SIRIA. Arrivati i cinesi per il COVID-19, mentre Daesh torna prepotente

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Continuano gli appelli per dare assistenza alla zona nord della Siria per la pandemia. Questa volta a intervenire la Lega araba che mette in guardia dal disastro siriano nei campi profughi. Ma Daesh è tornata in grande spolvero in aree in cui non si vedeva da tanto tempo come a Daraa. L’attività di Daesh a due anni dalla sua sconfitta a Al Baghuz ha ucciso 487 soldati siriani (altri non contabilizzati); ha compiuto attacchi nella Badiyah siriana e nella zona di Raqqa. Esattamente come per l’Iraq Daesh sta approfittando del momento di vuoto creato dalla pandemia per riprendersi delle rivincite e dove riesce anche piccole fette di strade, questo per fare soldi con il contrabbando e avere l’opportunità così di arruolare nuovi combattenti. 

Per la Siria va rilevato che il numero degli attacchi è proporzionale al potere turco acquisito in Turchia. Un parallelismo che non trova riscontri nei dati, ma è difficile non notare. 

Continua il ritrovamento di corpi nella fossa comune vicino Raqqa, si tratterebbe di membri della 17° divisione del SAA giustiziati da Daesh.

È stato scoperto un traforo tra la Turchia e la Siria nord-orientale scavata dalle SDF: l’esercito nazionale siriano ha sequestrato il tunnel dalle aree che controllava, e arrivava in Turchia. 

La Siria ha risposto all’Iran in merito alla ripresa del turismo religioso, fatta nei giorni scorsi con un secco no, non ci sarebbero infatti sufficienti condizioni sanitarie.

Aiuti sanitari alla Siria dalla Cina contro il COVID-19 e così ad ad Aleppo, dove si è cominciato a ricostruire, le persone lasciano così le tende. 

La lotta alla pandemia ha anche la sua propaganda regime: un’azienda siriana promuove una cura per combattere il COVID -19 e per il governo è in fase di sviluppo, ma non si hanno informazioni in che cosa consista la cura.

Redazione