SIRIA. Gli Usa temono più gli attacchi turchi e russi che ISIS

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La poliedrica strategia politica dell’amministrazione Trump nella Siria settentrionale sta facendo sì che i comandanti americani si stiano preparando a proteggersi da azioni militari di Turchia, Russia, Iran e governo siriano, e da loro forze collegate, secondo il Dipartimento della Difesa, ripreso da Washington Post. Questi gruppi armati sono ritenuti un pericolo maggiore rispetto alle forze dello Stato islamico.

Le forze Usa presenti in Siria avrebbero chiesto regole d’ingaggio precise in caos di attacca non avrebbero avuto risposte chiare dal Pentagono. Per ora, il comando americano si basa sull’istinto dei comandanti a terra, sulle telefonate di avvertimento ai funzionari dalla Russia e dalla Turchia e sulla sorveglianza aerea, inservibile in caso di maltempo, per evitare incontri ravvicinati con altre forze nella valle dell’Eufrate. 

Questo stato di cose è frutto dell’ordine del presidente Trump di ritirare 1.000 soldati americani  dalla Siria, nel mezzo dell’invasione turca della Siria settentrionale ad ottobre. Settimane dopo, Trump ha approvato il piano del Pentagono di lasciare indietro circa 500 soldati in diversi avamposti intorno alla città Deir Ez-Zor per continuare la caccia a Isis.

Anche Trump ha detto che la presenza americana serve «per proteggere il petrolio», la realtà è che gli americani stanno continuando la loro precedente missione; cacciare i resti dello Stato islamico. Gli americani continuano poi ad operare a fianco delle Sdf curde.

Prima dell’operazione turca “Spring of Peace” in Siria settentrionale, americani e russi erano responsabili del coordinamento delle operazioni militari in quella parte del paese, e lo avevano fatto per tre anni attraverso una linea telefonica di “deconfliction” e ad un gruppo di pianificazione separato, utilizzando come riferimento una mappa suddivisa in settori letterati e numerati, nota come “Tastiera”. Questo ha permesso a entrambi i paesi di determinare dove le truppe stessero operando.

L’operazione turca ha di fatto messo in crisi il sistema. 

Luigi Medici