Il ministro della Giustizia iracheno, giudice Salar Abdul Sattar Mohammad, ha discusso con l’ambasciatore siriano a Baghdad, Sattam Jadaan al-Dandah, delle prospettive di cooperazione e coordinamento congiunto tra i due Paesi fratelli in campo giuridico e giudiziario.
In ballo da molti mesi, per esempio il rimpatrio dalla Siria in Iraq dei profughi molti dei quali appartenenti allo Stato Islamico. Questione questa molto dibattuta in Iraq e negata dai vertici Siriani.
Una dichiarazione del Ministero della Giustizia iracheno ha dichiarato: “Le due parti hanno discusso di fissare una data per la firma di un accordo d’intesa in campo legale e giudiziario tra i ministeri della Giustizia iracheno e siriano per sviluppare e migliorare le capacità dei dipendenti del ministero iracheno. “
Durante l’incontro, il ministro iracheno ha sottolineato la profondità dei rapporti tra Iraq e Siria e la necessità di rafforzarli a beneficio dei due popoli fratelli.
Altra questione sul piatto è su chi debba stipendiare le milizie sciite che combattono in terra siriana ma battenti bandiera irachena, chi si deve occupare dei feriti durante le battaglie o a chi spetta risarcire le famiglie in caso di morte dei combattenti. Le milizie in Iraq sono tate legalizzate durante la lotta ad ISIS, molte sono vicine a Hezbollah, Libano, altre sono vicine all’Iran e spesso le une collaborano con le altre. Mustafa al Kazemi sta cercando di portare le milizie sotto il cappello del Ministero degli interni ma per ora il compito sembra al quanto difficile.
Da parte sua, l’ambasciatore al-Dandah ha affermato, in una dichiarazione al corrispondente della SANA in Iraq, il sostegno della Siria all’Iraq in tutti i campi, compresi quelli legali e giudiziari, per servire entrambe le parti.
Al-Dandah ha dichiarato: “Un invito è stato inviato al ministro iracheno a visitare la Siria per discutere l’accordo per lo sviluppo della cooperazione giudiziaria in ambito penale, civile e personale, e l’estradizione dei criminali e dei condannati in tribunale. Il ministro ha promesso di rispondere all’invito il prima possibile”.
Infine, resta il problema delle persone in carcere. Molti iracheni terroristi o miliziani sono finiti nelle segrete siriane e molti spacciatori di droga nelle prigioni irachene hanno passaporto siriano. Non solo l’Iraq arresta da qualche tempo i siriani che passano il confine illegalmente arrivando da regioni così dette liberate e quindi non come profughi ma illegalmente al solo scopo di trovare un lavoro.
Infine la questione di cui nessuno parla, ma che è al centro del dibattito, è quella dei curdi del PKK. Invisi alla Turchia, alleato strano sia per la Siria che per l’Iraq.
Luigi Medici