SIRIA. Fuori gli USA

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Damasco vuole porre fine alla presenza militare degli Stati Uniti nel paese, dopo che Washington ha dichiarato di voler costruire una “forza di frontiera” di 30.000 uomini nel paese; una forza che, secondo la Russia, potrebbe portare alla divisione della Siria.

Il 15 gennaio, riporta Press Tv, il ministero degli Esteri siriano ha condannato il piano definendolo un “palese assalto” alla sua sovranità. La televisione di stato siriana citava una fonte ufficiale nel ministero secondo cui l’esercito siriano era deciso a porre fine a qualsiasi forma di presenza statunitense nel paese.

Gli Stati Uniti stanno progettando di costruire la “Forza di sicurezza alle frontiere” sul territorio siriano, utilizzando le Forze democratiche siriane, Sdf, dominate dalla presenza di militanti curdi.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che la decisione di Washington di creare una zona detenuta da militanti appoggiati dagli Stati Uniti potrebbe portare alla divisione del paese arabo.

«L’annuncio che questa zona sarà controllata dai gruppi sostenuti dagli Stati Uniti, con una forza di 30.000 uomini, è un problema molto serio, che causa preoccupazioni è stato dato il via alla divisione della Siria» ha detto Lavrov.

Gli Stati Uniti, ha detto Lavrov, stanno aiutando coloro che cercano di rovesciare il governo siriano anziché cercare di risolvere la crisi siriana.

«Non vediamo sforzi per contribuire a risolvere il conflitto al più presto possibile, ma piuttosto per aiutare coloro che vorrebbero fare passi concreti per cambiare il governo della Repubblica araba siriana», ha aggiunto Lavrov. Il ministro degli Esteri russo ha espresso le sue perplessità il giorno dopo che il presidente del comitato Difesa della Duma russa Vladimir Shamanov aveva promesso di prendere misure in risposta alla decisione di Washington di creare la “Forza di sicurezza alle frontiere”.

Shamanov ha detto che il piano degli Stati Uniti «è direttamente contro» gli interessi della Russia,«Noi e i nostri alleati intraprenderemo certamente delle misure per la stabilizzazione della situazione in Siria».

Anna Lotti