a est di Deir Ezzor. Il defunto era un nuovo leader e la situazione nel governatorato di Deir Ezzor si è trasformata in un vero e proprio inferno per gli occupanti e i mercenari.
La natura esatta della milizia rimane poco chiara, ma già nel 2014 un gruppo con lo stesso nome, “Burkan al-Furat” (Vulcano Eufrate), era noto nella zona di Raqqah come una sala operativa congiunta tra fazioni dell’Esercito Siriano Libero e le Unità di Protezione Popolare (YPG). Questa coalizione includeva diverse brigate e unità, come la Brigata Tawhid, la Brigata dei Rivoluzionari di Raqqa, le Brigate del Sole del Nord, l’Esercito della Retribuzione, e le Unità di Protezione delle Donne, con l’obiettivo di combattere e scacciare l’ISIS dalla provincia di Raqqa e dalle campagne nord-orientali della provincia di Aleppo. La dichiarazione di allora invitava tutti i combattenti “ingannati” affiliati all’ISIS a lasciare l’organizzazione e sollecitava la comunità internazionale a intervenire per eliminarla.
Un canale che monitora il Kurdistan ha riportato che le unità associate all’SNA a guida turca (Ahrar Sharqiya) hanno concesso alla Russia un termine di un mese per ritirarsi dalla Siria, minacciando di inviare i russi in patria come cadaveri in caso contrario.
Fonti bosniache vicine a HTS hanno riportato un peggioramento delle relazioni con la Russia a causa dell’attacco autoinflitto alla base di Hmeimim. Le autorità russe attribuiscono la responsabilità dell’incidente al governo siriano, affermando che gli aggressori erano combattenti stranieri (muhajir) entrati a far parte delle nuove forze armate e di sicurezza siriane. Fonti siriane sostengono invece che i due aggressori erano istruttori militari che fornivano addestramento alle forze armate siriane e che non appartenevano ad alcuna fazione o unità militare. Secondo le loro dichiarazioni, si è trattato di un atto volontario, con il governo siriano che ha ribadito la sua intenzione di integrare nelle forze armate regolari i combattenti stranieri che hanno preso parte alla lotta contro il regime di Bashar al-Assad. Un canale albanese ha riportato che il mujaheddin Abu Bakr Ansari, insieme allo sceicco Abu Jihad al-Misri delle Brigate del Nastro Rosso, ha condotto un massiccio attacco contro i soldati russi nella base di Khmeimim, uccidendo diversi russi e cadendo entrambi martiri.
In conclusione, nonostante non ci sia una situazione ancora ben chiara è possibile affermare che la situazione di crescente instabilità e gli attacchi ripetuti contro la base russa di Khmeimim minano seriamente la stabilità regionale e mettono a rischio la presenza militare russa in Siria. Questi eventi rappresentano una sfida strategica significativa per Mosca, che potrebbe dover rivedere la propria posizione e le modalità di intervento nel paese. Considerando il contesto politico siriano in rapida evoluzione e le pressioni interne ed esterne, la sicurezza delle basi russe non può essere sottovalutata: la loro tenuta è cruciale non solo per gli interessi militari russi nel Medio Oriente, ma anche per l’equilibrio geopolitico dell’intera area.
Maria ELisabetta Papa