SIRIA. Agli iraniani va il porto di Latakia

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La concessione siriana fatta ai russi della base di Hmeimim era a tempo indeterminato, mentre l’uso della struttura navale di Tartus ha scadenza 2065 e rinnovabile di comune accordo; ma, dal prossimo ottobre, i russi non saranno più soli in quanto l’Iran ha affittato parti del porto di Latakia.

L’arrivo dell’Iran sulla scena solleva serie preoccupazioni politiche e di sicurezza per Mosca; l’affitto di Latakia non solo porrà fine alla presenza esclusiva della Russia nel distretto costiero, ma potrebbe anche mettere a rischio le truppe e i veicoli militari russi.

Hmeimim è stato sottoposto a una serie di attacchi di droni tra gennaio e ottobre del 2018 e avere gli iraniani così vicini creerebbe un rischio maggiore di operazioni simili nella zona, sia da parte di Israele, Stati Uniti, o altri attori che operano sul campo di battaglia siriano. Una presenza permanente iraniana a Latakia potrebbe limitare e forse ostacolare la sorveglianza russa e la raccolta di informazioni, bloccare la loro tecnologia radioelettronica e mettere a repentaglio le difese aeree russe, gli aerei e la vita del personale militare, riporta Asia Times. 

La decisione siriana è la risposta a una richiesta ufficiale iraniana, presentata a Damasco lo scorso febbraio. Rendendosi conto di non essere in grado di stabilire una presenza militare permanente come quella dei russi, o di impadronirsi di territori come i turchi, gli iraniani hanno optato per un’influenza economica a lungo termine in Siria al fine di mantenere un punto d’appoggio in una parte cruciale della regione. L’Iran ha concesso ai siriani una linea di credito per un totale di 6,6 miliardi di dollari dal 2011, che è stata completata con un ulteriore miliardo di dollari nel 2017. Tuttavia, negli ultimi tre mesi, le relazioni tra i due paesi sono diventate ancora più calde, soprattutto dopo che il presidente Bashar al-Assad è sbarcato a Teheran in febbraio per incontrare il presidente Hassan Rouhani e la guida suprema Ali Khamenei.

I due governi hanno deciso di istituire una camera di commercio comune, una banca comune e una centrale elettrica a Latakia. Agli sviluppatori iraniani è stato inoltre concesso il diritto di costruire un complesso residenziale di 200.000 appartamenti vicino la capitale siriana. L’Iran ha anche promesso di affrontare l’attuale penuria di combustibile paralizzante della Siria inviando tutte le future spedizioni di combustibile da riscaldamento, combustibile da cucina e benzina alla sezione iraniana di Latakia, una volta che sarà pienamente operativa il prossimo autunno. Per Teheran, che sta soffrendo per le paralizzanti sanzioni degli Stati Uniti, un punto d’appoggio a lungo ricercato nel Mediterraneo è di un potenziale strategico unico.

L’Iran sogna di costruire una forte economia regionale basata sul commercio, autostrade e oleodotti che attraversano l’Iran verso il Mediterraneo. Un punto d’appoggio a Latakia realizza il sogno dell’Iran di avere accesso diretto al Mediterraneo, da dove può spedire merci, armi e influenza politica verso il resto del mondo.

Nel 2017, gli iraniani hanno chiesto una licenza per ottenere 1.000 ettari di terra nella città costiera di Tartus, che volevano trasformare in un hub per petrolio e gas. A causa della sua vicinanza alla base militare russa, Mosca aveva respinto la proposta. Così, Teheran ha puntato su 5.000 ettari di territorio fertile vicino al santuario sciita Sayideh Zainab vicino all’aeroporto internazionale di Damasco, che voleva sviluppare per l’agricoltura.

Ancora una volta, i russi hanno detto no, offrendo invece campi agricoli nelle campagne di Deir Ezzor, inaccessibili perché controllati dai curdi alleati negli Stati Uniti. Tuttavia, ora sono ripresi i colloqui per rilanciare il progetto sui terreni agricoli ritenuti accettabili dagli iraniani. E, di nuovo sul tavolo c’è la proposta di portare sul mercato siriano una rete telefonica cellulare Gsm iraniana, proposta che è in sospeso da tre anni.

L’accordo portuale di Latakia dà alla Repubblica islamica il diritto di utilizzare un porto siriano con 23 magazzini solo per scopi economici, ma una volta sotto il controllo dei locali, nulla impedisce loro di trasformarlo in una struttura militare.

Antonio Albanese