Si torna a parlare di Siria per un fatto efferato: «Il 5 ottobre sconosciuti hanno attaccato una scuola militare a Homs, in Siria». Si legge nelle fonti del governo di Bashar al Assad che chiosano l’attacco terroristico. Per colpire sono stati utilizzati i droni sulla piazza d’armi al termine della cerimonia di assegnazione dei gradi di ufficiale ai cadetti della scuola. Secondo gli ultimi dati del Ministero della Sanità siriano, 89 persone sono rimaste vittime dell’attacco terroristico, tra cui 5 bambini, e 277 persone sono rimaste ferite. Il Paese ha dichiarato tre giorni di lutto per le vittime. Ma i numeri sono molto approssimativi al momento.
L’obiettivo dei terroristi, molto probabilmente, era il ministro della Difesa siriano, che ha lasciato l’evento poco prima dell’attacco. Quasi immediatamente, l’esercito arabo siriano ha avviato un’operazione di ritorsione a Idlib, considerando responsabili gli uomini di HTS: per tutta la notte, si sono sentite esplosioni di artiglieria e razzi.
E mentre a Homs si registrava un secondo attacco nella mattina del 6 ottobre a cui hanno risposto i razzi di difesa di Assad, i turchi hanno bombardato le zone di al Hassakah, le stazioni elettriche e le postazioni curde. La situazione in Siria dunque rimane complessa anche se è oramai scomparsa dalle prime pagine dei giornali. In settimana il Consiglio democratico siriano ha annunciato la cessazione del dialogo con il governo siriano. La recente e progressiva ripresa della tensione in pressoché tutte le zona di diversa amministrazione della Siria non permette di prevedere una accordo tra le parti nel breve o medio termine.
Nelle zone sotto l’amministrazione del governo siriano non si sono fermate le manifestazioni, che chiedono il rovesciamento del presidente siriano, Bashar al Assad, confinate ad al Suwayda, grazie alla presenza della comunità drusa, e in misura più limitata a Daraa. Hammouda Sabbagh è stato riconfermato presidente dell’assemblea popolare e il presidente Assad colpevolizza le influenze straniere per il perdurare della crisi siriana.
Le forze governative continuano a portare avanti arresti, ma la microcriminalità affligge ancora la popolazione locale, che subisce anche i deficit dei servizi pubblici. Le milizie filo-iraniane continuano ad aver un ruolo molto influente nelle zone sotto il controllo del governo siriano, rendendo più capillare la loro presenza e cercando di riassettare gli equilibri culturali e demografici. In questi giorni, però, hanno dovuto concentrare le loro forze su un riassetto delle loro forze, a seguito di attacchi israeliani a Deir Ez Zor e Albu Kamal. Nelle zone sotto l’influenza dell’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria – AANES sono proseguiti gli scontri tra SDF e clan arabi, seppure con minore intensità, che hanno visto coinvolte attivamente anche le forze governative, filo-governative e filo-iraniane dalla parte dei clan. Questo coinvolgimento ha sicuramente avuto la sua parte sulla decisione del Consiglio democratico siriano di fermare il dialogo con il governo siriano.
Parallelamente le SDF, con la collaborazione della Coalizione Internazionale, non fermano le operazioni anti-Daesh. Relativamente alle ampie manifestazioni della settimana precedente contro l’aumento del prezzo del carburante, sembra che ci sia un punto di svolta, dopo che le autorità hanno deciso di fermare i rincari.
Nelle zone sotto l’influenza dei ribelli filo-turchi sono state registrate alcune novità che interesseranno il settore sanitario, e che potranno essere un passo in vanti per le cure della popolazione locale. Nel contempo, però, non cessano le azioni, spesso arbitrarie, della polizia e delle fazioni del Syrian National Army – SNA ai danni della popolazione locale, che sta anche subendo gli effetti degli scontri tra SNA e gruppi vicini all’emiro Mohammed al Jawlani. Con riferimento al grupo di ques’tultimo, Hayat Tahrir al Sham – HTS, procede senza soluzione di continuità la campagna di arresti del servizio di sicurezza, che mette in discussione l’attività di alcuni membri della stessa HTS. La popolazione locale protesta per gli arresti di HTS e i venditori di carburante dei chiostri manifestano contro lo stop alle loro attività, deciso delle autorità locali di Idlib.
Marta Felici