Il 28 gennaio la Resistenza islamica irachena, organizzazione ombrello di recente costituzione e che combina milizie legate all’Iran, ha effettuato attacchi a tre basi statunitensi in Siria, riferendo nella propria rivendicazione di aver colpito le basi delle forze statunitensi ad al Shaddadi, al Rukban e al Tanf. Nella stessa giornata il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha annunciato l’uccisione di tre membri del servizio militare statunitense e il ferimento di diversi altri membri del personale, il cui numero ha seguito una parabola ascendente, in un attacco di gruppi sostenuti dall’Iran con l’utilizzo di UAS ad una base nel nord-est della Giordania, denominata Tower 22, vicino al confine con la Siria. La correlazione tra i due eventi diviene d’obbligo, soprattutto dopo le dichiarazioni ufficiali giordane di smentita considerando la geolocalizzazione della base Tower 22.
Escludendo la base di al Shaddadi che si trova nelle zone dell’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria (AANES), rimangono centrali gli attacchi della Resistenza islamica irachena alla base di al Tanf e a una presunta base ad al Rukban.
La base di al Tanf è una base ben conosciuta e fondamentale per la sua localizzazione nei territori siriani in un’area prossima ai confini della Siria con la Giordania e l’Iraq e che è circondata in Siria dai territori controllati dal governo siriano. La base si trova nella cosiddetta area dei 55 chilometri, che comprende anche il campo di sfollati di al Rukban. Il campo di al Rukban è famigerato per le terribili condizioni dei residenti, date le caratteristiche climatiche aride, l’assedio posto allo stesso dal governo siriano e i timori giordani che hanno spinto a frenare attività di supporto al campo.
In diverse occasioni la Resistenza islamica irachena, che ha effettuato numerosi attacchi alle basi statunitensi in Siria, ha nominato una presunta base di al Rukban. In più, proprio a sud di questa zona, oltre il confine siriano-giordano, si trova la base che gli Stati Uniti hanno riferito sia stata colpita e in cui è stata annunciata la morte e il ferimento di militari statunitensi, la base denominata Tower 22. Dato che, dopo l’emissione del comunicato ufficiale di CENTCOM sulle vittime dell’attacco in suolo giordano, le autorità ufficiali giordane hanno negato che l’attacco era avvenuto nel loro territorio, riferendo piuttosto che esso aveva avuto luogo ad al Tanf, in Siria, numerosi dubbi sono sorti a riguardo.
Se l’attacco è avvenuto in Giordania, si può pensare che le rapide dichiarazioni ufficiali della Giordania, che smentivano l’avvenuto attacco nei suoi territori, siano state una forma di tutela contro l’eventuale immissione in una conflittualità in rapido allargamento in Medio Oriente. E in tale scenario è plausibile credere che la Resistenza islamica irachena abbia riferito dei tre attacchi in Siria, identificando la base Tower 22 come base di al Rukban, data l’adiacenza tra i due punti geografici, seppur politicamente appartenenti a due stati diversi, Giordania e Siria.
Ma se l’attacco fosse avvenuto in Siria, come sostiene la Giordania e come risulta dalle indicazioni geografiche definite nella rivendicazione della Resistenza islamica irachena che colloca le basi colpite in Siria, allora possono sorgere almeno due ipotesi sulle scelte statunitensi. La prima è che la dichiarazione statunitense sia frutto di una opzione strategica, volta a coinvolgere e trascinare la Giordania nelle risposte agli attacchi di gruppi legati all’Iran, che stanno infiammando il Medio Oriente. Un attacco in suolo giordano dovrebbe spingere il Regno hascemita a rispondere a questa violazione di sovranità. Tale ipotesi è evidentemente specchio della precedente supposizione, secondo cui la Giordania abbia preferito negare che l’attacco si sia verificato nel suo territorio per evitare proprio i coinvolgimenti nelle tensioni.
La seconda ipotesi è che, osservando attentamente la localizzazione della base di al Tanf, del campo di al Rukban (e di una presunta base omonima) e della Tower 22, si può notare un’estensione del complesso militare statunitense al di qua e al di là del confine siro-giordano, che avrebbe portato alla costituzione di vasta zona militare che dalla Tower 22 in Giordania arriva fino ad al Tanf in Siria, creando un’area militare transfrontaliera con una forte presenza statunitense. In questa area , Tower 22 serve da hib logistico per la base di Al Tanf, con buona pace dei confini internazionali. Le vittime dell’attacco del 28 gennaio sono infatti state traferite in Giordania ma senza passare confini, di fatto la base è la stessa, con un’area a cavallo del confine.
Sebbene rimanga poca chiarezza sul luogo in cui l’attacco alle forze statunitensi è stato subito e si possa solo procedere a supposizioni a riguardo, rimane certo che le diverse dichiarazioni emesse dagli attori coinvolti rende il quadro sempre più oscuro.
Mentre gli Stati Uniti promettono (ed evidentemente avvisano) attacchi di ritorsione e trapelano notizie su imminenti risposte militari statunitensi in Siria e Iraq, l’Iran esclude la propria responsabilità per l’azione dei gruppi che hanno agito contro le basi statunitensi. In questo contesto fuoriescono anche informazioni sulla ritirata di ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione dalla Siria. I Guardiani della Rivoluzione hanno subito perdite tra le proprie fila in Siria a causa di numerosi attacchi israeliani, ma la presa dell’Iran sulla Siria sarà difficilmente allentata e la presenza di gruppi armati legati direttamente e indirettamente all’Iran rimarrà saldamente ancorata al territorio siriano. D’altra parte voci sul ritiro statunitense dalla Siria vengono smentite da canali ufficiali. Quanto il sacrificio di Stati Uniti e dell’Iran possa arrecargli un utile proporzionato sarà visibile solo nel lungo termine, ma nel frattempo sembra che il canale di comunicazione tra i due paesi miri a prevenire un’ulteriore escalation delle tensioni.
Marta Felici