SIRIA. Carestia alle porte e minaccia COVID 19: l’ONU chiede soldi

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Le comunità siriane devastate da anni di guerra civile si trovano ora ad affrontare una carestia “senza precedenti”, oltre che ad avere bisogno di un’azione urgente per evitare che la pandemia del Covid-19 si diffonda, ha denunciato l’Onu. L’avvertimento da parte di diverse agenzie dell’Onu arriva prima della conferenza dei donatori che si terrà il 30 giugno prossimo.

La maggior parte del numero relativamente basso di infezioni Covid-19 confermate è stato identificato nelle zone rurali di Damasco, in aree sotto il controllo del governo, riporta il Syrian Observartory for human Rights, Sohr. Ma ci sono seri timori che i siriani – nove su dieci dei quali vivono con 2 dollari al giorno o meno – siano pericolosamente esposti alla malattia, se dovesse raggiungerli.

«Finora abbiamo registrato solo 248 casi di coronavirus nel paese, ma non possiamo trarre alcun conforto da questo dato», ha detto l’Oms, che si basa solo su dati forniti dal governo siriano di Damasco. L’Oms ricorda che in altri paesi della regione, il numero di casi ha avuto un inizio lento, per poi subire un’accelerazione: in Iraq, in Turchia, in Egitto, ad esempio e si aspetta uno sviluppo simile anche in Siria.

Questa denuncia coincide con un appello urgente del Programma Alimentare Mondiale per ottenere finanziamenti per sostenere il suo programma di nutrizione: «Oggi la Siria sta affrontando una crisi alimentare senza precedenti, poiché i prezzi dei prodotti alimentari di base raggiungono livelli mai visti prima, anche al culmine del conflitto durato nove anni», denuncia il Pam, notando un aumento del 200 per cento dei prezzi dei prodotti alimentari in meno di un anno.

Ad oggi il Pam aiuta 4,8 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza alimentare nei 14 governatorati siriani, ma per farlo ha bisogno di 200 milioni di dollari. Con più della metà della popolazione siriana di prima della guerra, oltre 13 milioni di persone, ora sfollata in tutto il paese o rifugiata, l’organismo di coordinamento umanitario delle Nazioni Unite Ocha ha fatto eco alla necessità di un sostegno internazionale e intende farlo al summit sui finanziamenti di martedì prossimo a Bruxelles.

Ad oggi, il Piano di risposta umanitaria per la Siria da 3,8 miliardi di dollari è finanziato solo al 30 per cento. Dopo più di nove anni di guerra, più della metà degli ospedali pubblici e dei centri sanitari siriani sono fuori servizio, secondo l’Oms.

Da Damasco ad Aleppo, le strutture sono state ridotte in macerie, tra cui un policlinico da 400 posti letto a Homs e un complesso da 600 posti letto ad Aleppo orientale, che aveva una scuola per infermieri e centri specializzati in oftalmologia, pediatria e nefrologia.

Maddalena Ingroia